Koulibaly si affida ai social per esprimere il suo pensiero dopo l'espulsione e gli ululati razzisti subiti a San Siro: "Mi dispiace per la sconfitta e soprattutto per avere lasciato i miei fratelli! Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo".
2. IL ROSSO A KOULIBALY
Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
La Juve guadagna punti anche quando non vince. L' errore grande stavolta lo compie Koulibaly quando applaude l' arbitro che lo ammonisce. È quasi un errore freudiano: Koulibaly reagisce perché colpito nell' onore di essere stato superato da Politano in velocità, sul piano fisico, cioè il suo campo. E magari anche perché innervosito dai cori razzisti. In dieci, senza il suo uomo migliore e il suo ultimo confine, il Napoli finisce per perdere una partita buona e accademica, tra avversari bravi, mai irresistibili. Finisce così il primo Boxing Day italiano, curiosità natalizia dovuta alle televisioni le quali si sono industriate nel dire che tutto ha funzionato benissimo, quindi si può fare anche in Italia. Certo che si può fare, chi lo impedisce?
Va capito solo se è più gradevole giocare tre volte nella settimana delle feste per tenersi a gennaio 20 giorni di niente, o è preferibile una settimana di sosta per tenersi libere le feste. Sono problemi esistenziali, lo capisco, ma siccome riguardano la gente, i clienti, viene da chiedersi perché a tutti è stato chiesto un parere tranne che a loro. Dolce e Gabbana per un errore di marketing in Cina hanno speso un miliardo e mezzo in scuse. Da noi si spendono 70 mila euro per far seguire giornalisti e propri impiegati sospettati di scambiarsi notizie (vedi causa Fassone-Milan). Il tifoso è diventato fruitore, centro motore di tutta l' industria, paga biglietti e abbonamenti televisivi, compra magliette e sciarpe, è suo tutto il denaro ma non conta ancora niente, non ha diritto a una spiegazione. Per esempio: chi ha dato via Zaniolo? La Juve è stanca, ma lo era anche l' Atalanta. La partita è tornata regolare quando è entrato l' unico giocatore che non si stanca mai. È tempo però di tirare un po' il fiato. La Juve si è data molto via in questi ultimi due mesi.
Ha bruciato Bernardeschi, perduto Emre Can e Khedira, smaltita la squalifica di Douglas Costa, ha ancora Cancelo fuori (ma De Sciglio è tornato ragazzo), ha trasformato Dybala, non è stata solo gloria gratuita, ma anche sofferta e molto guidata. A suo favore, e in parte anche di Napoli e Inter, c' è stato fino a oggi un campionato modesto nelle linee intermedie, non a caso il risultato più frequente è il pareggio.
Siamo quasi tutti molto simili, un po' grigi e un po' moltiplicati dai soldi del quarto posto. Gioca meglio l' Inter, infatti ha di nuovo perso corsa. Ma ha davvero un grande centravanti, quello vero, quello «vecchio», il solito.
3. IL NAPOLI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
Massimiliano Gallo per www.ilnapolista.it
Il Napoli perde la testa e la partita. All’80esimo di Inter-Napoli scopriamo incredibilmente e inaspettatamente una squadra sull’orlo di una crisi di nervi. Koulibaly ferma Politano con una mano sulla spalla. È ammonizione, non è ammonizione? Mazzoleni lo ammonisce. Poco importa. Koulibaly era diffidato ma tra tre giorni c’è il Bologna non il Real Madrid. Koulibaly, lo spiega Ancelotti nel post-partita, era profondamente innervosito dagli ennesimi buu di San Siro. Buu che c’erano stati anche nel primo tempo. Tre sono state le richieste di sospensione della partita da parte del Napoli. Fatto sta che Koulibaly applaude Mazzoleni per l’ammonizione e viene espulso. Un’espulsione ingenua e decisamente inevitabile. Che pregiudica una prestazione sontuosa e anche la partita.
Ovviamente c’è la questione cori razzisti. Ancelotti l’ha spiegata bene nel post-partita. Con la calma dei forti. Le tre richieste di sospensione alla procura federale. «Non sappiamo dopo quante volte si sospende la partita. Vuol dire che la prossima volta ci fermeremo noi. Koulibaly non ha mai queste reazioni, era nervoso e ha reagito così». Sicuramente non è stata una reazione da Koulibaly. Ci sono valide attenuanti, ma guardare sempre le attenuanti non sempre è un bene. Ci sono le attenuanti e ci sono le nostre responsabilità. Meglio sarebbe stato controllare i nervi e denunciare la mancata sospensione della partita da parte dell’arbitro.
