lecce milan - baschirotto giroud
"Quando hai lavorato nei campi non ti lamenti più perché devi allenarti. Scaricare un maiale da un camion è più dura che sollevare un bilanciere" - ha spiegato Baschirotto in un'intervista per il periodico Men's Health. Una cura perfetta del proprio fisico, che il difensore del Lecce non vuole "sporcare": "Tatuaggi? Nessuno, né ora né mai. Me lo chiedono da anni e rispondo sempre allo stesso modo: il corpo non si tocca, hai mai visto una Ferrari con gli adesivi?".
"Mi hanno criticato, ma la tecnica non basta"
Baschirotto ha parlato anche della propria famiglia: "È tutto. Sulla maglia ho il numero 6 perché a casa siamo in sei: papà, mamma e quattro fratelli. E adesso c’è pure Marika: la mia fidanzata, che vive con me a Lecce. Quello che sono lo devo anche a lei". Sulla sua routine: "Da anni sempre la stessa, sveglia alle 7, colazione e palestra prima dell’allenamento con la squadra. Mi sono fatto dare le chiavi dal magazziniere. Ormai sono diventato il preparatore atletico di me stesso". Poi ha continuato:
"Se qualcuno mi ha mai criticato per la cura del mio corpo? In passato è successo, quando giocavo nelle serie minori. Ora no: il calcio è molto più fisico: ci si allena con il GPS per capire quanto si sprinta, quanti chilometri si fanno. Sarà brutto da dire, ma ormai la tecnica non basta più da sola. I muscoli servono, chi più chi meno li hanno tutti. Io sollevo anche 140 chili di panca piana, ma in palestra ci vado per essere sempre più all'altezza in campo. I compagni mi chiedono come si fa ad avere un fisico così. Dieta? La stessa di chiunque faccia sport ad alto livello. Ogni tanto sgarro, poi recupero".
Sulla gavetta: "Penso che questa sia la forza più grande che ho. Il 97-98 per cento delle persone si ferma alla prima difficoltà, io sto nell'altro 2%. Sono arrivato in Serie A a 26 anni, ma ci sono arrivato. Anche se in tanti non ci credevano. A 13 anni sono stato scartato dal Chievo, a 18 mandato via dalla Cremonese. Ne ho passate tante, ma ogni step è stato una leva per farmi forza e ripartire. Ho sempre avuto la forza di trasformare i momenti di down in up. Sono sempre stato il mental coach di me stesso.
Per fortuna avevo anche chi mi stava vicino: la mia famiglia, il mio procuratore Guido Gallovich, figura fondamentale per la mia carriera". Infine sull'esordio in Serie A e la marcatura su Lukaku: "Grande eccitazione, finalmente era arrivato il mio momento. Ero come un bambino al luna park, non mi importava chi mi sarei trovato davanti. Era la rivalsa dopo tutto ciò che avevo dovuto passare per arrivarci". Torna quindi sulle sue origini contadine: "Quando vedi tuo papà tornare a casa distrutto dalla fatica capisci che la vita non è tutta rose e fiori e non puoi lamentarti per un allenamento troppo duro. E se qualcuno sarà stimolato dalla mia storia non posso che esserne orgoglioso".
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