Giulia Zonca per la Stampa
I numeri prendono il posto delle ombre nella sentenza della squalifica di Blatter e Platini.
Due anni dopo l' inizio dell' inchiesta che ha cambiato i vertici della Fifa ci sono le motivazioni, il capitolo finale scritto dal Tribunale dello sport che ha esaminato il ricorso. Il regno di un presidente che ha deciso le sorti del calcio per 17 anni non è crollato per colpa di un pagamento ambiguo da 1,8 milioni di dollari, ma per un sistema corrotto.
Pure se il Tas doveva limitarsi al singolo caso, alla scorrettezza etica, usa parole e cifre che inevitabilmente condannano l' intera gestione e non certo il singolo «irresponsabile» (definito così nel dispositivo) passaggio di soldi fuori controllo tra Blatter e Platini.
Secondo l' ex presidente dell' Uefa quello doveva essere un rimborso di stipendi mai ricevuti, ma l' indagine non solo non riesce a tracciare questa ipotesi, trova pure un' assicurazione, trasformata in fondo per gentile concessione.
Platini, come membro esecutivo Fifa, aveva diritto al 3 per cento del suo stipendio come accumulo pensione per ogni anno di lavoro. Lui occupava il ruolo dal 2002, ma Blatter nel 2015, a disastro in corso, ha reso la percentuale retroattiva e l' ha allungata di 4 anni, l' ha fatta partire dal 1998, senza accordi con il board o comunicazioni ufficiali: «Un regalo che non aveva nulla a che fare con eventuali debiti».
E pure i conti sulla cifra che secondo la ricostruzione della difesa Platini doveva riscattare non tornano. Quel debito sarebbe dovuto essere, in teoria, più alto, ma Platini chiede e ottiene due milioni di franchi svizzeri (1,8 milioni di euro), somma curiosamente simile a quella di un bonus ricevuto da altri alti dirigenti. Ed è qui che i giudici allargano l' inquadratura e svelano che a due giorni dal voto sull' assegnazione dei Mondiali, finiti poi a Russia e Qatar, tutto l' esecutivo ha intascato un premio di 180 mila euro. Per gradire. Per truffare, ormai cambia poco.
Le cariche sono venute giù, i Mondiali sono rimasti dove erano, incastrati l' uno all' altro proprio per essere indivisibili: nell' elezione, nella costruzione e nelle spese. A cantieri aperti non si possono cambiare le carte, neanche se sopra ci sono prove di scorrettezze e «extra abituali».
Le motivazioni del giudizio sono asciutte: «I sei anni dati a Blatter non sono sproporzionati, ma logici e giusti». Può darsi, resta il fatto che non lo hanno accusato di frode, solo di scorrettezza. C' era margine.
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