LA DISPERAZIONE DELL’ARTE, COME LA DISPERAZIONE DELLA VITA, È IL DIGIUNO (E TULLIO PERICOLI LO SA) - PITTURA E LETTERATURA SI SPOSANO NEL SUO NUOVO E STREGANTE LIBRO: ISPIRANDOSI ALLE SCULTURE FILIFORMI DI ALBERTO GIACOMETTI, PERICOLI ILLUSTRA “RISCRIVENDOLO” UNO STRUGGENTE APOLOGO SCRITTO DA KAFKA IN PROSSIMITÀ DELLA MORTE, "IL DIGIUNATORE" - "NON SONO MAI RIUSCITO A TROVARE IL CIBO CHE MI PIACESSE. SE L’AVESSI TROVATO, CREDIMI, AVREI FATTO MENO STORIE E MI SAREI ABBUFFATO PROPRIO COME TUTTI GLI ALTRI"

-

Condividi questo articolo


SULLA DISPERAZIONE DELL'ARTE

Alessandra Iadicicco - «Tuttolibri - La Stampa» - 3 marzo 2012

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

Il personaggio più emblematico, quello che avrebbe la tentazione di ritrarre?

«È il protagonista di un racconto di Kafka, Un artista del digiuno, contenuto in una delle sue ultime opere che raccoglie di quattro apologhi sulla disperazione dell'arte.

 

Narra di un digiunatore che viene presentato nelle piazze da un impresario, dice Kafka, oggi diremmo un gallerista. Con il tempo però il suo mestiere passa di moda, l'artista viene ceduto a un circo, chiuso in una gabbia ed esposto in un corridoio di passaggio vicino alle stalle degli animali, nella distrazione generale del pubblico.

 

Prima di morire d'inedia, chiede scusa alla società per aver dedicato la sua vita a un'arte inutile, che non ha saputo arricchirla. Al suo posto, tolto dalla gabbia il suo corpo e la paglia che lo ricopriva, verrà messa una giovane pantera».

 

PERICOLI SVELA IL CORPO DI KAFKA

tullio pericoli - autoritratto tullio pericoli - autoritratto

Antonio Gnoli per “la Repubblica”

 

Per Tullio Pericoli c'è sempre uno strano coinvolgimento tra l'opera dipinta e la parola. Credo sia questo enigma che lo affascina e lo attrae.

 

Misteriosamente parola e immagine si confrontano, si sfidano, si intrecciano, lui direbbe: accadono "sul farsi del mondo" (per riprendere il titolo di un suo libretto dedicato a un doppio racconto di Walter Benjamin), quel mondo che da indefinito prende forma sull'inesausto territorio della pittura come su quello della letteratura.

 

E pittura e letteratura si danno ancora appuntamento nel nuovo libro in cui, attraverso le immagini di Alberto Giacometti, commenta e trascrive Un digiunatore , uno strano apologo scritto da Kafka in prossimità della fine.

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

Verrebbe da chiedersi se il digiunatore sia lo stesso Kafka. Dopotutto, la tubercolosi che lo affligge, fino a condurlo alla morte nel 1924, gli impedisce a costo di enormi sforzi di ingerire il cibo e di alimentarsi normalmente.

 

Sappiamo - dalle Lettere e dai Diari - quanto fosse sensibile alle mutazioni del proprio corpo, a quel lento e inesorabile deperire che la malattia aveva accentuato. Negli ultimi tempi percepiva il proprio corpo come estraneo. Avvertiva una certa goffaggine in quella sagoma ossuta, spigolosa, teatrale ma in modo sgradevole. La malattia ne rivelò l'ossessione.

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

Che questa ossessione torni nello scritto del 1922 è del tutto plausibile. Ma bisogna al tempo stesso guardarsi dagli eccessi biografici e autobiografici.

