1 - UNA DIFFERENZA CHE CONTINUA AD ARRIVARE DA LONTANO
Paolo Brusorio per “la Stampa” - Estratti
Se il pianoforte oltre che a suonarlo sei capace anche di spostarlo allora ti chiami Spagna. Che ci mette all'angolo per settanta minuti e solo perché il calcio non è una scienza esatta e Donnarumma ha la maglia azzurra, non ci fa almeno due gol già nel primo tempo. Una lezione di calcio, la Spagna passa dalle delizie di Nico Williams alla personalità di Fabian Ruiz fino alla vigoria di Cucurella senza soluzione di continuità. Il ritmo alto della Roja travolge il nostro centrocampo: Jorginho è un fuscello, Barella corre a vuoto.
C'è una voragine lì in mezzo e dentro ci cadono gli azzurri. È la plastica rappresentazione di quella linea ereditaria che traversa il calcio spagnolo, il tiki taka come lo abbiamo sempre visto sta in soffitta, qui siamo un paio di giri sopra. Fabian Ruiz no look per Carvajal, scarico per Rodri: sembra basket, ma è questa Spagna. Migliore azione del primo tempo. Applausi. Loro hanno una scuola, noi ancora inseguiamo.
Lo facciamo dal 2008 e con l'esclusione della semifinale di Wembley di tre anni fa (benedetto sia quell'Euro), di quegli uomini in rosso vediamo sempre e solo le spalle.
Chiesa e Frattesi invece di offendere sono i costretti a difendere (male anche perché non di ruolo): finisce che Spalletti li toglie entrambi. Ma il prodotto non cambia. In castigo per oltre trequarti di partita veniamo bocciati per uno sbuffo sulla pagina quale si rivela l'autogol di Calafiori.
E per paradosso è ancora peggio, non siamo neanche stati capaci di pareggiare un minimo scarto. Usciamo più ridimensionati di quanto immaginassimo, nessuno pensava che questa Nazionale potesse stare all'altezza delle grandi ma nemmeno che fosse così piccola. Senza Donnarumma sarebbe stata un'ecatombe. Battuti nel gioco, nell'atteggiamento. Battuti in tutto.
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2 - I PIANI DI SPALLETTI SALTANO SUBITO "LA DIFFERENZA? LA LORO FRESCHEZZA"
Guglielmo Buccheri per “la Stampa” - Estratti
La nostra tappa, qui a Gelsenkirchen, era cominciata così: Luciano Spalletti, ct azzurro, annuncia al mondo che «questa è una notte estrema, non c'è un prima e non c'è un dopo, ma solo la Spagna». Passano 90' e l'Italia esce di scena senza esserci mai entrata. Bravi, gli spagnoli. Confusi e leggeri, gli azzurri. Risultato? La scuola più grande resta la loro, a noi solo le briciole di un gioco mai decollato nemmeno nelle intenzioni.
Spalletti avrà molto da studiare e capire dopo una gara che ci ha visto nettamente inferiori ai nostri avversari: studiare e capire il modo di andare avanti con una filosofia da non rinnegare, ma da modellare su chi ti sta davanti. Ieri sera a Gelsenkirchen non c'è stata partita e solo Donnarumma ci ha tenuto in piedi: le sue parate potrebbero risultare determinanti nel caso fossimo costretti a puntare sulla differenza reti per andare avanti ad Euro 2024 come una delle migliori quattro terze dei gironi. «
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Questione fisica, non di testa: per il ct il rovinoso passo falso va spiegato in questo modo. «Se le gambe non girano puoi farci poco. A livello psicologico l'avevamo preparata bene, venivamo da una bella prestazione: volevamo tentare di comandare il gioco, puntavamo ad avere il loro stesso possesso palla, non ci siamo riusciti», sottolinea Spalletti. E ora? «Con la Croazia – dice – dipenderà da noi, dalle scelte che sapremo fare». La Spagna è di un altro pianeta.
ITALIA SPAGNA ITALIA SPAGNA ITALIA SPAGNA ITALIA SPAGNA ITALIA SPAGNA luciano spalletti