Alessandro Quattordio per il Corriere della Sera
I protagonisti della vicenda: uno sceicco che amava l' arte e una schiera di architetti, designer e pittori coinvolti in un' avventura che doveva condurre alla realizzazione della «villa del futuro», ovvero della Millennium House, a Doha, in Qatar.
Correva l' anno 1999 e tutto pareva possibile allo Sceicco Saoud Bin Mohammed Bin Al-Thani, Ministro della Cultura, studioso d' arte islamica, collezionista compulsivo, figura centrale per la trasmissione della conoscenza in quel lembo della penisola araba sospesa passato e futuro.
Lo sceicco chiamò per il suo ambizioso progetto Arata Isozaki, affidando parti della sua costruenda dimora - un' opera totale che non sarebbe però mai giunta a compimento - anche ad Achille Castiglioni, Ettore Sottsass, Ron Arad, David Hockney (la piscina!). A Sottsass fu destinata la reception hall e l' architetto realizzò 22 opere in vetro, un sunto capriccioso e variopinto delle sue fantasie creative e delle vette tecniche raggiunte dalle maestranze veneziane che lavorarono all' opera: Gino Cenedese e figlio.
Oggi 19 di queste - insieme a molti altri vetri - sono esposte all' Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, nella mostra «Ettore Sottsass: il vetro», organizzata in concomitanza del centenario della nascita e del decennale della morte del maestro. Giganteschi, bizzarri, dinamici come gli interpreti di un' ironica performance, i pezzi ultimati nel 2005, mai visti, mai fotografati, rimasero a Doha e si credettero perduti fino a che non furono rintracciati per la mostra, e portati in Laguna .
Da qualche tempo Sottsass aveva abbandonato le forme della tradizione vetraria, «gli oggetti quotidiani».
A cavallo del nuovo millennio, con queste opere in vetro soffiato e solido, incollato, legato da parti metalliche e fili di nylon, raggiunse pienamente il suo obiettivo: utilizzare il vocabolario semantico e cromatico dello stile Memphis mettendo a punto pezzi unici in cui l' articolazione dei volumi suggerisse l' idea di totemiche apparizioni scultoree, avvalorate nella loro imponenza dalle basi in marmo pesanti decine di chili. Sottolinea Luca Massimo Barbero, curatore dell' evento espositivo e del catalogo, che è anche il primo studio scientifico sull' argomento (Skira):
«Si tratta di una serie "finale" (e inedita), un gioco virtuoso in cui Sottsass dà corpo a tutte le sue ricerche sul vetro iniziate fin dagli anni 40. Per valorizzarne la spettacolarità l' abbiamo presentata come su un palco teatrale». Quale la sua destinazione a fine mostra? «Qatar, ovviamente». Chissà se mai rivedremo i vetri della Millennium House .
sottsass laStampa Ettore Sottsass ettore sottsass e fernanda pivano