Andrea Di Caro per la Gazzetta dello Sport
PAOLO BONOLIS E SINISA MIHAJLOVIC
Ha messo alle spalle anche il Covid. Sinisa Mihajlovic vuole candidarsi per un sequel di Terminator o ispirare un nuovo super eroe della Marvel?
«Non mi parli di film che in 15 giorni ne avrò visti cinquanta, chiuso in camera da solo per la quarantena. Lasciamo da parte eroi e personaggi di fantasia. Io sono solo un uomo, con un carattere forte e un fisico molto resistente. Un po' fuori dal comune forse, quello sì».
Come ha vissuto questa ennesima esperienza?
«Dopo quello che ho passato da luglio a gennaio nei sei mesi di lotta quotidiana contro la leucemia, con tre ricoveri, altrettanti cicli di chemio e un trapianto di midollo, il Covid è stato come bere un bicchiere di acqua. Anche perché sono stato totalmente asintomatico, non mi sono accorto di nulla.
Ma questo non significa che la malattia non esista. Non faccio parte dei negazionisti o di chi sostiene che sia solo una influenza o anche meno. Dati e numeri di ricoveri e decessi, dimostrano che sicuramente il virus oggi è molto meno violento di prima, ma considero grave e irrispettoso nei confronti di chi ha sofferto, di chi è morto e di chi ha perso amici e familiari, sostenere che il Covid non sia un virus che può essere molto pericoloso».
Eppure qualcuno lo dichiara
«Chi lo fa sbaglia e ha dimenticato troppo in fretta quello che è accaduto tra febbraio e maggio. La memoria corta è uno dei drammi della nostra società. Non si trae mai vero insegnamento da ciò che accade.
GABRIELE PARPIGLIA E SINISA MIHAJLOVIC
Non c' è equilibrio nei giudizi.
E io invece nutro grande rispetto per chi ha vissuto a causa del Covid esperienze drammatiche e purtroppo indelebili. E altrettanta stima e riconoscenza provo per quei medici che nei mesi più duri hanno dato grande prova di professionalità e spirito di sacrificio. Spero arrivi in fretta un vaccino che possa risolvere una volta per tutte questa pandemia che ha bloccato il mondo intero e ci sta condizionando dall' inizio del 2020».
Non ha avuto sintomi, ma immagino molta ansia.
«No, neanche quella. Non so se è subentrato in me un fatalismo, un eccesso di sicurezza o cosa, ma quando l' ho saputo non ho avuto brutti pensieri e neanche bisogno di 5 gocce di Lexotan per dormire. Nessuna paura, solo molto fastidio per essere stato costretto ancora una volta ai box, mentre la mia squadra era in ritiro».
Davvero non ha temuto che questa positività potesse intralciare o addirittura pregiudicare il suo recupero post trapianto?
«Non ne avevo motivo. Sulle mie condizioni parlano in tanti, ma le conoscono in pochi.
Non posso pretendere che siano tutti professori di ematologia, esperti in trapianti o altro. Ma almeno dai mezzi di comunicazione, che hanno il compito di informare e di limitare il dilagare di fake news mi aspetterei un po' più di conoscenza della materia. Io in questo momento, parlo di prima e dopo la positività al Covid, sto benissimo.
I miei esami sono perfetti. Non mi sono state imposte precauzioni diverse da quelle che deve tenere una persona normale. Mi sento in piena forma e ho ripreso a fare quello che facevo prima: corro dieci chilometri al giorno, mi alleno, faccio pesi. Vivo normalmente.
Ed è quello che intendo continuare a fare, senza spavalderie, godendomi la vita ogni istante. Non so se questo dà fastidio a qualcuno. O se è solo più facile empaticamente essere vicini a chi è fragile e debole in un letto di ospedale, rispetto a chi guarisce...
Diceva Enzo Ferrari che gli italiani ti perdonano tutto, ma non il successo. E io ci aggiungo, anche la felicità. Perché c' è tanta invidia e tanta cattiveria in giro. Non solo in Italia, dappertutto. Com' è che vengono chiamati sui social? Haters, odiatori? Io faccio una traduzione più spicciola: li definisco merde...»
Si riferisce alle polemiche social per le presunte mancate precauzioni che avrebbe preso in Sardegna?
«Esatto. Tutte cazzate, che hanno ferito molto la mia famiglia. Sono fortunato a non avere profili e a non passare il mio tempo sui social network. Però non si possono ricevere badilate di fango senza replicare. Sono andato in vacanza come ogni estate in Sardegna dopo la fine del campionato. Ho una casa lì da più di 20 anni.
L' isola era Covid free in quel momento, neanche un contagiato. Non vedevo la mia famiglia da due mesi, l' ho raggiunta per riabbracciarla. Ho preso tutte le precauzioni che dovevo prendere. Mettevo la mascherina quando andavo in un locale, un bar, un supermercato o un ristorante. Al tavolo poi la toglievo, altrimenti come mangi? In spiaggia non sono sceso quasi mai o affittavo la barca o restavo in piscina a casa. In 20 giorni avrò cenato al ristorante sei, sette volte, all' aperto e al chiuso: nei soliti posti noti della Costa Smeralda, non mi pare fosse vietato.
