Estratti da ilnapolista.it
È l’apertura dell’edizione on linea del giornale tedesco Süddeutsche Zeitung. L’apertura dedicata a Eufemiano Fuentes celeberrimo mago del doping, coinvolto nella Operaçion Puerto, che ha conosciuto anche il carcere. È tornato agli onori della cronaca per il documentario della tv tedesca Ard “Secret Matter Doping: Dirty Games”. In questo documentario, con una telecamera nascosta, Fuentes confessa che ha sempre agito per conto dello Stato spagnolo. Scrive la Süddeutsche:
La rivelazione va ben oltre lo sport. In sostanza, Fuentes spiega che era una specie di procuratore sportivo per lo Stato spagnolo, la sua missione era: “Fai quello che devi fare, ma noi vogliamo medaglie”. E naturalmente, senza farsi scoprire o lasciare altre tracce, come ad esempio problemi di salute negli atleti positivi.
Il quotidiano tedesco scrive:
Non ci possono essere dubbi su questa rappresentazione perché risolve l’ultimo grande mistero che circonda il guru del doping ematico: ossia perché lo Stato e il sistema giudiziario, dopo che le sue macchinazioni furono parzialmente smascherate nel 2006, non lo hanno mai trattato come un dopatore di massa che controllava quasi tutte le questioni rilevanti dello sport professionistico.
La Süddeutsche ricorda che
nel 2006, la Guardia Civil trovò più di 200 sacche di sangue durante le perquisizioni, nonché l’elenco dei nomi in codice di Fuentes.
Scrivono in Germania:
Eufemiano Fuentes – un ginecologo travestito da medico sportivo, responsabile di uno dei più grandi scandali di frode nello sport mondiale: l’ascesa fulminea degli atleti spagnoli nel ciclismo e nell’atletica leggera, dove Fuentes ha aiutato con metodi di doping del sangue. Tuttavia, i contorni dello scandalo – in alcuni casi addirittura documentato – includevano anche altri sport: tennis e calcio.
La Süddeutsche ricorda che
il dottor Fuentes, che in seguito è stato ripetutamente incarcerato, l’ultima volta nel 2011. Tuttavia, la Generazione d’Oro è sempre stata celebrata come una fatale coincidenza dal pubblico sportivo inebriato dal successo. La magistratura e la politica del paese hanno contribuito a questa prospettiva.
Il quotidiano ricorda l’indagine internazionale sul doping nota come “Operación Puerto”. E tutte le incongruenze relative. A partire dalla benevolenza nei confronti di Fuentes.
Nel 2012, l’ex presidente della Real Sociedad San Sebastián, Iñaki Badiola, dichiarò che tra il 2001 e il 2007 Fuentes ha ricevuto 327mila euro dal suo club per farmaci considerati sostanze dopanti. La domanda sul perché l’élite delle squadre di calcio spagnole, incluso, secondo Fuentes, il Barcelona, si contese così intensamente i favori di un ginecologo, rimane ancora senza risposta.
La vicenda è piena di assurdità, è sempre stato un libro relativamente aperto (…) Quando il quotidiano francese Le Monde pubblicò i piani terapeutici di Fuentes per le squadre di calcio di vertice, ricevette multe salate dai magistrati di Barcellona e Madrid, nel corso di brevi processi in cui al giornale fu addirittura vietato di pubblicare i piani elaborati personalmente da Fuentes. Il resto è routine: nel 2013 Fuentes ebbe un anno di libertà vigilata e un’interdizione di quattro anni dall’esercizio della professione, entrambi revocati nel 2016. Motivo originale: il sangue in sé non è un farmaco.
Scrive la Süddeutsche:
Tutto questo ora si rivelerà un boomerang, per lo sport e per il sistema giudiziario spagnolo. Perché il pittoresco dottore ha ripreso a chiacchierare e ha raccontato (sia pure con una telecamera nascosta) una storia di frode: era stato coinvolto nei Giochi estivi di Barcellona del 1992, fornì un aiuto professionale affinché gli atleti spagnoli scalassero il medagliere internazionale.
Fuentes dice davanti a una telecamera nascosta che l’ordine di dopare specificamente gli atleti del paese gli era stato dato dal governo spagnolo anni prima del 1992.
“Ha lavorato nell’ombra per quattro anni”, afferma, in qualità di ufficiale medico responsabile della Residencia Joaquín Blume, il centro nazionale di allenamento di Madrid cui ambivano i migliori atleti del paese.
I rapporti con la Germania dell’Est
I manipolatori della Spagna si affidavano a persone e metodi che in precedenza avevano portato molti paesi del blocco orientale in cima al medagliere olimpico: “Abbiamo copiato il sistema.
Avevamo i soldi per scambiare informazioni con medici della Germania dell’Est, polacchi, russi e cechi. E abbiamo comprato le informazioni con i dollari”. C’erano prove di doping statale nella Ddr e nell’Urss. A Barcellona è nata per la prima volta una nuova stella: la Spagna. Solo quattro anni prima a Seul, il Paese aveva vinto quattro misere medaglie: una d’oro, una d’argento e due di bronzo. A Barcellona 92 furono 13 medaglie d’oro, sette d’argento e due di bronzo, oltre ad altri primi posti. Un successo storico.
Inoltre il quotidiano tedesco ricorda che Fuentes afferma anche di aver dopato Cayetano Cornet che correva i 400 metri. Oggi Cornet è ormai un alto funzionario: guida le squadre olimpiche spagnole come capo delegazione da Torino 2006. E lo sarà anche a Parigi.