1. LA VITTORIA DI DOMINIK PARIS
Pista olimpica, pista esigente, spettacolare, pista che solo i più grandi tra gli uomini-jet hanno saputo domare. E il più forte ce l'abbiamo noi: la Stelvio di Bormio è di Dominik Paris, per la sesta volta in discesa, davanti a Mario Odermatt e Niels Hintermann. Un record, quello delle sei vittorie, che porta Paris sull'Olimpo della specialità, mai nessuno, in Coppa del Mondo, era riuscito a vincere tante volte sulla stessa pista nella disciplina regina.
In passato Aksel Lund Svindal, è stato sei volte re nel superG di Lake Louise. E la stessa impresa porta la firma, in gigante, di Ted Ligety e del fenomeno Marcel Hirscher, a segno 6 volte rispettivamente a Kranjska Gora e sulla Gran Risa in Alta Badia.
La discesa ha avuto fior di campioni. Paris supera lo svizzero Didier Cuche, il despota di Kitzbuehel, che sulla Streif vinse la quinta e ultima volta a 14 anni dalla prima. Dominik , che a Bormio ha vinto anche un superG aumentando il bottino a 7, sembra appena tornato da una passeggiata di salute: "Non so come ho fatto, ho dato il massimo, sapevo di dover dare tutto e l'ho fatto - ha detto l'azzurro, che ha ricevuto i complimenti di Tomba nel parterre -. Su questa pista mi sento sempre bene, sicuro. Il SuperG? Beh speriamo...". Ora l'Olimpiade: "Spero di crescere e migliorare ancora verso Pechino, certo, la fiducia c'è e speriamo che cresca ancora".
LA GARA
L'austriaco Vincent Kriechmayr apre la gara con una prova davvero impeccabile che fa quasi sembrare "semplice" la discesa olimpica che richiede potenza, velocità e lucidità fino all'ultimo centimetro di neve. E dire che le due prove lo avevano visto arrivare oltre il 40° posto e invece sulla pista illuminata dal sole, condizioni totalmente diverse rispetto alla ricognizione del mattino, col nevischio e poca luce, l'austriaco si è trovato perfettamente a proprio agio.
Il norvegese Kilde, sceso col numero 7, prende il vantaggio a metà gara, ed è un testa a testa col cronometro fino al salto finale quando il norvegese riesce a prendere il comando e chiudere davanti all'austriaco per 6 centesimi. Ma lo svizzero Odermatt parte fortissimo, prende il vantaggio da subito, e all'ultimo intermedio ha un secondo di vantaggio, lo tiene fino alla fine e mette in cassaforte il podio. Tocca a Dominik Paris, col 9, parte carico, solo una piccola incertezza sul curvone verso Fontanalunga e poi attacca e prende il vantaggio.
Al 4° intermedio è avanti di 55 centesimi , al salto di San Pietro arriva perfetto e tiene i suoi 56/100. La parte finale è durissima, chiude con 24/100 di vantaggio e va al comando, nessuno lo prende più. Grande gara di Matteo Marsaglia che termina 9° a +1"33, Mattia Casse invece è 16° a 1"94. Indietro Innerhofer, a 3"35 dal compagno di squadra. Domani e dopodomani, sulla pista valtellinese si disputano due superG.
2. DOMINIK PARIS
Daniele Sparisci per www.corriere.it
Bisognerebbe creare un’area protetta. Per metterci dentro Dominik Paris, studiarne ogni movimento e capire come allungargli la carriera. Ultimo rappresentante della razza azzurra degli uomini-jet, categoria a rischio estinzione. Trentadue anni per 102 chilogrammi su un metro e 83 centimetri, ai discorsi ha sempre preferito il fischio delle lamine sul ghiaccio.
Colleziona successi: miglior discesista italiano di sempre (16 vittorie, più altre 4 in superG), all’inizio era lo «slittone» perché andava forte solo sui tratti dritti. Ricordi lontanissimi, la volontà e la crescita tecnica lo hanno trasformato in una «macchina» completa. «Vincere con quel distacco, recuperare così tanto al tempo già ottimo di Odermatt, significa che sta bene non solo di fisico ma anche di testa, che è libero» sorride Alberto Ghidoni, direttore tecnico delle discipline veloci della Nazionale.
Il motore di Domme è tornato ai livelli magnifici di prima dell’infortunio al ginocchio del 2020, segnali importanti ne aveva già dati: aveva vinto l’anno scorso in Coppa del Mondo, la libera di Garmisch a febbraio, ma poi era uscito a mani vuote dai Mondiali di Cortina.
Questione di pochi «giri» mancanti, averli ritrovati a meno di quaranta giorni dai Giochi di Pechino è un’ottima scoperta. Il tecnico azzurro se lo aspettava: «Era già tornato la scorsa stagione, a Cortina era da medaglia. Quest’anno non aveva iniziato bene, ma se da adesso in poi sale di condizione è ancora meglio».
IL DISCESISTA FENOMENO
Ci mette un po’ a prendere il ritmo, è una sua caratteristica: odia sciare d’estate come fanno gli altri atleti, per esempio. Soffre il caldo e i dolori dei piedi gonfi: «Perciò è normale che all’inizio non sia al top». Poi quando arrivano le «classiche», come Bormio, Paris c’è. «Anche se in superG è ancora un po’ indietro, lì non ci aspettiamo di vincere. Non ha ancora un buon equilibrio, deve trovare la posizione ideale».
Lavorerà anche su questo pensando alle Olimpiadi, l’obiettivo di una vita da centrare su una pista sconosciuta: «Vento, neve sporca — spiega Ghidoni— sarà un’incognita per tutti e il meteo potrebbe giocare un ruolo decisivo». Ma un Domme al 100%, come quello di martedì a Bormio, non deve temere nulla: «Se sta bene, se si sente sicuro, è libero di prendersi dei rischi in più seguendo nuove linee. A lui piacciono la velocità, i salti, mi ricorda molto Ghedina. “Ghedo” era più estroso, se la giornata era buona faceva grandi cose, se era storta era storta».
Fuori dalla pista non potrebbero esserci due caratteri più diversi, per Ghidoni comunque esistono ulteriori margini di miglioramento e passano per la testa: «A volte dovrebbe rimanere più freddo mentalmente, in gara».
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