Siamo tornati allo scudetto perso in albergo
Partita che il Napoli a quel punto, eravamo all’80esimo, stava controllando agevolmente. Dopo un primo tempo di sofferenza, con il Napoli schiacciato nella propria metà campo, gli azzurri – come spesso avviene – sono cresciuti nella ripresa. A dieci minuti dalla fine, però, siamo rimasti ingenuamente in dieci. E l’abbiamo pagata. Con il gol di Lautaro Martinez al 92esimo. Un minuto prima, il Napoli ha avuto anche l’occasione per segnare, al termine di un’ottima azione in ripartenza con tiro di Insigne respinto da Handanovic, tiro a botta sicura di Zielinski e salvataggio sulla linea di Asamoah. Palla rimessa in gioco dall’Inter e gol. Poi il Napoli è rimasto addirittura in nove con Insigne che ha abboccato a una provocazione di Keita.
È una partita difficile da commentare. Il Napoli non ha retto la guerra di nervi che lo stesso De Laurentiis ieri ha contribuito ad aprire con le sue dichiarazioni sull’arbitraggio di Mazzoleni. In più, nel pomeriggio ci sono state le allusioni di Allegri a Sky. Francamente, almeno per chi scrive, c’è poco da dire dell’arbitraggio di Mazzoleni. Che ha sbagliato a non fermare la gara per i buu razzisti a Koulibaly. Lo speaker ha avvisato il pubblico del rischio sospensione. Ma fino all’80esimo la partita è stata corretta. L’applauso di Koulibaly rivela un nervosismo fino a quel momento insospettabile. E riporta il Napoli indietro di sette mesi, allo scudetto perso in albergo, all’arbitraggio di Orsato in Inter-Juventus.
Una guerra che non siamo capaci di combattere
Non sappiamo quanto siano state soppesate le dichiarazioni di ieri da parte di De Laurentiis. Fatto sta che, se era una dichiarazione di guerra di nervi, il Napoli ha dimostrato di non saper combattere questa guerra. Tra l’altro in una partita che fino all’80esimo era stata correttissima. Almeno in campo, non sugli spalti. Francamente non abbiamo capito il senso delle frasi di De Laurentiis che hanno finito per caricare eccessivamente la squadra dal punto di vista nervoso. Non se ne sentiva alcun bisogno.
Il Napoli aveva l’opportunità di portarsi a meno sei dalla Juventus e invece, a dieci minuti dalla fine ha compromesso partita e anche le prossime due. Koulibaly, a questo punto, salterà non solo il Bologna ma anche la Lazio. E probabilmente con lui anche Insigne.
La partita
La partita passa in secondo piano. Così come l’esperimento di Callejon terzino. Esperimento durato venti minuti per l’infortunio di Hamsik che spinge Ancelotti a sostituirlo con Maksimovic per spostare Callejon più avanti. Meret in porta e Milik centravanti. Pronti via, Icardi prova a sorprendere Meret con un tiro direttamente dal fischio d’inizio. L’Inter preme, fa un bun pressing, e alla fine del primo tempo è Koulibaly a salvare sulla linea su Icardi. Koulibaly giganteggia in area di rigore, sbroglia molte situazioni, è sicuramente il migliore in campo fino all’80esimo. Come tante squadre che affrontano il Napoli, anche l’Inter col passare dei minuti paga il pressing forsennato.
Nella ripresa, il Napoli cresce. Non si rende mai pericoloso, tranne che al 90esimo con Zielinski, ma l’Inter non si affaccia quasi mai dalle parti di Meret. È una partita che il Napoli ha buttato via. Si potrà discutere quanto volete della decisione di Mazzoleni di non sospendere il match, ma il Napoli si è improvvisamente scoperto non attrezzato, ancora una volta impreparato. Era una partita da condurre in porto. E dopo, al termine, al fischio finale, si portavano avanti le nostre tesi. Così abbiamo offerto una prova di scarsa tenuta psicologica. Che francamente non ci saremmo aspettati. Sia pure in un San Siro infestato da buu razzisti.