1 - LE IDEE DI SPALLETTI SONO RIMASTE TALI
Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera” - Estratti
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Non c’è stato gioco, di nessun tipo, né relazionale né liquido, gli azzurri si sono semplicemente sciolti, se è vero che la metà campo l’abbiamo superata poche volte nel secondo tempo. I rinvii dal fondo per far partire l’azione sono stati sintomatici, l’unico tiro nello specchio all’85’, il tacco di Cristante dopo angolo (contro nove) lo è stato ancora di più.
Può finire, forse, solo così quando c’è una differenza talmente netta di qualità e talento, che l’1-0 non rende neanche nelle sue reali dimensioni (e di cui dobbiamo ringraziare solo Donnarumma): straripanti, da una parte, spariti anche da chi ne dovrebbe avere almeno un po’, dall’altra. La nostra. Il dominio (21 tiri complessivi contro tre) è stato tale che a nessuno verrà in mente di parlare di sfortuna per l’autorete di Calafiori che sembra solo la conseguenza logica di un assedio ininterrotto.
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Se gli altri hanno più qualità, se le lezioni tattiche restano sulla lavagna, ci puoi provare con il coraggio e la forza di volontà, ma non sempre bastano, soprattutto se gli spagnoli sono competitivi anche in agonismo. Non sono solo belli, insomma. Gigio che nel calcio d’angolo finale cerca il gol dopo averne salvati tre o quattro, è sintomatico della nostra volontà.
Abbiamo avuto solo quella. Se la Spagna doveva dirci a che punto siamo nella nostra crescita, siamo molto indietro. Ma a volte le idee devono avere il loro tempo per attecchire e poi fioriscono tutte assieme.
2 - SPALLETTI SI DEVE ARRENDERE «LORO SONO STATI PIÙ FORTI, NOI ANDIAMO AVANTI»
Carlos Passerini per il “Corriere della Sera” - Estratti
In piedi, le mani in tasca, la delusione sul volto, il ghigno tirato, il passo lento. Non è contento, Luciano Spalletti, non può esserlo.
La immaginava diversa, questa notte. Se si trattava del primo grande esame della sua Italia, l’abbiamo fallito. «La differenza l’ha fatta la freschezza, loro erano molto più freschi di noi, noi abbiamo ritardato troppo le letture — ammette —. La chiave del problema è sempre la stessa: eravamo sotto livello per reazione, in accompagnamento, nel ritornare sui retropassaggi, nel guadagnare posizioni basse. Ci hanno creato problemi con le loro scelte».
«Dovremo essere bravi a togliergli il pallino, sennò diventa difficile» aveva avvertito prima del via. Ci aveva visto giusto: non ci siamo riusciti ed è stata una sofferenza.
«Quando ho messo 3 o 4 giocatori più freschi, siamo stati più intensi, abbiamo creato situazioni che ci potevano portare al pareggio — aggiunge il c.t. azzurro —. Ma loro sono stati molto più forti di noi, hanno vinto meritatamente. Troppo netta la differenza. Forse dovevo far recuperare di più la squadra, abbiamo dato un giorno e mezzo. Siamo stati vittima delle loro riaggressioni, sbagliando tanti passaggi anche facili».
Infine, una riflessione sulla prossima partita, lunedì a Lipsia contro la Croazia, che sarà decisiva per il cammino azzurro: «Dipenderà da come ci si arriva noi, la differenza la facciamo noi con le nostre scelte. Se non le abbiamo, non abbiamo scelte».
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