Quel racconto, che Kafka getta giù in un giorno e una notte, vive soprattutto di vita propria. È lieve e drammatico, iroso e sarcastico, ilare e soffocante, come un po' tutta la sua opera. Pericoli trascrive quel corpo narrato (e vissuto) nelle fattezze filiformi de L'uomo che cammina realizzato da Giacometti quarant' anni dopo.

 

È sorprendente la somiglianza delle forme, l'asciutta tragicità con cui lo scultore svizzero sembra intenzionalmente dialogare con lo scrittore boemo. Ma del resto non è egli stesso a dar vita tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta alla serie di Gabbie? A un'idea di spazio che segrega l'umano, gettandolo beckettianamente nella più grottesca solitudine?

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

E non è la stessa condizione che Kafka sperimenta su di sé e Pericoli dispiega nel segno che interpreta altro segno? Apparentemente il "Giacometti" reinterpretato da Pericoli spiega il Kafka che lo precede. In realtà, è solo un gioco di corrispondenze tra l'immagine e la parola che ne viene risucchiata. È nota, oltretutto, la scarsa tolleranza di Kafka all'interpretazione dei propri testi.

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

La sua scrittura - al pari di certi suoi personaggi - doveva sottrarsi alla contaminazione del critico, evadere dalle sbarre dell'estetica. Per collocarsi in un punto indefinito tra il mondo e l'opera stessa. Un punto dove tutto sembra sfuggire di mano.

 

Scrive Giacometti: «Io cerco di fare quello che vedo. Il mio sforzo consiste nel cogliere un'apparenza che continuamente mi sfugge», questa frase potrebbe benissimo trovarsi in qualche punto dei Diari di Kafka. Gli stessi personaggi di Kafka, come osserva Pericoli, sfuggono, non sanno o non vogliono rivelarsi. È la loro inadeguatezza al mondo a renderle figure reticenti.

 

Del resto, fu la coscienza di essere inadeguato a dare a Kafka la forza di trasmettere ai suoi personaggi, quello che lui stesso avrebbe voluto diventare: un'entità imprendibile, sapendo di essere solo una presenza incompiuta.

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

Era tristemente attratto dall'incompiutezza di quelle figure che disegnava nei loro destini sconnessi, nella loro rassegnata e ineluttabile obbedienza. Sperava che attraverso esse gli si chiarisse l'enigma di quelle vite senza fondo. Sia lui che Giacometti erano consapevoli di reagire alla terra che franava sotto i loro piedi. Resistere per non essere travolti.

 

Il digiunatore appartiene alla galleria dei personaggi che Kafka ha toccato con malinconica perfidia: l'acrobata, l'asceta, il sognatore, la cavallerizza. È evidente che il digiunatore è un essere che sta al mondo senza parteciparvi. Non ha nulla in comune con gli altri uomini. È semplicemente nuda vita. Perciò sacrificabile. Fuori dalle legge, ma pur sempre attratto da essa.

 

Tullio Pericoli - "Il digiunatore" Tullio Pericoli - "Il digiunatore"

È deforme e difforme, come la figura allampanata e aguzza di Don Chisciotte. Kafka insinua che Don Chisciotte sia un'invenzione di Sancio Panza. In effetti, il diabolico Sancio costruisce la gabbia onirica entro cui l'hidalgo esibirà i propri fraintendimenti sul passato. Sembra un digiunatore che la folla sottopone ad atroci scherzi. Le esistenze del digiunatore e di Don Chisciotte sono tanto più incongrue per chi le osserva quanto più si mostrano inattuali.

 

tullio pericoli - Kafka tullio pericoli - Kafka

Sono artisti di vite perdute. Le proprie. Parti della fantasia, che abitano le parole come fossero gabbie. La loro peculiarità è di regredire alla condizione animale, ma soprattutto di somigliare a delle marionette. Risulta che Kafka apprezzasse il saggio di Von Kleist sul teatro delle marionette, quel grado zero della coscienza capace di rivelare la piena animalità di queste figure (non è irrilevante che l'ultima metamorfosi del digiunatore sia la pantera).

