ROMA 2024, GAME OVER - MALAGÒ IN LACRIME BLOCCA LA CANDIDATURA OLIMPICA E ATTACCA LA RAGGI: “IL NO AI GIOCHI PER MOTIVI IDEOLOGICI E DEMAGOGICI. DA IRRESPONSABILI RINUNCIARE A SOLDI E POSTI DI LAVORO'' - MA OCCHIO: L'EVENTUALE COMMISSARIAMENTO DEL CAMPIDOGLIO NEI PROSSIMI 3 MESI RIMETTEREBBE TUTTO IN DISCUSSIONE

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Da “repubblica.it”

Foto di Mezzelani - GMT

 

Si chiude definitivamente la porta per l'Olimpiade romana del 2024: "Questa mattina ho scritto al Ciola lettera con la quale interrompiamo il percorso di candidatura di Roma 2024". L'annuncio di Giovanni Malagò, presidente del Coni, arriva nel corso di una conferenza stampa al Foro Italico. L'Italia non ospiterà dunque la rassegna olimpica.

"Il Cio - ha aggiunto riferendosi alla lettera inviata a Losanna dal sindaco Virginia Raggi - riconosce come interlocutori istituzionali soltanto i comitati olimpici.Chiunque può scrivere al Cio, ma l'unica lettera che conta è quella del presidente del Comitato olimpico".

 

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Una scelta fatta a malincuore dal numero uno dello sport azzurro: "Ora dobbiamo rimarginare le ferite portate dall'ideologia e dalla demagogia" con un chiaro riferimento alla decisione del Movimento Cinque Stelle di osteggiare la candidatura di Roma. "E' da irresponsabili rinunciare ai soldi del Cio - ha attaccato Malagò - a 177mila posti di lavoro e a un aumento della ricchezza del 2,4% tra il 2017 e il 2023". Un rifiuto, quello dei pentastellati, che ha destato scetticismo anche nei cittadini della Capitale: "Anche Raggi è in possesso degli ultimi sondaggi che danno sempre più romani favorevoli rispetto ai contrari alla candidatura, non ce n'è stato uno che ha dato esito diverso" ha evidenziato il numero uno dello sport italiano.

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"TRE CANDIDATI PER LA GOVERNANCE" - Malagò ha inoltre provato a proporre dei candidati che potessero garantire un lecito svolgimento dell'organizzazione dei Giochi, senza riuscire però a ottenere udienza dai ricercati interlocutori: "Se avessi incontrato la sindaca Raggi le avrei detto che avrei fatto di tutto per portare le Olimpiadi a Roma in modo lecito. Nella mia testa avevo tre nomi che sarebbero stati la governance ideale. Ho provato anche a parlarne con Beppe Grillo, senza riuscirci".

 

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I tre nomi: "Nerio Alessandri come presidente, una persona senza interessi specifici nel mondo delle costruzioni e delle opere. A supervisionare e sorvegliare, a dare una patente di rispetto e credibilità internazionale, un amico d'infanzia dello stesso Grillo che è il senatore a vita e architetto Renzo Piano. E la terza persona che avrei messo è il generale Enrico Cataldi, procuratore generale dello sport".

 

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"FIGURACCIA INTERNAZIONALE" - "Vi rendete conto che figuraccia abbiamo fatto a livello internazionale? Io di fronte al Cio mi volevo sotterrare, ma loro mi hanno detto: 'Più di questo non potevi fare, lo sappiamo'. Da oggi il Comitato promotore è in liquidazione". Si commuove, Giovanni Malagò, vedendo sfumare il sogno olimpico. "Interrompere questo processo a undici mesi dalla scelta non è un record storico - ha aggiunto il numero uno dello sport italiano -

 

C'è un precedente molto triste e ve lo cito per capire quale danno sia stato arrecato allo sport italiano. Era il 4 aprile 1974, la città canadese di Vancouver si ritirò dalla corsa sei mesi prima dell'assegnazione dell'Olimpiade, lasciando all'americana Lake Placid la vittoria. Vancouver ha ottenuto i Giochi solo nel 2010, nel frattempo il Canada è riuscito ad avere due assegnazioni, Montreal e e Calgary, ma Vancouver ha pagato un prezzo scellerato".

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"DA OGGI PENSIAMO A NOI STESSI" - La vicenda lascerà non poche scorie nel Comitato Olimpico italiano, che nell'intenzione di Malagò tornerà a concentrarsi primariamente sulle prorpie strutture: "D'ora in avanti i nostri sforzi e interessi andranno esclusivamente sui nostri asset che a Roma sono il Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti e il Parco del Foro Italico, un'area che il mondo ci invidia e sui quali la Coni Servizi da oltre un decennio ha investito e continuerà a farlo". Il no implica che il Comitato si impegni su investimenti strategici e prioritari:

 

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"Interrompendo il cammino di Roma 2024 - aggiunge Malagò - è chiaro ed evidente che anche il Coni e la Coni Servizi dovranno rimodulare e rimodellare i loro impegni e le loro strategie sia in termini di sviluppo organizzativo sia di impiantistica sportiva" anticipando alcuni lavori di ristrutturazione e ampliamento degli impianti già esistenti nel Parco del Foro Italico.

