Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
Per un' ora è stato forse il Milan migliore della stagione. Aveva idea e voglia di giocare, anche contro un avversario che è sempre rimasto un gradino più in alto. Poi è stato come travolto dalla sua meraviglia, stupito di essere quasi una buona squadra e sentendo di colpo tutta la fatica che questo gli era costato. Pioli aveva appena finito di dire che l' obiettivo è la Champions.
Io credo che il Milan dovrebbe essere lasciato libero di compiere liberamente il suo salto all' indietro, senza obbligarlo ad essere quello che non è. È il modo migliore per capire fino in fondo la malattia. Che non è vedere Paquetà nella zona di Gullit o Leao in quella di Van Basten: è che questo tipo di Milan perde ancora 160 milioni a stagione. Il Milan ha vinto 4 partite su 11, contro Brescia, Verona, Genoa, Spal. Ha perso sei partite, ogni volta che l' asticella si è appena alzata. Non è più un problema di stagione, è una realtà che si rivela con qualunque allenatore ed ogni schema possibile. Adesso è a otto punti perfino dall' Europa League, manifestazione che è stato costretto a lasciare per i suoi debiti.
Qualcosa di inaudito che è stato venduto come un' idea. Silenzio. Ora facciamo silenzio.
Lasciamo che i territori del Milan riflettano su quello che sta succedendo senza portare sempre tutto sulla nevrosi del risultato.
Quello non c' è più. È la Lazio intanto che ritorna. È la stessa squadra da anni, compra poco, sbaglia meno. Immobile vincerà forse la sua terza classifica dei marcatori, come Riva, Pulici, Signori, Platini. Nessuno ha fatto meglio. Siamo davanti a un grande giocatore misterioso che fuori dall' Italia non entra nel gioco. Perché non è un centravanti, è una prima punta, tutto molto diverso. E alla nazionale serve un centravanti. Per questo Conte faceva giocare Pellè, il suo Lukaku della porta accanto. Tre squadre delle prime quattro attuali per statistica andranno in Champions. Due abbondanti delle ultime tre andranno in B. Le stagioni del calcio sorprendono, ma alla fine si smentiscono raramente. A proposito di sorprese, ogni gol del Verona vale due punti, sette per 15 punti.
Fosse una regola, l' Atalanta avrebbe 60 punti.
Invece è stanca. A memoria credo che il Cagliari non fosse così in alto dai tempi di Riva. Gioca benissimo dentro uno schema raro: corre sapendo dove andare.
IL CALCIO FACCIA PULIZIA GLI STRUMENTI ORA CI SONO
Maurizio Crosetti per la Repubblica
Puntiamogli addosso i radar sonori, staniamoli, andiamoli a prendere uno per uno. Schediamo le loro voci per non doverle sentire mai più.
Smascheriamoli col riconoscimento facciale.
Denunciamoli. Il calcio vada dai magistrati e faccia come la Juventus: nomi e cognomi dei delinquenti, e poi a processo. Le tecnologie ci sono, le leggi anche. Non è possibile che uno Stato capace di distruggere il terrorismo e decapitare la mafia non sappia catturare, giudicare e punire i razzisti da stadio.
Il tempo della sacrosanta indignazione è finito. Il calcio dimostri di essere diverso da troppa Italia sempre più becera e razzista e ormai orgogliosa di esserlo. Perché ormai succede ovunque, succede sempre.
Sabato i cori dell' Olimpico, il fuoco, il Vesuvio, ancora Napoli offesa. Ieri, il bresciano Balotelli a Verona. Erano tanti, i selvaggi? Erano pochi? Erano, e basta. Basta l' ha detto anche lui, e voleva andarsene: l' hanno trattenuto. La sua faccia raccontava tutto, il bambino ferito che Mario è stato, il colore della pelle vissuto come un oltraggio. Ma un giorno il calcio uscirà da certi stadi, stop, partita finita. E non sarà una resa. Che vergogna le parole del presidente del Verona, Maurizio Setti: «A Verona i tifosi sono ironici, non razzisti. Hanno un modo di fare simpatico per prendere in giro la gente».
Perché è quasi sempre così che funziona: nessuno ha sentito, goliardate, esagerazioni mediatiche, e poi la giustizia sportiva che non giustizia nessuno. Punizioni contro i cori di Cagliari a Lukaku? Zero.
Sanzioni per le offese di Verona a Kessié? Meno di zero. Ora vediamo che succede per Balotelli, forse chiuderanno la curva del Bentegodi, quello spicchio preso a pallonate da Mario, o magari no. Dovrebbero mettere Ponzio Pilato, come giudice sportivo.
Si faccia come si è fatto con i criminali mafiosi, con gli assassini rossi e neri: si cerchino i pentiti, si dia motivazione ai collaboratori di giustizia. Anche questo è già previsto, già possibile: niente responsabilità oggettiva per i club che davvero facciano cose concrete per combattere il vecchio e nuovo cancro delle gradinate. Si aiuti chi denuncia, chi trova il coraggio dell' impopolarità e della battaglia con il peggio che nel tempo si è cresciuto in casa.
Papà e mamme, nonni e bambini alla partita come al cinema, al circo, al parco divertimenti: verrà quel giorno. E insieme a loro, il tifo appassionato, qui mica vogliamo lo stadio come un pollo freddo. Vogliamo i delinquenti fuori, solo questo. I neonazisti, gli 'ndranghetisti ricattatori, i marci. Succederà.
MASSARA MALDINI PIOLI GAZIDIS BOBAN immobile pioli 4