Marino Niola per “la Repubblica”
A far regali c'è sempre da guadagnare. In gratitudine ma soprattutto in profit e benefit. Perché il dono è il migliore degli investimenti a lungo termine. A insegnarcelo non è stato un guru dell'economia, ma gli aborigeni delle isole Trobriand, in Melanesia, che del dare a piene mani hanno fatto il fondamento della loro società. La ragione del loro essere e del loro avere.
A far conoscere al mondo i segreti di questa economia regalistica è stato il celebre antropologo polacco Bronislaw Malinowski, in uno dei libri chiave della storia dell'antropologia, Argonauti del Pacifico occidentale, uscito un secolo fa.
argonauts of the western pacific
In quel momento Malinowski è professore alla London School of Economics. Anche se in realtà l'incontro rivelatore con i trobriandesi è avvenuto otto anni prima, mentre il giovane ricercatore di Cracovia si trova nei Mari del Sud per studiare le popolazioni della Nuova Guinea, allora sotto amministrazione australiana.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale lo mette nelle condizioni di essere un cittadino di un paese nemico, in quanto suddito dell'impero austroungarico e perciò gli toccherebbe l'internamento in un campo di prigionia.
Ma l'intraprendente Bronislaw riesce a convincere le autorità di Canberra a confinarlo nell'arcipelago delle Trobriand, oggi isole Kiriwina. Da lì infatti non può scappare, ma in compenso può continuare le sue ricerche sugli usi e costumi delle tribù di quegli atolli corallini che si distendono tra la Nuova Guinea e le isole Salomone.
Il 1915 è un annus horribilis per l'Europa, ma è un anno fortunato per l'antropologia. Perché appena messo piede su quelle spiagge, dove il vento mormora tra le palme, Malinowski viene subito colpito da un'usanza che ai suoi occhi di occidentale, nutrito di economia politica, sembra priva di qualsiasi logica.
aborigeni delle isole trobriand
Gli indigeni affrontano le onde dell'oceano a bordo delle loro leggerissime piroghe per portare doni agli abitanti di isole lontane. Una generosità incomprensibile sul piano del rapporto costi-benefici, visto che le imbarcazioni lanciate su quelle acque tempestose e infestate di squali trasportano collane di conchiglia rossa e braccialetti di conchiglia bianca. Chincaglieria senza valore, non certo beni di prima necessità.
E come se non bastasse, questi monili da poveri vengono regolarmente sbolognati da coloro che li hanno ricevuti agli abitanti dell'isola più vicina. Che a loro volta li indossano un po' di tempo per farsi belli e poi prendono a loro volta il mare per andare ad offrirli ai popoli di altre terre.
A complicare il tutto c'è il fatto che le collane (soulava) viaggiano in senso orario mentre i braccialetti (mwali) in quello antiorario. Il risultato è un ampio circuito di scambi che nella lingua locale si chiama kula. Apparentemente un circolo vizioso per cui il cadeau finisce per tornare nelle mani del primo donatore dopo un giro di qualche anno.
Un po' come certi nostri regali che, a furia di essere riciclati, tornano al mittente come un boomerang. Ma per i trobriandesi questa sorta di sbolognamento sistematico è un valore aggiunto. Perché ogni passaggio di mano carica l'oggetto di pregio. Che sta in buona parte in un plusvalore relazionale.
Lo strano scambio viene raccontato in questo capolavoro con grande acume e con una prosa avvincente da Malinowski. E in più l'introduzione al volume è di un'autorità come James George Frazer, autore de Il ramo d'oro, la bibbia dell'antropologia d'antan, che ispira il Freud di Totem e tabù e il Conrad di Cuore di tenebra.
Argonauti diventa subito un bestseller perché il pubblico ne coglie la novità. Che consiste nella narrazione in presa diretta, frutto dei quattro anni di full immersion dell'autore nella vita degli isolani, di cui apprende usi e costumi, lingua e religione, ethos e pathos. Per la prima volta, l'antropologo smette di essere un semplice osservatore, ma partecipa alla vita delle persone e impara a vedere il mondo con i loro occhi.
Di fatto con questo libro nasce la nostra idea di ricerca sul campo, che da allora diventa il rituale di iniziazione al mestiere di antropologo e che da allora va sotto il nome di "osservazione partecipante".
Al tempo stesso lo scambio kula diventa un rompicapo per gli economisti occidentali che non riescono a trovare il senso di un comportamento tanto irrazionale. E concludono che si tratta di un classico esempio di irrazionalità economica, roba da primitivi che, incapaci di calcolare costi e benefici, sprecano il tempo a scambiarsi oggetti, per di più senza guadagnarci un soldo.
Ma l'imperturbabile polacco risponde colpo su colpo, sbattendo in faccia agli scettici la soluzione del rebus, l'algoritmo segreto che governa quella strana usanza. In realtà secondo Malinowski la ragione di quella impresa, apparentemente inutile, non sta nel valore d'uso degli oggetti, bensì nel loro valore di scambio. Che si fonda soprattutto sulle alleanze, le partnership e le joint venture prodotte da quel circuito di reciprocità.
Il dono insomma funziona come un contratto sociale e fa di tante popolazioni straniere, lontane e potenzialmente nemiche, una sorta di confederazione. Che usa lo scambio di braccialetti contro collanine per fare uscire le isole dal loro isolamento e farne un solo grande arcipelago.
Fra l'altro con questo libro Malinowski ispira anche le teorie contemporanee del convivialismo e dell'antiutilitarismo, perché fa scoprire al lettore che il dono è l'origine stessa del legame sociale, il gesto primario che fa uscire l'individuo da sé stesso e lo lega agli altri in una rete che assicura protezione, solidarietà, reciprocità. E di conseguenza anche guadagno. Insomma, Argonauti ci svela l'origine dell'homo oeconomicus.
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