Benny Casadei Lucchi per il Giornale
Ci sono Gran premi e ci sono duelli. Questo era un duello. Nel motomondo, di solito, i duelli mettono in palio vittorie e punti. In quello andato in scena a Le Mans fra Maverick Viñales e il nostro Vale Rossi c' era in gioco molto altro, molto di più. Ecco perché Valentino è caduto alla terz' ultima curva dell' ultimo giro dopo che con tutta la rabbia e forza che aveva in corpo non si era voluto accontentare di un secondo posto. Ed ecco perché, ora, agli occhi dei più, quella scivolata sembri figlia solo dell' ingordo agonismo. Non è così.
Anche se il pallottoliere del mondiale dice altro e parla crudemente chiaro: Vale da primo che era adesso è terzo a 23 punti da Viñales e distante 8 lunghezze anche da Pedrosa, ieri sul gradino basso dietro a uno splendido Zarco su Yamaha 2016; se invece avesse accettato il mesto secondo posto, ora sarebbe incollato al compagno di squadra, lontano solo 3 punti. Ovvero un nulla. Un respiro. Un battito di palpebre breve come il pensiero confortante di vedere l' ex compagno Lorenzo (6°, ottimo 4° Dovizioso) inabissarsi nei tormenti in sella alla Ducati o quello, più rincuorante, di sapere che Marquez è andato di nuovo a terra, secondo ko in 5 Gp per il campione del mondo in carica e suo nemico giurato.
Invece a terra è finito anche Vale.
E adesso il conto delle cadute fra lui e Maverick è di una a testa, mentre quello delle vittorie, purtroppo, è di tre a zero in favore del fenomeno gitano che ha regalato alla Yamaha la preziosa n°500.
Questo è però ciò che raccontano l' apparenza e il pallottoliere. Perché se per noi e gli appassionati c' erano in palio una vittoria, 5 punti e un' ode da intonare al fenomeno di Tavullia, per lui e anche Maverick c' era molto di più. Qualcosa di impercettibile a tutti tranne a loro; qualcosa che per entrambi valeva e vale infinitamente di più dei cinque punti che separano un 2° e un 1° posto.
Si spiegano così il duello meraviglioso che a tre giri dalla fine ha spinto il Dottore alla zampata per il primo posto alla curva tre e Viñales a far ugual cosa dopo averlo costretto a staccare lungo all' ultimo giro, così come l' ostinazione con cui Valentino gli è rimasto addosso a poche curve dalla fine per tentare un ultimo sorpasso purtroppo vanificato dalla scivolata. Per entrambi c' era in palio la supremazia psicologica, chiamiamola leadership, in pista e nel team. Perché la moto è uguale per cui non ci sono foglie di fico, e perché praticamente nessun compagno, forse nemmeno Lorenzo, nel corpo a corpo era mai riuscito in modo così evidente ad aveva la meglio su Vale.
Fa specie pensarci adesso mentre Rossi dice «col taglio di chicane, Maverick mi ha un po' ripreso e magari con 4 decimi di vantaggio non avrei commesso l' errore in staccata» e ammette «la caduta è stata sì una cosa stupida, ma ci sono giorni in cui si sente di poter vincere, e questo era uno di quelli, per cui ci dovevo provare». Anche perché è proprio in quei giorni di cui parla Vale che i duelli mettono in palio molto di più. Se dopo il controsorpasso di Viñales si fosse accontentato di un secondo posto, oltre a non essere Vale, avrebbe perso la vera posta in gioco.
Invece, sembra incredibile, finendo a terra è ancora lì. In palio nonostante la vittoria di Maverick.