Da gazzetta.it
Il Messico dura 25 minuti, poi viene fuori il Brasile e per il Tricolor è notte fonda. Niente goleade, ma di questi tempi e in questo Mondiale basta e avanza anche un semplice 2-0. E così Neymar non raggiunge a Formentera in vacanza Muller, Messi, Ronaldo e Iniesta.
No, lui resta in Russia, segna il gol vincente e porta i suoi ai quarti, venerdì alle 20 a Kazan contro la vincente di Belgio-Giappone. Nel finale chiude i giochi Firmino (entrato nella ripresa). È il terzo 2-0 consecutivo verdeoro, una garanzia ormai. Per Osorio qualche rimpianto: andavano sfruttati di più e meglio quei super 25' iniziali in cui i suoi avevano fatto ballare i verdeoro.
45' A DUE FACCE — Pronti, via ed è subito un sorprendente Messico che va a mille e scopre qualche pecca verdeoro con aperture veloci e precise e quei tre là davanti (manca Layun nei primi 45', ma Lozano, Vela ed Hernandez bastano e avanzano) pronti a far male ad Alisson. E per poco non ci riescono, manca solo la precisione nell'ultimo passaggio. Il Brasile soffre, o semplicemente studia l'avversario. In effetti dal 25' entra in partita Neymar con una serpentina delle sue e da lì è un'altra partita: il Tricolor si rintana nella sua metà campo alla ricerca della ripartenza giusta (che non arriva) e i brasiliani sempre più vicini ad Ochoa e pericolosi: il portierone para quel che arriva, ma Coutinho e Gabriel Jesus dovrebbero aggiustare la mira per risultare letali a questi livelli. Al 45' è ancora 0-0 ma il pubblico di Samara applaude lo spettacolo.
GLORIA NEYMAR — Nella ripresa Osorio cambia, dentro Layun per Marquez ma il nuovo entrato non va, come consuetudine, sulla trequarti, si sistema sulla fascia destra, terzino: per un motivo ben preciso, Alvarez, titolare del ruolo, è già ammonito e non potrebbe più fermare con le cattive Neymar, meglio spostarlo nel mezzo. Ma non basta, ormai il Brasile ha cambiato marcia e al 6' va in vantaggio con l'affondo di Willian sulla sinistra, il cross perfetto e la scivolata vincente di Neymar (sotto gli occhi di Al Thani, emiro del Qatar e proprietario del Psg). Il risveglio del centrocampista offensivo del Chelsea dopo un primo tempo soporifero è la causa del cambio di passo verdeoro. Osorio cambia ancora, prova con Jonathan dos Santos, intanto Tite perde per i quarti Casemiro, ammonito (era in diffida).
Willian prosegue il suo show personale ma Ochoa è l'ultimo a mollare e continua a respingere quel che può. Negli ultimi minuti (e dopo un accenno di rissa per un pestone non punito di Layun a Neymar) il Messico prova a rimontare ma questo Brasile è solido e con Thiago Silva, Miranda e Alisson è dura far gol. Nel finale, inevitabile, arriva pure il gol del "solito" 2-0 verdeoro con l'ennesima perla di Neymar, trasformata in oro da Firmino (appena entrato) dopo il tocco di Ochoa. Il Tricolor molla e sugli spalti - al triplice fischio finale dell'italiano Rocchi - parte il Samba.
2. IL MONDIALE DEL PSG
Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera
Kylian Mbappé non ha ancora preso la patente, ma si è già messo al volante della squadra favorita del Mondiale. Che per il momento non è la sua Francia, ma il Paris Saint Germain: con Cavani, Neymar, Thiago Silva e Meunier, una delle colonne del Belgio, la compagnia per il viaggio non manca di certo. La doppietta di «Mbebé» ha costretto il suo compagno Di Maria a salutare il Mondiale.
Ma l' argentino è comunque andato in gol sabato, scatenando l' esultanza dell' account Twitter ufficiale del club parigino, con relative polemiche sulla «francesità» del club.
La multinazionale di proprietà qatariota, sempre impegnata a rispettare faticosamente i parametri del fair play finanziario si sta dimostrando, anno dopo anno, incapace di avvicinarsi alla vittoria della Champions League (miglior risultato, i quarti di finale del 2017). Eppure ha soppiantato il Real di Ronaldo, Kroos, Ramos e il Barcellona di Messi tra i club che hanno ancora gran parte dell' argenteria ben esposta in Russia. Diventando così la squadra del momento soprattutto per l' enorme paradosso che incarna, sempre di più: come è mai possibile che un club composto da giocatori del genere, non riesca a vincere fuori dai confini francesi?
Le cause evidentemente sono tante: la mancanza di tradizione a certi livelli, una guida tecnica non sempre all' altezza (via lo spagnolo Emery adesso ci prova il tedesco Tuchel), uno spogliatoio troppo piccolo per tutto l' ego che deve contenere. E un' assenza di leadership, anche societaria, che non trasmette la coesione e l' identità necessaria ai giocatori, che sono aziende a sé stanti: lo stipendio di giugno incassato pochi giorni fa è stato di 2 milioni (netti) per Neymar, 1.2 per Mbappé, 800 mila euro per Cavani e Thiago Silva.
Uno stimolo sostanzioso, ma evidentemente non sufficiente per portare avanti in Champions il Psg, quest' anno fermato agli ottavi dal Real di Ronaldo. Anche per questo nelle prossime ore sarà dato l' annuncio dell' arrivo di Gigi Buffon. Che potrebbe anche «portarsi dietro» l' amico Leonardo Bonucci, compagno di tante battaglie con la Juve e la Nazionale, visto che il nuovo tecnico dei francesi punterà sulla difesa a 3.
Ma basterà per portare lo spirito giusto a Parigi? Quello che Mbappé, Cavani e Neymar trovano in Nazionale è sicuramente diverso: è come se il Psg fosse il «dovere» e giocare per il proprio Paese e il proprio popolo fosse il «piacere».
O una missione più grande, anche del proprio stipendio, come dimostrano i premi devoluti in beneficenza da Mbappé. Edinson Cavani, che è a rischio per la sfida con la Francia per un fastidio al polpaccio sinistro, proverà a recuperare: al Psg, incupito dal dualismo con Neymar che gli ruba i rigori sotto al naso, può contare su un macchinario per la crioterapia da 80 mila euro, in Nazionale invece utilizza la borsa del ghiaccio. Col sorriso. Come fosse in famiglia.