Donald Trump versione burattino e il muro della vergogna dello scandalo Weinstein. I temi delle migrazioni e quelli del capitalismo giù giù sino al gioco d’azzardo. C’è anche tanta attualità nella selezione di lavori di questa edizione di Unlimited, la sezione di Art Basel dedicata alle opere di grande dimensione e di respiro museale. Gli spazi sono davvero giganteschi e la mostra sembra essere infinita, come fosse una Biennale piuttosto che una porzione di una fiera. Il leit motiv è la semplicità e la capacità di restituire una experience ai visitatori e ai potenziali collezionisti. Le opere devono essere comprensibili, chiare, perfino divertenti.
E allora ecco tante opere interattive (realtà virtuale perfino), tante opere che puntano al coinvolgimento facile facile dello spettatore, tanti lavori che vanno alla ricerca dell’effetto wow, parecchie installazioni felicemente frequentate dai più piccini (grande profusione di gonfiabili). Non che non ci siano lavori “seri”, intendiamoci, ce ne sono e tanti (molti sono italiani visto che le opere storiche più significative risultano firmate da Fontana, Penone, Kounellis o Melotti), ma in larga maggioranza le opere rispondo ad una logica di immediatezza e facile acchiappo anche rivolgendosi ad un pubblico di collezionisti non necessariamente ultra sofisticati.
Anche perché la vecchia Europa, colta e preparata, è un pelo in difficoltà e il collezionismo di nuovo conio proviene dai più ruspanti territori del Golfo, della Cina o delle Russie. Insomma, i mercanti si adeguano ai gusti. E così tra performance, sculture semoventi ed enormi distese di poltrone d’artista, la rassegna si trasforma in un grande luna park ad alto quoziente di intrattenimento. E forse è anche giusto così visto che questa che sarà allestita per tutta la settimana è senza dubbio una edizione di Unlimited decisamente riuscita.
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