Alessandro Barbano per www.corrieredellosport.it
Si sprecano in questi giorni interviste a calciatori e vip, pronti a giurare che il virus ci ha cambiato e che da questa tragedia usciremo «homines novi», cioè migliori. Poi arriva in soccorso la beata ingenuità delle loro fidanzate a provare il contrario. E a dimostrarci che, anche di fronte all’emergenza, l’Italia resta un Paese duale, dove chi può si aggiusta e chi non può si arrangia.
La prima fidanzata, a cui dobbiamo uno spicchio di questa amara verità, è Oriana Sabatini, compagna di Dybala, che in un video su Instagram qualche giorno fa rivela: «Io, Paulo e un’altra persona che vive a casa con noi abbiamo fatto il test per vedere se avevamo il coronavirus: sono arrivati i risultati e siamo tutti positivi». La circostanza non sfugge a Selvaggia Lucarelli, che in un tweet si chiede perché «in Lombardia non stiano facendo tamponi a gente moribonda» e a casa Dybala, invece, i tamponi arrivano a richiesta. Esiste, si chiede la collega, una corsia preferenziale per i vip? La risposta è evidentemente sì.
dybala e la moglie fanno tamponi e i medici no
Nella notte più buia della sua storia repubblicana l’Italia si conferma il Paese dei due tamponi e delle due misure. Se sei una dei due milioni di colf e badanti immigrate che puliscono le nostre case e assistono i nostri anziani, e in queste settimane di paura e di clausura hai perso il lavoro, non puoi farci nulla. Il governo nel suo decreto Cura Italia si è ricordato di tutti, tranne che di te. Fai parte di quella che Luca Ricolfi, nel suo bel libro «La società signorile di massa», chiama l’infrastruttura paraschiavistica, su cui si regge una comunità che lavora poco e consuma molto. Se invece sei la ragazza del più bravo, ancorché non più famoso campione juventino, le cose vanno diversamente. Ti ammali con lui, ma puoi curarti in fretta.
Certo, alla silenziosa Georgina è andata meglio. La mattina successiva a Juve-Inter si è imbarcata su un volo privato con il suo Cristiano, e non è tornata più. Era il nove marzo, e CR7 quel giorno era di riposo. Il dieci ha chiesto un permesso e l’undici ha fatto sapere che ne stava comodo in Portogallo. Se poi, tra una preghiera e l’altra al capezzale della madre malata, gli capita di esibire su Instagram il torace da Hulk mentre prende il sole nella sua mega piscina, nessuno deve adontarsi. Lo fa certamente per mandare un messaggio di speranza ai suoi adoranti tifosi, chiusi in casa con la mascherina.
Ma tenete a mente le date qui citate. Perché è sulle date che la terza fidanzata si confonde. La terza fidanzata è Michela Persico: al sito Tpi, che la intervista, dice che il suo Rugani, primo calciatore della serie A positivo al coronavirus, si sente male con un po’ di febbre sabato sette, tanto da restare a dormire per precauzione nel residence della Continassa. Dice anche che il giorno dopo, l’otto, la Juve gli fa il tampone e il nove giunge il verdetto. Apriti cielo: vorrebbe dire che Rugani è stato portato con la febbre in panchina per Juve-Inter.
La società smentisce e la ragazza si corregge, ma correggendosi sbaglia ancora: dice che il tampone risale a martedì dieci. Vorrebbe dire che il difensore si è sentito male in allenamento lunedì nove, giorno di riposo. Tanto più che la Juve esibisce una foto in cui Rugani si allena, che sarebbe stata scattata proprio martedì: il tampone, giura il club, è stato fatto solo mercoledì undici, e il giorno stesso è stata annunciata la positività. Per fortunata che sia, una fidanzata confusa non gode di maggiore credibilità di una società che ha vinto gli ultimi otto scudetti. E il caso finisce qui.
Resta il fatto che, nel giorno in cui il governo annuncia multe salate per chi viola i divieti, sui social impazzano le foto degli juventini fuggiti a casa, prima che scadessero i 14 giorni di isolamento previsti dalla legge. Ce n’è una di Douglas Costa che dà una spiegazione persuasiva dei «gravi e comprovati» motivi che giustificano l’abbandono del proprio domicilio: ritrae lui a torso nudo in piscina, e in primo piano la sua procace fidanzata con un costume leopardato. Sopra c’è scritto: «Meu amor, @nathaliafelix».
Anche in questo caso l’Italia si conferma un Paese a due tamponi e due misure. Perché, dopo la positività di Rugani, i campioni juventini sono stati posti tutti in «isolamento volontario domiciliare», sotto la sorveglianza sanitaria dei medici sociali, come precisa il Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Torino, Roberto Testi, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Senonché, o Testi non conosce la legge, che dispone invece all’articolo 1 del decreto del 21 febbraio la «quarantena obbligatoria» - dice proprio così: obbligatoria - per chiunque sia stato a diretto contatto con persone positive a Covid 19, oppure alla Asl di Torino e in casa Juve le leggi non valgono. In un caso e nell’altro le leggi non servono più: gli juventini sono tutti a casa. Felici e contenti. E noi rischiamo per portare il cane a far la pipì.