Estratto dell’articolo di Leonardo Coen per “Il Fatto Quotidiano"
Hollywood va a Parigi e porta via le Olimpiadi. Le prossime saranno sue, ed è la terza volta. Ci pensa il divo più emblematico: Tom Cruise nei panni di Ethan Hunt, l’agente della Mission Impossible Force.
Succede domenica sera, 11 agosto, allo Stade de France. Dove si svolge una cerimonia di chiusura protocollare e dimessa. Quasi riparatoria, dopo le polemiche seguite alla provocatoria, geniale e inclusiva cerimonia d’apertura che si è svolta lungo la Senna.
Siamo agli sgoccioli. Sul grande palco allestito nello stadio, Thomas Bach, presidente del Cio, consegna la bandiera olimpica alla settantenne Karen Bass, sindaca dem di Los Angeles. Quattro fari inquadrano Tom Cruise sul tetto dello stadio.
Irrompe la colonna sonora di Mission Impossible. Tom si cala rapido, come nei film della saga cinematografica. Molla l’imbracatura. Attraversa la folla in delirio degli atleti sciamati sul terreno dello stadio, rito di fine Giochi. Balza sul palco.
Avvicina la Bass, prende la bandiera, saluta e corre a perdifiato verso una moto nera di grossa cilindrata. In piedi sui pedali, sgasa. Schizza fuori dallo stadio. Altro che Los Angeles. I prossimi Giochi hanno l’imprimatur di Hollywood. Ne saranno il manifesto. Lo specchietto per le allodole degli sponsor.
Adieu, Paris! Ora tocca di nuovo a noi. Alla Mecca del cinema. Dei sogni. Delle avventure. Della fantasia. Ma anche delle illusioni. Dei melodrammi amarissimi, come quelli in agguato nello sport, dei campioni sul viale del tramonto (il Sunset Boulevard non è mai in estinzione).
Siamo diventati piuttosto accorti, nelle produzioni. Spendiamo per guadagnare, come abbiamo fatto nel 1984, varando la più economica e redditizia Olimpiade di sempre, l’unica che ha fruttato subito quattrini (75 milioni di dollari di utili agli organizzatori).
Non costruiremo un Villaggio Olimpico, ma ospiteremo gli atleti al campus dell’Ucla, una delle università più famose, ha promesso Casey Wasserman, presidente del Comitato organizzatore, “non abbiamo la Tour Eiffel, ma abbiamo le lettere di Hollywood”. Il fascino indiscreto del cinema… Come il minifilm di Tom Cruise, sugli schermi giganti dello Stade de France: eccolo scorrazzare per gli Champs Elysées, eccolo mentre s’infila con la moto nella pancia di un grosso Hercules militare da trasporto.
Rotta sulla California. Ora è giorno. L’aereo sorvola le colline di Los Angeles. Cruise si prepara al lancio in caduta libera. Atterra perfettamente a due passi dall’immortale scritta Hollywood. Tra la “y” e la “w” campeggiano i cinque cerchi delle Olimpiadi. Tom sventola la bandiera. Inquadratura successiva. Tom arriva al Coliseum, lo storico stadio olimpico di Los Angeles del 1932. […]
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