DANIELE SPARISCI per il Corriere della Sera
Venti giorni al primo Gp della stagione, per mesi Jean Todt ha lavorato per stilare protocolli, nuovo calendario e nuove regole. In videocollegamento il presidente della Fia vede opportunità e cambiamenti anche da una crisi senza precedenti.
Prendeva centinaia di voli l'anno, come si è sentito in questo periodo?
«La natura umana è fatta per mutare, come il camaleonte. E per abituarsi, anche alle situazioni spiacevoli. Mi sono reso conto di essere felice e fortunato, altri purtroppo non lo sono stati. Da questa vicenda usciremo cambiati».
Si riparte il 5 luglio in Austria, come?
montezemolo todt schumi barrichello
«Grazie al lavoro di squadra. Avevamo il dovere di cercare di risolvere i problemi. Anche se erano problemi mai visti. Insieme a Chase Carey e al suo gruppo lavoriamo gomito a gomito, pure con le squadre. Abbiamo approfittato di questo periodo per pensare la F1 del futuro. In gioco non c'era solo questa stagione, ma molto di più».
Budget tagliati e sviluppo limitato, qualche malumore fra le grandi squadre. Non sarà una F1 troppo semplice?
«Dovevamo essere ambiziosi per raggiungere risultati indispensabili per la F1».
Perché indispensabili?
«Con i costi di prima era insostenibile. Ed era troppo ampio il divario fra grandi team, medi e piccoli».
La Ferrari valuta di correre anche in altre categorie, secondo lei è un buon segno?
«Sono sempre costruttivo e ottimista. Che senso aveva spendere più di mezzo miliardo l'anno? Nessuno, e non era sano per lo sport. Ci sarà un aggiustamento negli organici dei team, come in tutti i settori economici. Dovevamo adattare la F1 a questa nuova situazione allucinante, era una questione di sopravvivenza».
Sarebbe contento di vedere la Ferrari a Le Mans?
«Certo, mi farebbe tornare giovane. Allora i piloti correvano ovunque. Jim Clark e Jochen Rindt nello stesso fine settimana partecipavano in più categorie. Battaglie uniche, un week end a Le Mans c'era il duello Ford-Ferrari. In quello successivo gli stessi uomini si sfidavano in F1, personaggi straordinari».
Tipo?
«Mike Parkes, ingegnere e pilota. John Surtees, campione sia in moto che in auto, e Stirling Moss. Un'epoca splendida».
Vede le premesse per ripeterla?
«Sarei felice di vedere Ferrari, Mercedes, Red Bull con un costruttore sfidarsi a Le Mans con le "Hypercar"».
C'è spazio per un secondo Gp in Italia, al Mugello non si è mai corso. Le piacerebbe?
«Dobbiamo cogliere questo periodo diverso per raggiungere obbiettivi normalmente irraggiungibili o quasi. Bisogna essere creativi anche sul calendario, non solo in F1 ma in tutte le discipline. Dai rally alla Formula E».
Lei spinge molto per un automobilismo ecologico. Con la crisi non teme tagli agli investimenti «verdi»?
« L'esatto opposto. Il mondo ormai è molto sensibile al cambiamento climatico. Sei anni fa abbiamo introdotto i motori ibridi, che disastro sarebbe ora la F1 se fossimo rimasti ai motori di una volta? Siamo a un bivio: la mobilità sta cambiando e il motorsport per sopravvivere deve essere sempre più un laboratorio, per ambiente e sicurezza».
A proposito di messaggi sociali, Lewis Hamilton è in prima linea. Fa bene a esporsi così?
«Massimo rispetto, anche la Fia è molto attiva sui diritti umani».
Torniamo alla pista. Previsioni su questo campionato?
«Chi era forte resta forte. Non avendo girato sarà interessante capire il lavoro dei motoristi senza riscontri dalla pista. Ci sono sempre varianti imprevedibili».
Bocciata la proposta di modificare il format delle qualifiche. Dispiaciuto?
«Un momento così offre delle opportunità. Fare due Gp sulla stessa pista consentirebbe di fare altri tentativi. La gara sprint era una possibilità, non è passata perché serviva l'unanimità delle squadre (la Mercedes era contraria, ndr ), ma non è ancora detto che non troveremo altre idee innovative».
Per esempio?
«Ci faccia lavorare».
Vettel-Ferrari, sorpreso dall'addio del tedesco?
«Non non me la sento di giudicare. Dico solo che è un pilota di grande talento e non ha ancora una macchina per il 2021. Spero per lui e per la F1 che l'avrà».
La Ferrari scommette su Leclerc-Sainz, una coppia giovane. Non è un azzardo?
«L'automobilismo è una combinazione fra uomo, macchina e squadra. L'unica alchimia che può funzionare è quella che unisce tutto per vincere. Senza uno di questi elementi gli altri non funzionano, lo abbiamo già visto».
Quando?
«Senza la macchina non hanno vinto né Alonso né Vettel. Sebastian ha vinto quando aveva la vettura competitiva (con la Red Bull, ndr ). Lo stesso per Schumacher. Quando è arrivato alla Ferrari nel 1996 ha dovuto aspettare fino al 2000 per il titolo. Puoi avere il talento, ma se non hai mezzo, team, affidabilità, no ce la fai. Bisogna mettere insieme tutto».
E quanto ci vuole? Lei ci ha messo un po' ma poi ha aperto un ciclo.
«Ci pensavo prima: nel 1997 abbiamo perso all'ultima gara, nel '98 pure, e nel '99 anche ma almeno abbiamo conquistato il Mondiale costruttori. Poi sono arrivati gli anni belli. Se non ci siamo riusciti prima è perché non c'era il giusto mix».
Hamilton può raggiungere i 7 titoli di Schumacher, che effetto le fa?
«Mi suscita ricordi personali, di un bel periodo. Ma i record sono fatti per essere superati, e i tempi di adesso sono diversi da allora. Detto questo, Mercedes e Hamilton lavorano in modo straordinario». Continua a pregare per il suo amico Michael?
«Ovviamente, prego sempre per lui».
Quando vedremo il figlio Mick in F1?
«Spero che faccia una buona stagione in F2. Gli auguro ogni bene. È intelligente, maturo e umile. Penso che farà carriera».
Come si decide chi fa il secondo pilota? Sainz ha detto che non sarà la spalla di Leclerc.
«Lo chieda a Binotto non a me. Numero uno, numero due. Sono tutte c... Chi sta davanti all'altro dopo 4-5 gare stabilisce le gerarchie. Vale in tutte le squadre».
Lei è stato criticato per la gestione dell'inchiesta sui motori Ferrari del 2019. In giro si dice che abbia scelto la linea morbida perché suo figlio Nicolas è il manager di Leclerc. Come risponde?
«Sono chiacchere inevitabili, oggi giorno ne dicono di nuove. Funziona così, durano una settimana e poi si passa ad altro. La verità è che quando ho accettato questo incarico sapevo di dover prendere i lati postivi e anche quelli negativi. La mia coscienza è pulita, per me è importante soltanto essere trasparente con i membri della Fia, l'etica. Il resto fa parte del mio ruolo, incluse le voci spiacevoli».
Quindi quel caso lo affronterebbe esattamente come prima?
«Sì. È stato gestito con professionalità e trasparenza seguendo le regole. E poi su tante cose devo prendere le decisioni sulla base di quello che mi viene suggerito da chi contribuisce a darmi le informazioni, non agisco completamente da solo».
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