They still have a time for wife and husband stuff. pic.twitter.com/c0OMKumVWa
— Gerda Pardiac (@GerdaPardiac) June 3, 2024
Gaia Piccardi per corriere.it - Estratti
Io resto qui. L’uomo è sporco, ferito, claudicante, però sprofondati dentro la faccia stravolta di stanchezza brillano due occhi da bambino piantato al centro del suo lunapark. Non me ne vado, dice a gesti Novak Djokovic ai parigini in tripudio dopo la seconda impresa consecutiva di questa sua quiescenza felice, i giovani (Musetti, 22 anni, Cerundolo, 25) lo trafiggono di frecce e Achille non muore mai, anzi: si regala 9 ore e 8’ di lotta nel fango nell’arco di 72 ore mentre Jannik Sinner, che oggi torna in campo contro il bulgaro Dimitrov nei quarti del Roland Garros, comincia a chiedersi con quali argomenti potrà persuadere ad abdicare il re che si rifiuta di diventare grande.
La lite con la moglie
Lo chiamano tennis. Ma non è soltanto sport la psicanalisi a cielo aperto che il Djoker condivide con tutti noi nel lunedì in cui sembra di nuovo a un passo dal tracollo (Sinner certo di diventare n.1 il 10 giugno, in quel caso) e invece riesce nel miracolo di spostare la notte un po’ più in là.
Dove c’era Musetti rema da fondocampo un argentino dal lignaggio totalmente inadeguato a questa vicenda di vita e di morte — di questo e di null’altro, eros e thanatos, si tratta — e quindi perfetto per il ruolo della vittima, l’agnello della Pampa da sacrificare agli dei per garantire la sopravvivenza del migliore, almeno per un altro turno, sempre che il fisico da attempato 37enne permetta al serbo l’ennesima impresa sovrumana: a giudicare dalla smorfia della moglie Yelena in tribuna, con cui Djokovic al colmo della frustrazione è arrivato a prendersela (la lite matrimoniale in mondovisione, un inedito), forse no.
Il copione è già visto. Novak si annette il primo set poi ha un calo aggravato da un guaio muscolare alla gamba destra («Un fastidio diventato dolore»), chiama il medico, scuote la testa, gioca sotto antidolorifici («Ma non so se potrò continuare — avverte —, farò degli esami...»), incolpa il campo («Ho chiesto che fosse spazzato più spesso: mi hanno risposto di no»), intanto Cerundolo va avanti due set a uno. Ma non è finita, non lo è mai con il Djoker che rimonta un break nel quarto ritrovando un po’ di mobilità e allungo, annulla una mortifera occasione di vantaggio all’avversario sul 5-5, si trascina al quinto aggrappandosi al ricordo di sé e a energie che parevano perdute.
La polemica per i campi
Del centrale di Parigi si era già lamentato durante il wrestling con Musetti, torna alla carica: «Bel lavoro ragazzi, i campi non sono per niente scivolosi...» ghigna beffardo verso la giudice di sedia rialzatosi da una rocambolesca caduta che lo lascia inzaccherato di terra e furibondo, forse a corto di forze ma non di tagliente sarcasmo. Cosa può succedere, ancora, in questa partita surreale e densissima?
Che Djokovic vince, naturalmente, 6-3 al quinto set in cima a un match lungo come un volo intercontinentale per l’Oriente, 4.39’, artiglia la 370ª vittoria Slam (superato Federer fermo a quota 369: un record per la collezione personale) e festeggia con un discorsetto in francese abborracciato (non può avere tutti i talenti)
djokovic si fa male contro cerundolo djokovic
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