Estratto dell'articolo di Emanuele D'Angelo per www.nssmag.com
[…] Federico Baschirotto, […] è […] Un uomo del popolo, proprio come si è più volte definito durante questa giornata in campagna: “sono un ragazzo umile anche se magari ad un primo sguardo può non sembrare. In campo trasmetto grinta e voglia, un po’ mi trasformo ma fuori sono un po’ come tutti, una persona normale a cui piace stare in compagnia, scherzare e ridere. Un lato che non tutti vedono e credo sia anche questo che mi ha aiutato ad avere questo exploit, sono un ragazzo della gente.”
Il nostro incontro comincia nella sua tenuta Azienda Agricola Baschirotto F&F, quella dove Federico si rilassa e stacca la spina dopo una stagione passata lottando e correndo nei campi di mezza Serie A, dove si è consacrato sia in campo che fuori. Nell'ultimo anno ha attirato su di sé molte attenzioni, Fabio Caressa ne ha elogiato le qualità fisiche e tattiche in ogni sua trasmissione, arrivando addirittura a dire di preferirlo ai più grandi difensori. […]
Che Baschirotto non sia un calciatore come tutti gli altri lo si capisce subito, quando invece che di macchine sportive parla di trattori elencandone le qualità. “Sono cresciuto qui in azienda con i John Deer, quindi questo è il mio preferito. Un modello che mi piace molto di più rispetto agli altri”. Nel mondo del difensore del Lecce quindi non contano le macchine di lusso, gli orologi o altri oggetti di lusso, ma quelli semplici della sua quotidianità lontano dal pallone. […]
Girando per la cucina della fattoria Baschirotto prima del pranzo, dove ci ha ospitato e dove successivamente lo fotograferemo, è impossibile non notare sparsi qua e là cimeli, ritagli di giornali e memorabilia di Federico. Una conduzione familiare che ha definito la sua intera carriera, dalla Serie C fino alla chiamata in nazionale, e che ha condiviso con i suoi quattro fratelli. Il calcio infatti è un affare comune per i fratelli Baschirotto, due dei quali si occupano dell'azienda e supportano gli altri due in ogni modo possibile, anche solo indossando i loro pantaloncini in campagna.
Nonostante tale sostegno, il suo non è stato un percorso facile, senza aver mai avuto la strada spianata, ma è un monumento all’etica del lavoro e alla forza di volontà. È proprio lui a spiegarci come ci siano stati momenti nei quali, nonostante la sua profonda dedizione, ha pensato di non farcela. “I momenti difficili sono stati tanti, ogni anno di questa cavalcata che mi ha portato in Serie A ci sono stati periodi particolari. Però sono riuscito a reagire tramite la voglia e il credo che ho anche adesso di arrivare e mantenere la Serie A. […]”
Questa voglia di mettersi in gioco, di non accontentarsi mai ha trovato in questa stagione il suo traguardo azzurro. Un sogno che anche lui non aveva mai davvero accarezzato, nonostante qualcuno lo avesse predetto. “Ti do uno scoop che non sa nessuno, Corvino mi chiamò e mi disse: «Baschi vieni a Lecce che arriverai in Nazionale». Io mi misi a ridere, io ho detto prima devo pensare ad esser titolare e a giocare, dopo chissà. Infatti devo ringraziare Mister Baroni, mi ha dato fiducia, così come tutta la società, dal presidente allo staff fino ai compagni. È stato un cammino pazzesco, se avessi saputo che sarebbe finita così ad inizio anno avrei firmato col sangue.”
Quando questo sogno è diventato realtà neanche lui ci credeva: “alla chiamata di Mister Mancini sono rimasto sorpreso, non avevo capito nemmeno chi fosse al telefono, non me l’aspettavo. Insomma avevo il cuore a tremila. Arrivare in azzurro è inspiegabile, sono emozioni indescrivibili, ti fai mille domande chiedendoti se sia tutto vero. Ricordo che in quel momento ho abbracciato il mio procuratore che mi ha detto subito festeggiare, siamo andati a bere una bottiglia di vino. […].”
Mi spiace se qualcuno stava aspettando una formula magica ma non c'è nessun segreto, nessuna scorciatoia dietro al successo di Baschirotto. Oggi abbiamo avuto la conferma che la sua strada è pavimentata solo da duro lavoro, disciplina e umiltà. “Il segreto potrebbero essere le mie origini, la mia famiglia dove sono nato e cresciuto. Qui ho imparato il lavoro ed il sacrificio, partendo poi anche nel calcio dal basso, questa crescita mi ha aiutato a diventare mentalmente forte.” spiega Baschirotto, che ogni estate torna qui per non dimenticare mai le sue origini.
Quello infatti dove abbiamo passato una giornata è un luogo magico, una fattoria fondata dal nonno del calciatore, Graziano, che decise di aprire la propria azienda seguendo la passione tramandata di generazione in generazione per l'allevamento e l'agricoltura. Tradizione portata avanti ora insieme all'aiuto della moglie Giuliana e dei due figli Filippo e Fabio, con Federico Baschirotto che ancora oggi definisce una parte di sé: “È una vita parallela, non mi sono mai staccato da quelle che sono le mie origini, in primis perché avrei fatto un torto sia a me stesso che alla mia famiglia. Ero quasi in dovere di dare una mano, la mia famiglia mi ha sempre aiutato in tutto non facendomi rinunciare mai a niente, quando riesco torno sempre a dare una mano. È un piacere per me prima di tutto. Io ho sempre vissuto nella terra, nella polvere”.
Restando con i piedi ben fissi per terra, magari in un paio di stivali da lavoro, è più facile mantenere una prospettiva sul mondo del calcio e verso gli ultimi anni vissuti di corsa, tra la Serie A, la Nazionale e la fattoria. “È un rapporto molto particolare il mio con la terra. Quando vengo qui per aiutare mio papà, penso che sia questo il vero lavoro. Quando magari vado in palestra un po’ prima o torno a casa dopo l’allenamento penso sempre sia una vacanza. Tornare a casa, vedere la terra, vedere le pannocchie, ripensi a quello che facevi, alla fatica e tutto il resto, svegliarsi alle 5, quindi quando sono in campo penso solo a divertirmi, per fortuna.”
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