Cesare Giuzzi per corriere.it
marco ferdico HAKAN CALHANOGLU
Mister Simone Inzaghi, il vicepresidente Javier Zanetti, l’ex difensore Milan Skriniar e, sul fronte rossonero, il capitano Davide Calabria. La bufera dell’inchiesta «Doppia curva» della Dda si abbatte anche su tesserati e dirigenti di Inter e Milan. I quattro, tutti non indagati, saranno convocati nei prossimi giorni — oggi il via agli interrogatori di garanzia ai 19 arrestati — per essere sentiti in qualità di testimoni.
Negli atti dell’inchiesta dei pm Paolo Storari e Sara Ombra ci sono le telefonate in cui gli ultrà fanno «pressioni» per ottenere biglietti da rivendere poi a prezzi quintuplicati. Ma anche traccia di contatti e incontri con altri giocatori come Calhanoglu e Barella, sempre per la questione dei ticket. Con il calciatore turco ci sarebbe stata perfino una cena «nel mese di agosto» del capo ultrà Marco Ferdico «con la propria famiglia, unitamente a quella di Antonio Bellocco», l’emissario della ’ndrangheta diventato capo della Nord: «Adesso usciamo a mangiare lunedì o martedì con Calhanoglu, con le famiglie», diceva intercettato.
A Zanetti, in particolare, gli investigatori della Mobile chiederanno conto del dialogo in cui Ferdico dice di aver saputo dall’ex calciatore che «ci sono dei funzionari di polizia che stanno monitorando la curva anche per l’accaduto che è successo al povero Vittorio che è morto tragicamente in strada…». Boiocchi in realtà è stato freddato a colpi di pistola. A Calabria, invece, verrà chiesto di far luce su un incontro a Cologno Monzese nel febbraio 2023 con il capo ultrà Luca Lucci, daspato e condannato per droga, e lo storico portavoce della Sud, il «Barone» Giancarlo Capelli.
Quanto a Inzaghi e Skriniar le indagini hanno documentato gli incontri con i capi ultrà nerazzurri e soprattutto la chiamata con cui Ferdico chiedeva all’allenatore di fare pressioni sull’ad Marotta (oggi presidente) per ottenere 1.500 biglietti per la finale di Istanbul.
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ultra inter marco ferdico foto di klaus davi
Le loro dichiarazioni, a parere dei pm, attestano «ancora una volta la totale sottovalutazione del fenomeno e il completo scollamento dalla realtà dello stadio, non senza considerare alcune omissioni in mala fede». E il gip Domenico Santoro parla di «scarsa conoscenza dei fatti». La replica del club: «Escludiamo omissioni in malafede». Il presidente nerazzurro Beppe Marotta aggiunge: «La società è parte lesa e ha operato con presupposti di trasparenza e lealtà. Ci sono a volte fenomeni che vanno fuori dal perimetro aziendale e che sono difficili da controllare. L’Inter è una società integerrima che agisce in modo trasparente».
Sulle procedure adottate da Inter e Milan (anche i tifosi rossoneri avevano accesso ai tagliandi illegalmente) la procura ha aperto una procedura di prevenzione per evitare il «commissariamento» dei club. I pm Storari e Ombra parlano di un’alternanza di «atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza» da parte dell’Inter che «intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata» ed è «incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni».
ultra inter antonio bellocco e marco ferdico
Le opacità, secondo gli investigatori della prima sezione della Mobile e della Sisco di Milano, non si fermano qui. C’è da approfondire anche il ruolo di Gloria Ferdico, sorella di Marco e figlia di Gianfranco (anche lui arrestato), dipendente dell’Inter nell’area hospitality.
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LA PENALIZZAZIONE NON SI PUO’ ESCLUDERE
Mattia Grassani per corrieredellosport.it
La penalizzazione non si può escludere L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, guidata dal PM Marcello Viola, che ha condotto, al momento, a 19 misure cautelari concesse dal GIP Domenico Santoro, ha scosso il mondo del calcio dalle fondamenta.
ultra inter mauro nepi andrea beretta marco ferdico
Premetto che conosco personalmente il dott. Viola per avere egli stesso condotto, nel 2010, un’indagine analoga, riguardante i rapporti tra tifoseria malata e i dirigenti del Palermo Calcio, in particolare profonde infiltrazioni della criminalità organizzata nel club rosanero: magistrato rigorosissimo e profondo conoscitore del sistema calcistico. Il fascicolo aperto a Milano segue l’escalation di violenza e di pratiche illegali diffuse nel mondo ultrà che rappresentano, purtroppo, una piaga tipica del calcio italiano, indagando, approfonditamente, i punti di contatto che la criminalità da stadio cerca di instaurare, in misura sempre maggiore, con le società.
Il motivo è semplice: esigenze di accreditamento verso l’esterno, ma anche consapevolezza che i numeri del grande calcio possano rappresentare facile fonte di ricchezza per chi, con l’uso della violenza e della minaccia, lucra in maniera illecita sulla passione dei tifosi veri.
E, da cliché, spuntano, sistematicamente, i continui tentativi di contatto tra esponenti delle frange estreme con tesserati dei club, spesso compulsati per ottenere privilegi nella gestione dei tagliandi d’ingresso: Milan e Inter non sono certamente i primi club destinatari di questo genere di “attenzioni”.
Il quesito: cosa possono fare i club?
La domanda che, ciclicamente, ci si pone in questi casi è: cosa possono fare le società? A quali rischi sono esposte qualora venga accertata una sorta di tolleranza, "sudditanza" la chiama la Procura di Milano, o, peggio, di contributo alle attività illecite dei sedicenti ultras? Nel nostro ordinamento, tanto statuale quanto sportivo, vige il principio, ineludibile, di presunzione di innocenza e che, al momento, si tratta di misure cautelari, cui seguiranno processi nei quali le responsabilità e il coinvolgimento dei singoli dovranno essere approfonditi e, soprattutto, dimostrati, non essendo sufficiente l’esistenza di una telefonata con un tesserato, tra le migliaia intercettate, a provare il coinvolgimento del club o di suoi dirigenti.
MARCELLO VIOLA IN TRIBUNA A TIFARE INTER CON BEPPE MAROTTA E JAVIER ZANETTI
La Figc, negli ultimi anni, ha alzato, e di molto, l’asticella dei controlli, implementando le proprie norme allo scopo di regolamentare minuziosamente i rapporti tra club e tifosi: il Codice di Giustizia Sportiva, sul punto, prevede il “divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente”, oltre all’obbligo di “osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso nonché di ogni altra disposizione in materia di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate”.
Inoltre, è previsto, per tutti i tesserati, il “divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società” che siano “validate dalla Federazione”, fermo il fatto che dette relazioni debbano essere autorizzate dal cd. SLO del Club.
Altra previsione stabilisce che, “durante le gare o in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana”.