Tra l’Italia e l’Albania ci sono solo 4 precedenti: due amichevoli (la prima nel 2014) e due partite di qualificazione ai mondiali nel 2017, con un parziale di 7 gol a 1. Gli Azzurri non hanno mai perso…
Fabrizio Patania per il Corriere dello Sport
Friulano di confine, origini slovene, Edy Reja è un uomo di mondo, non solo l’ex commissario tecnico dell’Albania. Ha chiuso la carriera affrontando in amichevole l’Italia di Mancini esclusa dal Mondiale in Qatar (novembre 2022). Venerdì a Tirana salirà sul charter organizzato dal presidente Armand Duka e sabato troverà posto in tribuna autorità al Westfalenstadion.
Un anno fa abbracciava Spalletti a Udine nel giorno dello scudetto del Napoli, il brasiliano Sylvinho lo ha sostituito sulla panchina delle Aquile. «E’ bravo, ha fatto un grande lavoro e centrato l’impresa, meritando la qualificazione davanti a squadre di livello come Repubblica Ceca e Polonia.
Ha trovato le basi su cui tirare su un gruppo che in buona parte ancora mi appartiene. Tutti miei ragazzi, tolto Hoxha, l’esterno della Dinamo Zagabria. Ramadani, Asllani, Djimsiti, Mitaj. Bajrami l’ho convinto a venire con l’Albania. Broja era giovane, Manaj è un’altra mia creatura. Anche il mio staff ha fatto un bel lavoro e sono contento per Duka, un grande dirigente, da qualche anno membro dell’Esecutivo Uefa. Ci lega un rapporto affettuoso. Mi voleva a Dortmund, non posso mancare».
Mica tiferà Albania?
«Sono italiano, ho gli azzurri nel cuore, ma nutro affetto e simpatia per gli albanesi, mi piacerebbero facessero una buona figura. Tiferò per l’Italia. Conosco Spalletti, l’ho sempre considerato un tecnico di grande livello. C’è amicizia. Ho goduto a vedere il suo Napoli. Deve lavorare molto con l’Italia e tirare su dei giovani. Altri come Di Lorenzo, Cristante e Dimarco sono già di un certo valore».
Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Non va sottovalutata l’Albania, è cresciuta molto rispetto al 2016, squadra tosta, forte dal punto di vista caratteriale. Sarà dura farli fuori. Spalletti deve guardare Bajrami tra le linee, non so se lo prenderà Cristante o Jorginho. Si difendono in otto. Concedono poco spazio e ripartono bene.
Gli esterni Asani, Hoxha o Seferi, davanti Broja. Tutti molto veloci. Gli altri, come Hysaj e Ismajli, giocano da tanti anni in Serie A. Conoscono la nostra filosofia, il nostro modo di giocare. Bisogna stare attenti. Con Spagna e Croazia è un girone complicato anche per l’Italia, ma l’Albania ha qualche chances e questa è già una partita decisiva».
E si giocherà tutto con gli azzurri, senza contare il fattore ambientale.
«Esatto. Allo stadio di Dortmund arriveranno minimo 15-20 mila albanesi da tutta Europa, non solo dalla Germania. Entusiasmo incontenibile. Una partita sentitissima. Si sentono una costola dell’Italia. Hanno sempre nutrito profonda riconoscenza nei nostri confronti. Ora sono anche cresciute le relazioni diplomatiche tra i due governi».
Il pericolo principale?
«Il contropiede. Se dai spazio agli albanesi, ti fanno fuori. Broja sembra sia arrivato con la testa giusta, è particolare ma forte. Lui e Manaj possono fare la differenza in velocità. Hanno temperamento, carattere, non si arrendono. E’ già una partita decisiva. Sylvinho ha aggiunto creatività e tecnica, ci ho parlato tanto quando è arrivato. Poi ha cominciato il suo lavoro. Diciamo che io avevo trovato le ceneri e lui la tavola apparecchiata. E’ accaduto anche al Napoli, alla Lazio e all’Atalanta quando ho lasciato. Il mio destino, ma sono contento della mia carriera e non me ne lamento».