Mail di Massimo Minini a Dagospia
Roberto, interessante intervento di Mammì, che meglio di me conosce i tanti snodi e sottigliezze che fanno grandi le arti. E poi il fatto che lei affronti i problemi dal punto di vista dello storico, mentre io porterei la macchia del mercato...
Iniziamo comunque ben sapendo che alla fine ognuno sarà ancora più convinto dei propri assunti iniziali.
Mammì dice che io avrei ribadito la (malsana?) proposta di distruggere i padiglioni nazionali. Invece io auspico l’esatto contrario. E visto che quel “ribadire” significa che qualcuno lo aveva già fatto, visto che non sono stato io, chi è stato?
Ancora: ”Minini sostiene che è fuori della Biennale la vera arte”. Alessandra!?
VERA arte?
Ma dove hai trovato questa mia affermazione? Guarda, conosco i miei limiti, ma non esageriamo nell’attribuirmi fesserie. VERA ARTE! Ma allora esiste anche una finta arte?
Poi ci sono le 3 botte sotto la cintura: “ho letto il pensiero del PUR STIMABILE M.M.... etc”, bè cara quel “pur stimabile” è una elegante rasoiata, comunque una aggravante. Essendo “PUR” stimabile io avrei dovuto accorgermi che stavo cadendo nel girone dei superbi. E invece il Minini imperterrito, impunito, imperioso, che assolve e/o condanna senza appello.
PADIGLIONE ITALIA ALLA 59ESIMA BIENNALE DI VENEZIA - IL CURATORE EUGENIO VIOLA E GIAN MARIA TOSATTI
Ma che padiglioni d’Egitto! Ti do ragione quando scrivi che ”quei padiglioni nazionali saranno pure eredità della Società delle Nazioni, ma per lo meno si propongono come proposta pubblica che arriva diritta dai ministeri della cultura dei diversi paesi”. Ecco: hai riassunto in poche efficaci parole tutto ciò contro cui abbiamo da sempre combattuto. Grazie.
Mi torna alla mente la risata di ALIGHIEROeBOETTI dopo avermi detto, per farmi meglio capire: “hai presente le mostre degli assessorati o dei ministeri?”
Sto diventando noioso. Basta. Solo tre precisazioni
A - non sto criticando la direzione di questa Biennale. Parlo dell’apporto dei padiglioni nazionali sovente fuori tempo massimo. É vero che a volte una la imbroccano, ma è caso raro. Questa volta mi hanno deluso persino la Germania che fa l’ennesimo buco nel pavimento già fatto da Hans Haacke, da Beuys. Mi ha deluso la Francia, anche Inghilterra e USA.
LESA MAESTÀ? io avrei dato il leone a Francis Alys, Belgio, leggero volante cineasta che dipinge .
B) i padiglioni nazionali, in nome di una impossibile democrazia, fanno ciò che vogliono. Insindacabili. L’extraterritorialità culturale dei padiglioni è sbagliata.
C) qui non si tratta di “arte vera” dentro i Giardini e quindi “arte finta” fuori.
Ma poco da dire. Il fuori Biennale ha un diverso appeal. Saranno i soldi dei mercanti
Ma aiutano, aiutano. Non chiedo la loro punizione per questo, anzi. L’arte è sempre vissuta dove c’era benessere, non povertà. Grecia, Roma, Firenze, Fiandre, Madrid, Parigi, New York…
Raphaela Vogel - Biennale 2022
Ora tocca alla Cina, Corea, India, ma non alle mostre dei ministeri.
Quelle le lasciamo agli istituti italiani di cultura sparsi nel mondo. Venezia è ONE SHOT, deve colpire, non chiosare. Semmai osare.
Penso invece all’Impatto che ebbe “LES MAGICIENS DE LA TERRE”. O vogliamo che
La Biennale difenda una formula che presto la strozzerà?
Barbara Kruger - Biennale 2022 l elefante di katharina fritsch sotto la cupola di galileo chini 1