Non sono mai andato in discoteca, non mi piaceva da ragazzo, figurarsi a 51 anni. Una serata all' aperto con altri amici in una villa. Cosa ho fatto di così diverso da chi è andato in Puglia, Sicilia o Calabria. O il problema è la Costa Smeralda, in quanto ritrovo di gente ricca e famosa? Cos' è, allora, invidia?».
Hanno fatto discutere alcune sue foto con altri vip, durante e dopo sue partite di calcetto e padel.
«Ho giocato a padel spesso, in coppia con Dario Marcolin: io sono risultato positivo al Covid, lui negativo. Avrò giocato a calcetto 35 minuti. Era permesso. Le statistiche dicono che in un campo di calcio su 90 minuti i giocatori sono a stretto contatto tra loro per circa un minuto e mezzo. In proporzione io, in una partita fra cinquantenni con la pancia, lo sarò stato non più di 30 secondi...
Ho fatto dei selfie? Sì, all' aperto. Chi non ne ha fatto uno questa estate con familiari o amici? Alla fine ci sono solo due verità, vuole saperle?».
Prego...
«Che sul Covid non ci si capisce niente e c' è anche tanta casualità. Ci si perde tra cariche virali e altro. Non saprai mai come e dove ti hanno attaccato il virus. E perché alcuni lo prendono e altri no. Ho dormito con mia moglie tutte le notti, ma lei è risultata negativa. Uno dei miei figli l' ha contratto, come me, gli altri quattro no e sono stati sempre insieme. Il fidanzato di mia figlia è stato contagiato e lei non ha nulla. E allora come si spiega?».
I giovani hanno vissuto in modo molto spensierato e sono stati tra i grandi diffusori del virus questa estate.
«Io non so come il virus sia arrivato a casa mia. Ma ragioniamo per ipotesi. I miei figli sono andati in discoteca? Sì. Erano aperte, era difficile impedirglielo. Quando ero immunodepresso non uscivano e stavano chiusi in casa per salvaguardarmi, ma io ora sto bene.
SINISA MIHAJLOVIC - FLAVIO BRIATORE - ANDREA DELLA VALLE - PAOLO BONOLIS - DARIO MARCOLIN - GABRIELE PARPIGLIA
Essere stato malato, non significa restarlo per tutta la vita. Se gli inevitabili assembramenti in discoteca erano davvero così pericolosi o i ristoranti al chiuso così rischiosi, allora sono stati sbagliati i decreti: quelle attività dovevano restare chiuse. Inutile intervenire il 20 agosto quando la frittata ormai era fatta. C' era necessità di far ripartire l' economia? E allora poi non giochiamo al tiro al piccione. Non avrei dovuto vivere con i miei figli, come ha fatto tutto il resto del mondo, per fare contento qualche benpensante?
Forse il Covid l' ho preso da mio figlio o forse da qualcun altro, ma non sono certo io il paziente zero. Magari è successo in aeroporto... Tanta gente è andata e tornata dall' estero, altra ha cambiato diverse località in Italia. Con pochissimi controlli. A Bologna quando ho preso il volo per Olbia non ce n' è stato nessuno, eppure l' Emilia Romagna è stata una regione molto colpita. In volo eravamo uno attaccato a un altro. Senza posti liberi. Era previsto questo?».
Mi deve ancora la sua seconda verità rimasta in sospeso...
«Che tutti giudicano e pochi possono permetterselo. Io e tutta la mia famiglia abbiamo fatto subito il tampone quando siamo tornati dalla Sardegna.Tanti rompono i cogl... puntano il dito, ma non fanno i test, e magari sono positivi asintomatici o hanno avvertito pure qualche lieve sintomo».
Perché secondo lei?
«Perché vogliono finire le vacanze in libertà e temono di dover restare chiusi a casa 15 giorni, come molti conoscenti che, dopo essere stati in Sardegna sono andati chi a Forte dei Marmi chi a Ponza. Io e la mia famiglia invece ci siamo sottoposti ai controlli e dobbiamo pure prenderci insulti o lezioncine? Allora è solo invidia e gelosia. Attaccare qualcuno ricco e famoso che posta foto dalla Costa Smeralda è più facile.
Se mi fossi chiamato Franco e avessi fatto un selfie con Alessandro, Massimo e Fabrizio, gente qualsiasi in qualsiasi località italiana va bene. Ma visto che mi chiamo Mihajlovic e gioco a calcetto con Andrea Della Valle e Bonolis o sono invitato a cena da Briatore e Vacchi, divento un untore o un irresponsabile. Lo stesso odioso meccanismo è scattato ora verso Berlusconi e i suoi familiari: faccio un grande in bocca lupo al presidente, è un leone, supererà anche questa».
Che conclusione ha tratto da questa storia?
«Non sono stato io a riaprire il Paese e non ho fatto nulla di sbagliato o contro le regole. Sono stato sfigato. Mi sono controllato, sono risultato positivo, ho fatto la quarantena, l' ho superato. Il resto è solo moralismo da quattro soldi. Dare sempre colpa al lupo, fa comodo alle pecore...».
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