 

Non diversamente da Odradek (il racconto che Kafka imbastisce attorno a un rocchetto), anche queste figure risultano essere a metà strada tra il meccanismo e la creatura umana. Come una specie di errore antropologico, vivono senza partecipare alla vita. Vivono il male che subiscono con rassegnata indifferenza. Al di fuori da ogni questione etica.

alberto giacometti alberto giacometti

 

Il tribunale, la colpa, il verdetto non cadono sotto la lama della giustizia ma sotto quella dell'enigma. Nessuno sa il motivo per cui verrà condannato. E se ci si fa caso, ci si accorge che i personaggi kafkiani non dormono mai, al più sonnecchiano. Non hanno la facoltà del sognare e se sognano, come Don Chisciotte, delirano a occhi aperti.

 

Dell'arte coltivano la virtù più crudele: l'assenza del presente. È la ragione per cui nessuno potrà mai prenderli sul serio. Fanno quel che fanno, perché non possono fare altro. Scrisse Benjamin che Kafka voleva annoverarsi tra gli uomini comuni. Liberarsi dalla minaccia di essere lui stesso (come la sua scrittura) un'eccezione riconducibile al capro espiatorio.

 

tullio pericoli tullio pericoli

Poteva un'agognata esistenza ordinaria sottrarsi alla punizione per un delitto che non si era commesso? Ecco il dilemma che lo accompagnò per tutta la vita e che, in qualche modo, ritroviamo nelle figure giacomettiane. Tanto comiche le prime quanto tragiche quest' ultime. Essere artisti per Kafka e per Giacometti non implica nessuna forma di salvezza né di libertà. Ma un illusorio tentativo di sfuggire alla morte.

tullio pericoli - Kafka tullio pericoli - Kafka

 

Le illimitate possibilità che l'arte contempla cadono una a una e non resta che la necessità di un gesto, di un corpo che nel momento in cui si esibisce resta prigioniero non più della gabbia ma dello sguardo bramoso del pubblico. Così l'arte si dissolve. Muore. Ecco il segreto che Pericoli ci svela.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - IN VATICANO LA TENSIONE SI TAGLIA CON L’OSTIA: DOPO IL DAGO-SCOOP PAPALINO SULLA “FROCIAGGINE” E LE "CHECCHE IN SEMINARIO", OLTRETEVERE LO SGOMENTO HA TOCCATO OGGI IL CLIMAX CON L'ATTACCO DELLA MELONA AL CARDINALE MATTEO MARIA ZUPPI, PRESIDENTE DEI VESCOVI E CANDIDATO NATURALE ALLA SUCCESSIONE DI PAPA FRANCESCO, REO DI AVER SCOMUNICATO IL PREMIERATO DELLA COATTA PREMIER E L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA DI SALVINI - LA CURIA ROMANA NON SA COME GESTIRE LA "FOLLIA" DEL PAPA ARGENTINO E SVELENANO (“IN DELIRIO DI ONNIPOTENZA”, “UN PERONISTA INTERESSATO SOLO ALLA VISIBILITÀ SUI GIORNALI”) - LA DESTRA ANTI-BERGOGLIO TREMA IN VISTA DEL PROSSIMO CONCLAVE, BLINDATO DA FRANCESCO CON NOMINE DI CARDINALI PROGRESSISTI, MA LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE: MORTO IL PAPA, I SUOI FEDELISSIMI “OBBEDIRANNO” ALLA MEMORIA O FARANNO COME JE PARE?

DAGOREPORT – ATTENZIONE: LA COATTA PREMIER DE' NOANTRI POTREBBE RIENTRARE IN PARTITA DOPO LE EUROPEE. SE IL CONSIGLIO EUROPEO, NONOSTANTE LA FATWA DI MACRON E SCHOLZ, SCEGLIESSE URSULA COME CANDIDATA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE, LA TEDESCA POTREBBE CHIEDERE I VOTI ALLA MELONA PER EVITARE DI ESSERE UCCELLATA DAI FRANCHI TIRATORI DEL PPE CHE LA DETESTANO (IL PARLAMENTO DI STRASBURGO VOTA  A SCRUTINIO SEGRETO). A QUEL PUNTO LA DUCETTA POTREBBE SIGLARE UN PATTO: I MIEI VOTI IN CAMBIO DELLA VICE-PRESIDENZA O D'UN COMMISSARIO DI PESO E RINEGOZIAZIONE DELL'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITA'...

