Francesco Persili per Dagospia
“Sono a pezzi, non so quando e se mi riprenderò. Tutto bene, poi quell'errore, cazzarola…”. Lorenzo Simonelli è quasi in lacrime dopo l'eliminazione dai 110 ostacoli.
Piange anche Sergio Massidda dopo la delusione nel sollevamento pesi, categoria 61 kg: “Ho la voce ancora rotta, scusate. Avevo fatto una promessa a mio nonno, che purtroppo non c’è più. E' questo che mi fa male".
Nella pallanuoto il capitano del "Settebello" Francesco Di Fulvio non si dà pace dopo gli orrori arbitrali contro l'Ungheria e scoppia in un pianto disperato.
Anche “Gimbo” Tamberi, fiaccato dai calcoli renali, se ne sta con l’asciugamano sul viso a coprire le lacrime di rabbia e sofferenza durante la qualificazione alla finale del salto in alto che agguanta dopo tre errori.
Pianto liberatorio: ne sa qualcosa il 19enne Mattia Furlani, l’enfant prodige dell’atletica italiana, che dopo lo storico bronzo nel salto in lungo sembra sul punto di sciogliersi ai microfoni Rai: “Mi sono stufato…poi sembro un piagnone”.
Piangono tutti in queste Olimpiadi. Alice Bellandi dopo aver trionfato nel judo e le ragazze d’oro del tennis Sara Errani e Jasmine Paolini, e concedendoci un sorriso, almeno in questo caso è un pianto che vale…doppio. Anche il campionissimo Djokovic dopo aver battuto Alcaraz si lascia andare e impasta di lacrime e terra rossa la sua leggenda.
“Terra e lacrime. Così nacque la stirpe umana”, scrive Matteo Nucci ne “Le lacrime degli eroi”. “Un libro bellissimo”, lo definisce la regina delle nevi Sofia Goggia. Epos e sport. Come Achille e Pericle, anche gli eroi olimpici non temono di mostrarsi fragili, indifesi e terribilmente veri in pubblico.
Cesare Cremonini sui social cita il libro e riflette su quelle lacrime a cinque cerchi “bandite dal linguaggio del nostro tempo”: “Le Olimpiadi sono quel disegno umano che se ne riappropria (…) Qualcuno ha detto che quando un essere umano compie un gesto pericoloso ma lo fa con stile allora può nascere l’arte. Per questo gli sportivi nel mio Vangelo personale avranno sempre un posto nel cielo degli artisti. A me lo sport ha insegnato e continua a aiutarmi a provare ad esserlo. I più forti, piangono”.
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