SETTE VITE COME I GATTI - IL NEO DIFENSORE DELLA JUVENTUS FEDERICO GATTI PROMOSSO ALL'ESORDIO IN AZZURRO CONTRO L'INGHILTERRA DI ABRAHAM E KANE: A 23 ANNI È PASSATO DALLA SERIE B CON IL FROSINONE ALLA NAZIONALE, TRE STAGIONI FA ERA IN D - "HO GIOCATO COME FACEVO IN PROMOZIONE, RIPENSANDO A QUANDO ANDAVO AD ALLENARMI SPORCO DI VERNICE DOPO UNA LUNGA GIORNATA DI LAVORO. I SOCIAL NON MI PIACCIONO, BUTTEREI ANCHE IL TELEFONO. MI CHIAMÒ IL TORINO DI JURIC, MA POI LA JUVE…"

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Guglielmo Buccheri per “La Stampa

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Il primo affondo manda Abraham a terra: punizione. Al secondo, l'attaccante inglese della Roma resta senza pallone, al terzo, il pallone, nemmeno lo vede.

 

Federico Gatti è fatto così: difensore centrale a cui piace sentire l'avversario addosso. «Tocca a te, giochi...», gli ha detto il ct azzurro Mancini e, da quel momento, niente sonno, massima adrenalina.

 

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«Sul letto, in camera, ho pensato alla mia carriera, o meglio, alla mia vita: mi alzavo presto e mi presentavo all'allenamento alle 7 di sera sporco di vernice dopo una lunga, lunghissima giornata di lavoro. Ed ora l'Italia...», racconta Gatti.

 

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«Piano con i paragoni»

L'Italia e, poi, la Juve. «Io, un Chiellini che parte da destra? Non scherziamo, lasciate perdere...», il sorriso di Federico mentre sta per lasciare il piazzale dello stadio di Wolverhampton.

 

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«Chiellini con i piedi di Bonucci», è la sua presentazione fatta da chi, il direttore sportivo del Frosinone Angelozzi, lo ha accolto e ha scommesso su di lui. Chiellini o no, Gatti ha già stregato Mancini e, con Mancini, si candida ad un bel futuro azzurro.

 

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«Fisico ed intelligenza: all'inizio era nervoso, poi è filato tutto liscio», così il Mancio. Cercare il ragazzo nato a Rivoli sui social è una missione inutile. «Non mi piacciono. A dire il vero, butterei anche il telefonino perché - sottolinea ai microfoni di Rai Sport - a me piacciono i rapporti veri e dietro ad un cellulare, o ai social, non si crea niente di vero. Preferisco vivere il gruppo, il campo, l'allenamento...».

 

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Non ha dormito, Federico. Ma sotto i riflettori ha dato l'impressione di essere là da sempre. «Ho giocato - dice - come avrei giocato in Promozione: lo spirito deve essere sempre uguale».

 

La Juve, lo scorso gennaio, ha vinto il derby di mercato all'ultimo tornante e, ora, guarda a Gatti come un giocatore su cui puntare e non come possibile pedina di scambio nelle eventuali trattative.

 

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«Mio nonno ha pianto, la mia è una famiglia granata, fortemente. Ma, mio nonno, era strafelice per me», ha raccontato il centrale in B fino ad un mese fa. Il 31 gennaio scorso lo chiamò Juric e, per Federico, fu un brivido («Che personalità e carisma ha il tecnico granata...»).

 

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Dopo pochi minuti, lo squillo che vale una carriera: è la Juve che si inserisce nella trattativa e vede la fumata bianca. Italia, poi, il ritiro in bianconero. Il lavoro da serramentista o muratore e le giornate in cantiere hanno fatto di Gatti un ragazzo forte e pronto ad ogni sfida: il calcio è un copione che non conosceva e che non lo cambierà.

 

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Il 6 maggio, Federico marcava Lucca o Puscas per l'ultima fatica del suo Frosinone contro il Pisa. L'11 giugno toglieva il fiato ad Abraham e chiudeva lo spazio ad Harry Kane. «Ho giocato come facevo in Promozione...», dice. A proposito del linguaggio universale del calcio inseguito e voluto da Mancini.

 

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