Antonio Riello per Dagospia
girl with roses by lucine freud
PORTRAYING PREGNACY: From Holbein to Social Media
FOUNDLING MUSEUM
40 Brunswick Square, Bloomsbury, Londra WC1N 1AZ
fino al 26 Aprile 2020
Siamo a Bloomsbury, vicini al British Museum, nella Londra che all'inizio del XX Secolo ospitava gli intelletti più fini e sofisticati dell'Impero Britannico, gente come Virginia Woolf e a E. M. Forster. In questa zona, nel lontano 1739, aprì i battenti il Foundling Hospital, fortemente voluto da Thomas Coram (1668-1751) un interessante figura che mischiava virtuosamente business, filantropia e creatività (era infatti anche un artista). Al ritorno da un suo viaggio d'affari nelle Americhe era rimasto estremamente colpito dal grande numero di bambini abbandonati nelle strade di Londra (soprannominati con disprezzo "the Blackguard Children).
Ragazzini e ragazzine le cui povere famiglie semplicemente non avevano la possibilità di sfamare ed accudire. Con la tipica testardaggine di chi sa di esser sulla buona strada, Mr Coram tanto fece da riuscire (ci vollero comunque quasi 17 anni) a raccogliere un bel po' di donazioni e il permesso regale di Re Giorgio II per aprire un istituto che si occupasse di questi derelitti, non solo in termini di vitto e alloggio, ma anche e soprattutto di educazione. Le creature più fragili e dimenticate della spietata Londra settecentesca avevano finalmente un degno rifugio. A questa istituzione collaborarono attivamente e con generosità (tra molti altri eminenti personaggi) anche il compositore George Friederic Handel e l'artista William Hogarth.
L'Istituzione nel frattempo ha cambiato nome (e città) diventando nel 1954 la Thomas Coram Foundation for Children. L'edificio londinese che ospitava il Foundling Hospital contiene oggi il "Foundling Museum", la cui attuale sistemazione risale al 2004. Ci sono tre collezioni permanenti, la Foundling Hospital Collection (una vastissima raccolta di strumenti medici e correttivi, non mancano le curiosità...) la Gerald Coke Handel Collection (con rare testimonianze del lungo soggiorno londinese del musicista) e la Picture Gallery (raccoglie i ritratti dei direttori della prestigiosa istituzione, a partire naturalmente da Mr Coram dipinto proprio da Hogart).
Ma nei suoi locali non sono mancate negli anni installazioni di artisti contemporanei assolutamente di primordine (Grayson Perry, Cornelia Parker, Tracy Emin, Paula Rego) e vi si tengono regolarmente workshop e attività didattiche legate all' Art Terapy. Malgrado tutto ciò questo, in realtà, è un indirizzo ancora poco noto agli stessi londinesi.
Seguendo la virtuosa tendenza condivisa di recuperare e celebrare il ruolo del "gentil sesso" nelle Arti si può esplorare, in questi spazi, un aspetto fondamentale dell'esperienza femminile. Infatti, da Gennaio, è in corso la mostra (curata da Karen Hearn) "Portraying Pregnancy: From Holbein to Social Media". La gravidanza vista come oggetto di creazione artistica e di riflessione socio-estetica. Un viaggio sviluppato su un percorso di circa cinquecento anni, dalla dinastia Tudor fino a Beyoncé....non solo attraverso molte opere d'arte ma anche con il concorso di una miriade di oggetti, strumenti ed abiti legati al tema.
Nell'iconografia cristiana la situazione narrativa classica, più frequentemente associata alla gravidanza, è la cosiddetta "visitazione", ovvero la visita che la Vergine, già è in attesa di Gesù, fa alla la cugina Elisabetta a sua volta presto madre del Giovanni Battista. In mostra le testimonianze in questa direzione sono assai poche (certo meno di quanto ci si potrebbe aspettare).
marcus gheeraerts ritratto di donna in rosso
D'altra parte per l'aristocrazia e le case regnanti celebrare visivamente l'arrivo di un erede (maschio) non era solo un fatto di orgoglio ma, in un certo senso, anche una questione di necessità. Si inizia la visita infatti con un magnifico ritratto della figlia di Thomas More, Cicely Heron, fatto da Hans Holbein (per gentile prestito dalle Collezioni Reali).
Anche gli Stuart, dopo i Tudor, non lesinano di ribadire esplicitamente, attraverso i ritratti di corte, che la loro stirpe continua, come ben ci fa vedere un grande quadro in mostra di Marcus Gheeraerts.
Successivamente William Hogart dipinge, da par suo, una indomita donna in cinta che marcia tra diversi uomini. Il quadro si intitola "The March of the Guards to Finchley" ed è del 1750.
Ma in genere, soprattutto nel XIX e nel XX Secolo, la gravidanza inizia ad essere considerata dalla società borghese una faccenda estremamente private che non va nè vista nè raccontata. Uno stato da tenere, con pudore, accuratamente celato. Una sorta di temporanea inabilità di cui non far comunque nemmeno menzione o accenno.
Il ritratto che nel 1901 fa un pittore post-impressionista britannico, Augustus John, della moglie Ida in dolce attesa ha, rispetto agli standard della società vittoriana, un aria quasi trasgressiva e provocatoria. Siamo di fronte ad un opera, se non esattamente "proibita", almeno sicuramente controversa e parzialmente "ghettizzata".
Lucien Freud con il lavoro "Girl with Roses" (1947-8) ritrae un momento molto intimo e delicato della via della moglie Kitty. Potrebbe essere stato forse un problema, ma Freud era universalmente conosciuto e rispettato per la carnale fisicità dei suoi dipinti che facilmente gli poteva essere concessa questa libertà.
Nel 1991, la fotografa americana Annie Leibovitz riuscì a rompere questa specie di taboo facendo uno scabroso ritratto dell'attrice Demi Moore nuda e al settimo mese. Fu un mezzo scandalo ma alla fine l'immagine finì gloriosamente sulla copertina di Vanity Fair. Marc Quinn ha invece realizzato una scultura raffigurante una ragazza disabile incinta, Alison Lapper, che era parte della sua celebre installazione in Trafalgar Square nel 2005. Jenny Saville, artista britannica che vive e lavora felicemente a Palermo, mostra qui al pubblico per la prima volta un suo bellissimo autoritratto, "Elettra", terminato alla fine del 2019.
L'ultima immagine in mostra è stata realizzata dall'artista Awol Erizku nel 2017 su commissione della cantante Beyoncé. Ce la mostra prima dell'arrivo dei due gemelli inginocchiata davanti ad una colorata parete di fiori. Postata su Instagram è stata per molti mesi l'immagine con il maggiore numero di like.
La mostra, assolutamente da vedere, ha in realtà un solo vero difetto: è troppo legata ai limiti del mondo anglosassone. Latitano visioni, sensibilità e respiri continentali. Sul tema ovviamente manca soprattutto la più imporrante icona di tutta la Storia dell'Arte: la straordinaria "Madonna del Parto" di Monterchi, inarrivabile capolavoro di Piero della Francesca realizzato intorno al 1560. Sarebbe probabilmente bastata anche solo una riproduzione di buona qualità, senza disturbare l'originale. Ma chissà, forse (speriamo proprio di no....) siamo già di fronte ad una nuova generazione di mostre "Post-Brexit" che vogliono privilegiare un'impronta più "nazionale".
la madonna e il parto beyonce incinta