Massimo Minini per “Il Foglio Arte”
biennale di venezia il latte dei sogni
Ho rivisto la Biennale pochi giorni fa. Poi è successo il finimondo e sono scappato cacciato dalla potenza della Natura che si vendica su di noi per averla abbandonata a favore della Cultura. La Biennale soffre di guai strutturali che un direttore di turno per quanto bravo non può risolvere.
Per lunghi anni si è lavorato alla riforma dello statuto. Risultato: il nuovo statuto è peggio del precedente. La Biennale è prigioniera del passato. Il mondo è cambiato in questi tre secoli 1800/1900/2000. La Biennale no, ma il mondo è cambiato ancor più negli ultimi cinque anni. Quindi lo statuto oggi andrebbe aggiornato almeno ogni cinque anni.
Oggi i padiglioni nazionali non hanno più senso. Chi ricorda cosa è successo nei padiglioni dell’Egitto? Della Grecia? Dell’Ungheria? Canada, Danimarca, Urss? Quanti artisti inghiottiti dalla Storia! La Biennale è come la campionaria di Milano, un rudere concettuale. La campionaria è stata spazzata via dai saloni e poi dai fuori salone.
Anche il Salone del Mobile, la fiera più importante in Italia, si è sciolto nella forza dei fuorisalone. La Biennale continua imperterrita, prigioniera dei padiglioni d’Egitto nonostante lo sbarco massiccio di nuovi gestori che ornano la città e non i giardini.
Tentativi ce ne sono stati: APERTO. con la transavanguardia, poi allargatosi alle bellissime Corderie, Tese e Arsenale. La très grande Expo ormai contrasta con i padiglioni nazionali, il fuori Biennale cresce, grandi gruppi aprono a Venezia proprio per approfittare della manifestazione che ha ancora grande potere di attrazione ma che ormai soffre il confronto.
fuori salone mobile milano installazione
Anche quest’anno meraviglie: MARLENE DUMAS, BRRRRUUUCEEENAUMAN, PRADA e le NEUROSCIENZE, KAPOOR con due bombe, KIEFER nel Sancta Sanctorum. NEVELSON… insomma, la Biennale è fuori di sé. Deve ritrovare un equilibrio tra se stessa (trasformando i deboli padiglioni dei giardini in preziosi alleati) e il grande mondo là fuori pronto a mangiarsela.