Gigi Moncalvo per "la Verità"
Ma chi gliel'ha fatto fare? Come si può dichiarare la guerra e ritrovarsi senza truppe nel giro di poche ore? Come è possibile giocarsi la propria credibilità (e la propria faccia) facendo una figura di m di dimensioni planetarie? Come si può essere così sprovveduti da non prevedere, intuire, capire, il tipo, la quantità, la qualità, la forza delle reazioni che si sarebbero determinate nel giro di poche ore? Solo chi vive lontano dalla realtà e non ha contatti con l'ambiente (vero) del calcio, chi è abituato alla vicinanza solo dei suoi numerosi yes men, solo chi è troppo pieno di sé stesso per il cognome che porta, può arrivare a commettere una sequela di simili e inconcepibili errori.
ANDREA AGNELLI E LA SUPER LEGA - MEME
Che hanno reso lui e la sua squadra ancora più «antipatici» di quello che erano, portando tale dimensione a livello non più solo italiano ma planetario. Solo chi ha una scarsa considerazione dei mass media e dei tifosi, solo chi non sa comunicare e invece è convinto di saperlo fare, può finire in un baratro del genere e non essersene ancora reso conto.
FLORENTINO PEREZ ANDREA AGNELLI 1
Quel «genio» dell'ufficio stampa che in questi anni, con la complicità di giornali e soprattutto tv, crede di essere diventato ed è di fatto l' oracolo del presidente della Juve, capace di condizionarlo con i suoi «consigli» catastrofici, in meno di due giorni - con la gestione e i tempi della notizia sulla Superlega - è riuscito a battere i tre precedenti casi mondiali di comunicazione sbagliata in caso di crisi o di emergenza: l' ondata di accuse al vaccino Astrazeneca, il comportamento dei Benetton dopo il crollo del ponte Morandi, la vicenda della Costa Concordia.
Andrea Agnelli deve (forse) aver cominciato a capire qualcosa quando ha visto che, dopo il primo ministro britannico Boris Johnson, perfino Mario Draghi interveniva sulla vicenda. E pensare che Andrea contava sulla pavidità dei politici e non li riteneva un ostacolo: e infatti, ne avete visto uno italiano entrare con decisione sull' argomento fin dalle prime ore? Temevano di inimicarsi Andrea, o meglio John e i suoi giornali?
Persino l'Evelina (Christillin) martedì gli ha votato contro a Montreux in sede Uefa.
Nei corridoi dell'Hotel Fairmont era la più scatenata contro Andrea (lontano da Torino il coraggio cresce). In tal modo, ha posto la sua autocandidatura addirittura alla presidenza della Juve. E non è detto che non ci riesca. Persino il logorroico Lapo da giorni ha smesso di twittare. E John, pur nella sua abituale compostezza, mai lo avevano visto ridere e divertirsi così tanto.
gianni agnelli evelina christillin
È un peccato che non si possa sapere ciò che gli passa per la testa e quanta soddisfazione abbia nel cuore. Ma in ogni caso dev'essere tanta la gioia per essersi tolto di torno lo sgomitante cugino di cui non ha avuto alcuna stima. Non ha nemmeno dovuto muovere un dito per «farlo fuori», come era nei suoi auspici (non solo dalla Juve, ma da Exor, mentre è un peccato che la nomina nel cda di Stellantis sia troppo recente).
Ha fatto tutto lui, il cugino «di panna montata», la deliziosa bontà pasticcera resa celebre da Eugenio Scalfari in una famosa definizione di Gianni Agnelli, e che racchiude molti significati: superbo, borioso, megalomane, gonfiato e, in una parola, appunto montato.
E chissà se il vetusto e venerabile «fondatore» di Repubblica domenica prossima ci delizierà con una delle sue «omelie», esecrando pubblicamente che due preziose pagine e l'apertura del suo ex glorioso giornale siano state «sporcate» da un'intervista del direttore (di fiducia elkanniana, che è furibondo per tanto spazio riservato al cuginetto), in cui il presidente della Juve mentiva spudoratamente («il progetto va avanti» a ogni costo, c' è «un patto di sangue» tra i club) e, poche ore dopo l' uscita del giornale, diceva tutto il contrario alla tv della Reuters: «Il progetto non può andare avanti».
ANDREA AGNELLI FRANCESCO CALVO
Altro che dibattiti sulle fake news che tanto piacciono a John, quando si diverte a giocare all' editore a Bagnaia con Andrea Ceccherini di fronte ai big del giornalismo mondiale!
Altro che considerazione per le giovani generazioni, che nell'intervista di Agnelli sembrano trattate come polli in batteria da usare e spremere a uso del consumismo sportivo (la Fondazione Agnelli, con Valeria Fedeli, ex rifondarola incredibilmente messa al posto che fu di Sergio Marchionne, non ha nulla da obiettare?).
