Piero Valesio per “Il Messaggero”
E pensare che il Coni gli aveva già mandato la divisa olimpica. Jannik Sinner ha annunciato ieri che non farà parte della squadra italiana ai Giochi di Tokyo. La comunicazione urbi et orbi è arrivata ieri tramite Instagram: ma Filippo Volandri, capitano di Davis, lo ha appreso nella giornata di venerdì.
E dopo aver superato lo choc ha telefonato immediatamente al team di Lorenzo Musetti per comunicargli che sarebbe stato lui il sostituto di Sinner ai Giochi. Ricevendo però una risposta controversa: solo adesso ce lo dite?
A SORPRESA
La rinuncia di Sinner è arrivata davvero come un fulmine a ciel sereno. L'unico fra i convocati italiani che ha nutrito qualche dubbio sulla partecipazione ai Giochi è stato Fabio Fognini: ma dopo Parigi ha sciolto le riserve anche per l'idea di giocare il doppio targato Aniene con Matteo Berrettini. Poi qualcosa è successo.
Nella sua comunicazione urbi et orbi Sinner dice testualmente: «Rappresentare il mio paese è un privilegio e un onore e spero di farlo per molti anni. Ma adesso il mio obiettivo è diventare un giocatore migliore, in campo e fuori. Sono sincero con voi e spero potrete capire il mio ragionamento dietro a questa decisione».
Ma capire è difficile. Perché annunciare tale svolta a venti giorni dall'inizio dai Giochi mettendo giocoforza Musetti in una condizione perlomeno antipatica? Se l'intento era quello di lavorare alla grande per riprendere il filo del discorso dopo le batoste seguite alla finale di Miami perché non è stato pianificato tutto prima?
Inutile dire che si avverte forte il sentore di una scelta ispirata da ragioni diverse. Che qualcuno colloca nei rapporti non idilliaci fra Riccardo Piatti, coach di Sinner, e la Federtennis italiana, nonostante da qualche settimana i due soggetti siano tornati a collaborare.
Fatto sta che il danno di immagine è pesante, un po' per tutti. Il presidente del Coni Giovanni Malagò è rimasto sorpreso, nulla di più, innanzitutto dalla tempistica. Rinunciare al posto quando già si è ritirata la divisa, non il massimo.
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Malagò aveva pure fatto accreditare in extremis Piatti. Per lui (e per tutti) un azzurro che rifiuta i Giochi a una manciata di giorni dall'inizio della manifestazione è un nonsense. Ora si sta lavorando per andare incontro alle esigenze di Musetti. Il quale certo non ha gradito né i modi né i tempi di quanto è avvenuto.
Il perché è semplice. Lorenzo aveva già programmato la sua estate, avendo avuto garanzie di essere fuori dal quartetto italiano a Tokyo. Era iscritto a Bastad, Umago e Kitzbuehel. Poi avrebbe voluto fermarsi due settimane e riprendere sul cemento americano.
Ora, qualora accettasse la convocazione, dovrà sconvolgere tutta la programmazione. Accetterà, Lorenzo: perché ci tiene a rappresentare l'Italia e perché non ci tiene per nulla a passare per quello che non risponde a una chiamata d'urgenza a fini olimpici.
Anche se l'idea di fare da tappabuchi a causa di questioni altrui che non hanno molto a che fare col tennis lo ha fatto imbufalire. Ma le prossime ore saranno fondamentali per risolvere tutte le questioni aperte. Lunedì al Coni arriverà una risposta ufficiale.
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