 

"Un obiettivo è realizzare la copertura del Centrale entro il 2019 - ha sottolineato - altrimenti c'è il rischio che l'Atp, modificando i criteri di accesso al Master 1000, dequalifichi il Torneo oppure ci chieda altra sede, col rischio concreto che gli Internazionali possano andare altrove. Inoltre nell'estate del 2017 l'avvio dei lavori di ristrutturazione dello Stadio Olimpico così come richiesto dall'Uefa per gli Europei 2020 fortemente voluti dalla Federcalcio e dal Coni"

 

MILANO PER RIAVVICINARE IL CIO -  "Ho deciso di candidare Milano per ospitare la sessione del Cio del 2019. E' la prima data utile visto che nel 2017 la sessione si terrà a Lima e nel 2018, anno olimpico, sarà a Pyeongchang". Lo ha detto Giovanni Malagò durante una conferenza stampa al Coni. "Credo - ha sottolineato - che la sessione del Cio del 2019 a Milano sia il nostro primo passo per riavvicinare l'Italia dopo questa inaccettabile interruzione di Roma 2024. Ne ho parlato col Governatore Maroni e col Sindaco Sala che si sono detti entusiasti'

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MALAGÒPOLI, L'INCREDIBILE RETE DI POTERE DI GIOVANNI MALAGÒ

Gianfrancesco Turano per “espresso.repubblica.it”

 

Se le relazioni si potessero quotare in Borsa, la Giovanni Malagò spa sarebbe di gran lunga la public company più capitalizzata del listino italiano. L’allievo Giovanni ha superato il maestro Gianni Letta, gran tessitore di politica e socio fra mille - sono circa duemila in verità - del circolo.

 

Tutto iniziò nel 1997 quando il figlio di Vincenzo Malagò, concessionario di auto di lusso, divenne presidente del Canottieri Aniene nello splendore dei suoi 38 anni. Già allora era stato ribattezzato Megalò da Susanna Agnelli, madre di Lupo Rattazzi, il socio principale di Malagò. L’autrice di "Vestivamo alla marinara" non sapeva quanto aveva ragione.

 

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All’Aniene, nome di un affluente del Tevere, sono affluiti tutti quelli che contano e che una volta erano elencati alla rubrica "generone romano". Ma l’Aniene, circolo "men only" nella tradizione britannica salvo le donne ammesse per meriti sportivi, ha sfondato da anni il confine claustrofobico del Raccordo Anulare per accogliere da ogni parte di Italia gli oligarchi di buona volontà, anche grazie agli accordi di reciprocità cioè ai patti federativi con altri circoli prestigiosi come il Tennis Club Bonacossa di Milano, La Mandria, il circolo degli Agnelli a Torino, o lo Yacht Club di Montecarlo, presieduto da Alberto di Monaco.

 

Il 2017 può essere l’anno dell’apoteosi in tre atti per Giovannino e per la Megalòpoli che gli ruota intorno. Fra pochi mesi cadranno i vent’anni della presidenza dell’Aniene, anche se lui ha annunciato che non si ricandiderà dopo lo choc del canottiere dell’Aniene Niccolò Mornati, positivo al doping prima di Rio. In maggio ci saranno le elezioni per la presidenza del Coni, poltrona conquistata dall’outsider Malagò nel febbraio 2013 e saldamente nella sua disponibilità anche per il quadriennio che si concluderà dopo i Giochi di Tokyo 2020. Ma il passaggio chiave è il 3 febbraio, appuntamento decisivo per la candidatura di Roma 2024 con la presentazione della fase tre del progetto al Comitato olimpico internazionale (Cio).

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La fase 2 è stata presentata il 7 ottobre. L'11 ottobre Malagò ha annunciato l'interruzione della candidatura di Roma. Ma potrebbe essere una mossa tattica in attesa delle disgrazie del nemico.

 

Pensare che Malagò si ritiri dalla corsa contro Los Angeles, Parigi e Budapest perché lo vuole un sindaco a rischio di commissariamento per dissesto finanziario, nel caso Virginia Raggi, significa sottovalutare l’ambizione dell’uomo.

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Nella settimana appena passata, Malagò si è unito in Vaticano sotto l’egida di "Sport e Pace" con papa Francesco, con il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon e con l’amico Thomas Bach, presidente del Cio pronto a tutto pur di tenere in piedi la candidatura di Roma in uno dei momenti peggiori della storia dei Giochi.

 

Tokyo ha annunciato uno sforamento di budget a 30 miliardi di dollari per le Olimpiadi del 2020. Il numero uno dei comitati olimpici europei, l’irlandese Patrick Hickey, è stato arrestato per bagarinaggio a Rio il 18 agosto. In lizza per il 2024 potrebbe esserci un Dreamteam di leader politici formato da Donald Trump (Los Angeles), Marine Le Pen (Parigi) e Viktor Orbán (Budapest), tutti assertori delle muraglie anti-immigrati.

 

Roma, anche nella versione attuale romafaschifo.it, sarebbe in vantaggio come male minore. C’è da scommettere che Malagò se la giocherà fino in fondo, qualunque cosa dichiari pubblicamente, comunque vadano le cose nella giunta grillina. Fan ricambiato di Malagò, il premier Matteo Renzi non intende rinunciare a un’avventura sfuggita di mano persino ai giapponesi.

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Roma 2024 è stata stimata a 5,3 miliardi di euro. Dal conto mancano le infrastrutture, pari almeno al doppio. Se alla somma si applica il coefficiente medio elaborato da The Oxford Olympics Study (156 per cento di aumento dalle previsioni ai costi finali) si va molto vicino alle cifre di Tokyo e dunque oltre i record attuali di Londra 2012 (15 miliardi di dollari) e dei giochi invernali di Sochi (22 miliardi di dollari). 

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