Oh oh. Questa è la semifinale spettacolare che ci meritavamo.
Agonismo, colpi fenomenali. E i continui sorrisi tra Sinner e Alcaraz (che rivalità meravigliosa)
La bellezza di questo scambio nel 5° game del 2 set? Da stropicciarsi gli occhipic.twitter.com/E4eXUSQtzO#IndianWells
— Lia Capizzi (@LiaCapizzi) March 17, 2024
Estratti di Gaia Piccardi e Maria Strada per corriere.it
Cactus e nuvole. Jannik Sinner non trova la sua America dopo il temporale, domina un set ma poi Carlos Alcaraz gli scatena sulla testa la tempesta perfetta, rimandando il sorpasso in classifica.
Jannik è battuto in tre set (1-6, 6-3, 6-2) nel match che valeva doppio: finale di Indian Wells, il primo Master 1000 della stagione, e garanzia della seconda posizione nella classifica mondiale dietro quel che resta di Novak Djokovic, il re quasi maturo per abdicare. Il viceré resta Carlos (chissà ancora per quanto), che domenica difenderà il titolo (contro il russo Medvedev o l’americano Paul).
Prima delle ostilità, Jannik e Carlos si danno il cinque. Poi ognuno per sé e il dio del tennis per tutti. È la partita più attesa della stagione, un Ok Corral nel Far West della California che promette sudore e pallottole. Invece degli indiani, però, ci si mette la pioggia. Sul 2-1 Sinner (senza palle break), interruzione: Jannik, da gentiluomo sudtirolese, ospita la raccattapalle sotto il suo ombrello, poi il giudice arbitro manda tutti nello spogliatoio.
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Al quarto game del secondo set, ecco la reazione dello spagnolo: attacco di dritto e volée che riapre la partita (3-1 Alcaraz), ogni punto è spettacolare o perlomeno lottatissimo, dopo un cheek to cheek a rete scambiandosi angoli acutissimi quei due se la ridono: pubblico in visibilio. Calano gli errori, decolla lo show, affidato al funambolo di Murcia e allo scienziato di Sesto Pusteria, gli opposti che — inevitabilmente — si attraggono. Sul 4-2 e sul 5-3 Jannik può riprendersi il malloppo: in occasione della prima palla break è troppo frettoloso, sulla seconda è un mago Alcaraz (passante di rovescio millimetrico sulla riga). 6-3 meritato, con il ricamo della palla corta. Adesso è un altro Alcaraz.
È calata la percentuale di prime di Sinner (65%), è salita quella di Alcaraz (69%). Urge ritrovare la prima, per tenere sotto pressione l’ossesso. Con l’obiettivo di martellare l’avversario sull’angolo destro, il barone rosso sparacchia via tre dritti e si tocca il polpaccio della gamba sinistra. C’è una palla break per Carlos, che Jannik cancella andando a rete (smash). Cahill, forse per accorciare gli scambi e sorprendere lo spagnolo, gli consiglia – se se la sente – di provare il serve and volley. Invece l’azzurro sbaglia il quarto dritto del game, aprendo la porta al vento del deserto. Alcaraz la spalanca con un calcio ed entra (2-1), con Jannik che si tuffa per parare una volée d’istinto dell’avversario, battendo gomito destro e mano per terra. Niente di grave, ma la botta c’è stata.
Carlos annusa il sangue, estrae i canini, torna dominante nel confronto animale e non si fa più prendere. 3-1, 5-1 con Sinner falloso come non lo si vedeva da mesi, il dritto regredito a colpo più incerto; Ercolino, di contro, sempre più performante. «Dai tutto quello che hai» gli chiede Cahill. Jannik ci prova, però è tardi (6-2). In finale a Indian Wells ci va Carlos Alcaraz, tornato su livelli stellari: un piacere per gli occhi, un dono per il tennis. Ma l’assalto alla diligenza di Jannik Sinner è solo rimandato. Se ne riparla a Miami, che è dietro l’angolo. Stay tuned.