ANDREA AGNELLI FRANCESCO CALVO E DENIZ AKALIN DA CHI -2
A chi dovesse stupirsi o indignarsi per tali aggettivazioni nei confronti di Andrea Agnelli, ne vanno ricordate altre ben più pesanti e offensive: «Una serpe. Alla guida di "una sporca dozzina". È un bugiardo. Non ho mai visto una persona che potesse mentire così di continuo. L' avidità è così forte che sconfigge tutti i valori umani», parola di Aleksandr Ceferin, sloveno, presidente dell' Uefa e scelto da Andrea come padrino di Vera Nil, la sua quarta figlia, la seconda nata dall'unione con Deniz Akalin, la donna turca che - a proposito di «tradimenti» di Andrea - il presidente della Juve portò via al suo grande (ex) amico Francesco Calvo che li scoprì mentre il presidente baciava sua moglie nel parco della villa dove si stava svolgendo il ricevimento di un matrimonio.
Calvo, poi, dignitosamente se ne andò dal club e Agnelli lo ostacolò nel trovare un nuovo lavoro: solo grazie ad Ariedo Braida venne assunto al Barcellona (e poi andò alla Roma). Andrea, in occasione dei lutti della Casa, si rende autore di un altro gesto irriguardoso nei confronti di Calvo: enumera i nomi di cinque figli (mentre in realtà i suoi sono quattro) inserendo anche la figlia dell'ex amico, Mila Calvo, come se fosse una Agnelli.
Ma gli epiteti non sono ancora finiti: «Sei un Giuda, Giuda, Giuda. Sei un traditore» (copyright Urbano Cairo, lunedì pomeriggio nella sede della Lega calcio alla presenza di molti presidenti di squadre di serie A). «Sono sempre stato juventino ma, dopo aver visto all' opera Agnelli, non riesco nemmeno più a tifare la Juve», ha aggiunto Paolo Del Pino, vicepresidente vicario della Federcalcio, che si è visto «tradire» sulla trattativa per far entrare i fondi d'investimento nel calcio. Il giornale della Casa, La Stampa, ha perfino tirato in ballo la Buonanima facendo scrivere a Marco Tardelli (non c'era nessuno che avesse il coraggio di intervistarlo?) che «l'Avvocato direbbe di no».
E, quando in casa Fiat, si invoca «Manitou», nell'alto dei cieli, e il suo grande spirito è un gran brutto segno. Ora Andrea Agnelli è chiuso in un vicolo cieco. Con quale credibilità può restare presidente della Juventus? Il meccanismo di fiducia si è rotto non solo con John, il vero «padrone» del vapore, ma anche con i tifosi e le istituzioni calcistiche europee e mondiali.
I danni che si potrebbero riverberare sul club sono enormi e facilmente intuibili. Ancor più deleteria è stata questa ostinazione nell' accodarsi a Florentino Perez, il presidente del Real Madrid, al quale interessa di più portarsi a casa le Autostrada italiane, tramite Abertis e Atlantia dei Benetton, piuttosto che parare le terga ad Andrea Agnelli.
Il quale, alle spalle, non ha né il denaro, né il potere, né le risorse, né i 93.267 soci della «Casa Blanca». E se la deve vedere con una inchiesta della Covisoc, che la Figc ora renderà più pesante, rapida e irta di conseguenze, sui conti della Juve: come è stato possibile, con un solo milione di cash, realizzare plusvalenze per 250 milioni di euro? A dare risposte non bastano i «cervelli» finanziari (detestati da John) di cui Andrea si serve con fiducia cieca e assoluta: Francesco Roncaglio e i Ginatta, sia Roberto che Matteo.
Ora diventa urgente per John resettare la situazione e non è facile. Il prossimo futuro, che fino a qualche settimana fa riguardava solo il destino di Andrea Pirlo e Cristiano Ronaldo, ora ha ben altre incognite. Intanto Andrea può scordarsi ciò cui ambiva: il vertice della Ferrari, più potere in Exor, la certezza che John riaprisse il portafoglio di Exor per il sesto aumento di capitale a favore della Juve. Alessandro Nasi?
alessandro nasi alena seredova
Perché no, magari con Evelina come sua vice per via delle quote rosa. Sarebbe una bella rivincita anche per Alena Seredova, compagna di Alessandro, che diventerebbe meritatamente la vera first lady, mentre l' eterna aspirante a quel ruolo, Ilaria D' Amico, si ritroverebbe ridimensionata: senza programma Sky, con il marito in casa tutto il giorno in ciabatte, e, quel che è peggio, con Alena che da apparente sconfitta è diventata vera vincitrice.
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