Emanuela Audisio per la Repubblica - Estratti
Per molto più di un pugno di dollari. Anzi per 50mila. Per la prima volta nella storia olimpica chi vince avrà non solo l'oro (al collo), ma anche i soldi (in tasca). Dopo 128 anni l'Atletica decide di dare un valore alle sue medaglie. «Il mondo è cambiato, è giusto che lo sport ricompensi le sue star».
Lo ha deciso Sebastian Coe, presidente di World Athletics: a Parigi i vincitori riceveranno 50.000 dollari e, in futuro, a partire da Los Angeles 2028, ci sarà un premio sempre in denaro per gli altri due sul podio. «Non ho parlato con il presidente Cio, Thomas Bach, ma spero apprezzerà la mia scelta».
Il Cio ha sempre assegnato medaglie e mai soldi a chi sale sul podio. È il cambiamento di una prospettiva: tu ti devi meritare i Giochi, ma anche i Giochi devono meritare te. E il fatto che l'iniziativa parta dall'atletica, sport leader delle Olimpiadi, è anche il segnale che lord Sebastian Coe, due volte campione olimpico dei 1500 metri, si prepara a lanciare la sua campagna elettorale per succedere a Bach. World Athletics, ex Iaaf, ha già introdotto premi in denaro per i Mondiali e per la Diamond League e sarà la prima federazione internazionale a distribuire i 2 milioni e 400 mila dollari tra i 48 vincitori delle specialità, comprese le staffette (somma divisa per quattro).
Sempre Coe: «Un viaggio iniziato nel 2015 destinando il denaro che riceviamo dal Cio per l'Olimpiade allo sviluppo del nostro sport. Sono gli atleti a fare dei Giochi uno spettacolo globale ed è giusto che, al di là del valore di un oro olimpico, siano loro a ricevere parte delle risorse che generano con il loro impegno».
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Jesse Owens, quattro ori nel '36 a Berlino, per campare si ras segnò un numero da circo: correre contro i cavalli. Nel '60 a Roma dietro l'americana Wilma Rudolph e prima di Giuseppina Leone sui 100 metri arrivò l'inglese Dorothy Hyman, bronzo anche nei 200. Di ritorno a casa Dorothy, minatrice dello Yorkshire, scrisse un libro sulla sua vita. Accettare denaro in cambio del racconto? Vergogna, non si fa, squalificata.
Ai Giochi di Londra '48 il primatista mondiale dei 1500, lo svedese Gunder Hägg e il suo compagno Arne Andersson non poterono partecipare. Entrambi espulsi dall'atletica perché avevano corso in meeting qualche in cambio di soldi. David Burghley, marchese di Exeter, aristocratico vero (un suo avo era stato segretario di Elisabetta la Grande), secondo presidente della Iaaf, negli anni 70 si opponeva alla diaria di 8 dollari per gli atleti ai Giochi. «Un'esagerazione». Ora Coe vendica e rilancia.