Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, nel segmento forse il più bello della storia dell’umanità_ ossia lo sport agonistico _ ci sono state delle ere, dei periodi dominati da un campione sovrumano. Nella storia del basket c’è stata l’era Michael Jordan, nella storia del ciclismo l’era Fausto Coppi, nella storia del motociclismo l’era Valentino Rossi (appena conclusasi), nella storia dell’atletica leggera l’era Usain Bolt, nella storia del tennis l’era Roger Federer.
Sempre per restare al tennis, credo che stasera 13 novembre 2021 sia la data di nascita di una nuova era, dominata dallo spagnolo Carlos Alcaraz, che ha appena vinto le Finals del torneo riservato ai giocatori sotto i 21 anni. E’ un diciottenne brufoloso, di dieci o quindici centimetri più basso di campioni suoi avversari che vanno oltre il metro e 95, fisicamente non ha nulla del superman, proprio nulla.
Detto questo non credo che da qui a poco qualcuno munito di una racchetta potrà dargli il minimo fastidio; con un fucile mitragliatore forse, ma deve mirare bene. Non è che lui gioca a tennis, lui spara bordate inaudite da qualsiasi posizione, di diritto e di rovescio, e magari dopo quattro o cinque di quelle fucilate fulminanti ti pennella una smorzata che ti raccomando.
Le sue prime palle di servizio vanno a oltre 215 chilometri orari. Non c’è un colpo che lui tiri come ad attendere, ogni colpo è destinato a uccidere agonisticamente il suo avversario. Se quello gli gioca una palla che lo costringe a rincorrerla e giocarla apparentemente in difesa, altro che difesa: lui spara una bordata al modo di una controffesa. Mai visto, mai visto nulla del genere. Crepi il lupo, mirabile Carlos.
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