Giuli alla Biennale Venezia "prendi una rivista la prima cosa è cogliere la bellezza estetica, tattile e annusarla e ricordarsi che c'è l'acqua...la creatività nasce nel liquido amniotico...siamo aborigeni perché siamo aberiggeni"
che pusher c'è al Ministero della Cultura#Giuli pic.twitter.com/NQj4y6mWX0
— Sirio ? (@siriomerenda) October 24, 2024
DAGOREPORT
pietrangelo buttafuoco Aziza Chaouni alessandro giuli Debora Rossi 1
Non sarà la presa della Bastiglia, ma la presa dell’Arsenale di Venezia, che ritorna fascista dopo un cinquantennio di egemonia sinistra e chic, radical, global e dei diritti… ci proietta in un’infosfera dai contorni, come direbbe il ministro Giuli, un po’ ‘’aberrigeni’’.
Alla presentazione della liquida rivista della Biennale, “che sa di acqua”, dice annusandola il divo Giuli, rivista che era stata sospesa ai tempi del ’68 e che rinasce oggi ai tempi del fascio solare, allineati come ai tempi del passo delle oche direttori e direttoresse un tempo proni al pavone estense, all’illuminato Baratta e al liquido Cicutto e oggi sorridono ai nuovi gerarchi, fino a ieri sprezzati come fascisti de tera.
la rivista la biennale di venezia
Almeno un tempo il conte Giuseppe Volpi di Misurata, fascistissimo ministro e governatore della Tripolitania italiana che rifondò la Biennale nel 1930 e ne divenne presidente era un veneziano doc e di spritz, che scese con Mussolini a Roma. Oggi si fa il viaggio al contrario.
Colle Oppio, che sprezza il Nord, manda da Catania e da Roma il siculo-musulmano Giafar al-Siqilli e un adepto del fascismo pagano di Julius Evola nella Serenissima biblioteca barattiana con foto opportunity ai fianco dei sorridenti dirigenti:
benito mussolini giuseppe volpi
ecco Debora Rossi, che lì chiamano zarina, consigliera di Ales, società che elargisce i fondi culturali a destra e a manca attraverso Fabio Tagliaferri, quel noleggiatore di auto di Frosinone caro ad Arianna (Meloni); avanti il direttore Andrea Del Mercato, che tutti i padiglioni valorizza e protegge persino dagli attacchi dei Centri sociali (del nipote di Cacciari): come mai Luca Casarin non si è mai visto manifestare a una Biennale?
Il primo numero della rivista s’intitola “Prossimi Diluvi”, avvenimento di cui a Venezia non c’è davvero bisogno o, forse, il diluvio è la presa del Lombardo-Veneto da parte delle testuggini aberrigene di Colle Oppio: “La prima cosa che colgo di questa rivista – ha detto il ministro basettoni – è la bellezza estetica, tattile, è annusarla e ricordarsi che c'è l'acqua...la creatività nasce nel liquido amniotico... siamo aborigeni, perché siamo aberiggeni".
ALESSANDRO GIULI ANNUSA LA RIVISTA DELLA BIENNALE DI VENEZIA
Dov’è un aberrigeno Daniele Manin, dov’è un aberrigeno Carlo Cattaneo, dove sono i liberal-sardanapali che dai tempi del milanese Rodolfo Pallucchini non ha più un presidente della Biennale? Pallucchini fu forse l’ultimo (1925, cent’anni fa) che nominato presidente si trasferì con la famiglia a Venezia, che non come andare a vivere alla periferia di Detroit.
Mentre Pallucchini invita Peggy Guggenheim a esporre la sua collezione, Buttafuoco invita Giuli, che avrebbe invitato “il pederasta” Spano o i nuovi dirigenti del ministero, riformato dal partenopeo e parte di Pompei Sangiuliano il giorno prima della dipartita: Alfonsina Russo da Tricase, Luigi La Rocca da Napoli, Massimo Osanna da Venosa…
pietrangelo buttafuoco presentazione della rivista la biennale di venezia
Del resto, la Biennale è femmina, anzi fimmina come dice il presidente, e serenissima si piega al pensiero Meridiano Giuli: “Posso dire che siamo qui per riaffermare la centralità di quel che si può chiamare pensiero solare, il punto d'incontro tra la rigidità delle ideologie, della battaglia delle idee, che si discioglie nella luce meridiana dello spirito mediterraneo”.
Sulla nave aragonese che portò Tiepolo, console per conto della Repubblica Veneta, ad Alessandria d'Egitto ora da Catania muove Giafar al-Siqilli in Buttafuoco: morto un re liquido viva il re musulmano. Le legioni di Colle Oppio hanno preso il Lombardo-Veneto che da solo fa un terzo del Pil nazionale, 20 milioni di abitanti, università, case editrici, giornali… i sardanapali, ignavi, attendono un prossimo re straniero.
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