Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera” - Estratti
Sarà una stagione lunga, la più lunga considerando la coda del Mondiale per club e imperscrutabile con un campionato che cambia pelle: tredici panchine su venti hanno un nuovo padrone, sette delle prime dieci. Una rivoluzione che porta novità e toglie esperienza. Abbiamo perso Allegri, Mourinho, Sarri e Pioli che avevano collezionato un tesoretto di dieci scudetti.
Ora la serie A ne porta in dote giusto la metà, quattro festeggiati da Antonio Conte, la novità più gradita, l’uomo che promette, con il duro lavoro, di colmare il gap tra Napoli e Inter e uno, l’ultimo, da Simone Inzaghi. Perdiamo in esperienza, furbizia, presenza scenica al centro del ring. Senza Max ci sentiamo più soli e anche senza l’istrionico Mourinho, che ha lasciato il segno ovunque è andato e quando non lo ha fatto con i risultati non ha mancato di prendersi la scena. E ci mancherà il calcio armonioso di Sarri.
Non siamo il campionato più bello del mondo e neppure quello con i giocatori più bravi, ma di sicuro il più intrigante e complesso dal punto di vista tattico. Ogni partita è un piccolo Bignami. Siamo curiosi di vedere come si comporteranno Thiago Motta e Conte, i più attesi alla guida di Juve e Napoli, sulla carta le rivali più credibili dell’Inter.
Simone Inzaghi parte da una posizione di vantaggio: la sua squadra non ha ceduto nessuna delle sue stelle e ha un’identità precisa. Logico credere che tenterà subito l’allungo. Le trappole per Simone sono l’appagamento, dopo lo scudetto stradominato e la gestione di una stagione infinita, che comincerà sabato e rischia di finire con il Mondiale per club tra un anno tondo tondo. Stesso problema ce l’ha Thiago, che ha già preso possesso della Continassa.
Siamo curiosi di vedere come adatterà il suo calcio a una squadra che ha un solo credo: vincere. I tifosi, al brasiliano che aveva reso il Bologna meraviglioso, hanno chiesto la Champions League, la Coppa maledetta che gli juventini inseguono da quasi trent’anni.
Thiago è moderno, il suo calcio concreto e al tempo stesso elegante, ma ha bisogno di educare la squadra ai suoi principi: il 4-2-3-1 che bada alla sostanza, con centrocampisti fisici e ali mobili.
Sostituire Calafiori, destinato all’Arsenal, non sarà facile: Bremer è un grande difensore, ma ha altre caratteristiche.
Siamo curiosi di vedere l’effetto Conte sul Napoli.
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