DAGOREPORT – GIORGETTI È DISPERATO: NON SA DOVE TROVARE I SOLDI PER LA PROSSIMA FINANZIARIA (SI PRESENTA A OTTOBRE MA ANDAVA CUCINATA IERI), MENTRE I PARTITI DELLA MAGGIORANZA, IN PIENA SBORNIA DA EUROPEE, SPARANO PROMESSE IRREALIZZABILI. MA DOPO IL 9 GIUGNO SI CHIUDERA' IL CORDONE DELLA BORSA: E SARANNO BOTTI TRA GIORGETTI E IL PERICOLANTE SALVINI (LEGA VICINA ALL'IMPLOSIONE) – "MELONI, DETTA GIORGIA" SI ILLUDE DI POTER RIDISCUTERE L'INSOSTENIBILE PATTO DI STABILITÀ, BARATTANDOLO ALLA RATIFICA DEL MES - MA A BRUXELLES LA REGINA DI COATTONIA SARA' IRRILEVANTE (I VOTI DI ECR NON SERVIRANNO PER LA COMMISSIONE UE) E GLI EURO-POTERI PREPARANO GIA' UNA BELLA PROCEDURA D'INFRAZIONE PER L'ITALIA – LA PREOCCUPAZIONE DELL'UE PER LA DEBOLEZZA STRUTTURALE DELL’ECONOMIA ITALIANA: NEMMENO I MOLTI MILIARDI DEL PNRR STANNO FACENDO VOLARE IL PIL...

DAGOREPORT – ASPETTANDO IL VOTO, MACRON E SCHOLZ HANNO TROVATO UN ACCORDO DI MASSIMA: SILURATA URSULA ED ESCLUSA OGNI ALLEANZA CON LA MELONI, I DUE LASCERANNO AL PPE, GRUPPO DI MAGGIORANZA, L’ONERE DI TROVARE UN NOME ALTERNATIVO A VON DER LAYEN PER LA COMMISSIONE (NO A WEBER, UN PO' TROPPO DI DESTRA, IN POLE IL BAVARESE SÖDER) – I SOCIALISTI PUNTANO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO, DOVE SANCHEZ FA PRESSIONE SU SCHOLZ PER IL PORTOGHESE COSTA. MA SE LA SCELTA RICADESSE SUI LIBERALI, MACRON PROPORREBBE MARIO DRAGHI - MORALE DELLA FAVA: ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO, LA DUCETTA IN EUROPA SARA' IRRILEVANTE...

DAGOREPORT – CHI SOGNA IL RITORNO DI TRUMP ALLA CASA BIANCA? DI CERTO NETANYAHU ED EMIRATI ARABI UNITI, MA TRA LE VEDOVELLE DI “THE DONALD” NON C’È PUTIN. “MAD VLAD” PREFERISCE IL PREVEDIBILE NEMICO BIDEN A QUEL MATTACCHIONE INAFFIDABILE DEL TYCOON (CHE GIUSTO IERI HA INVOCATO LE BOMBE AMERICANE SU MOSCA). UNA DIFFIDENZA POTENZIALMENTE UTILE A “SLEEPY JOE”: IL CREMLINO POTREBBE “CONCEDERGLI” LA PACE IN UCRAINA PER EVITARE IL RITORNO DI TRUMP – E LA MELONI? TIENE IL PIEDE IN DUE STAFFE: MANDA I SUOI ALLA CONVENTION CPAC, MA SI FA DARE I BACETTI DA BIDEN…