Luca Beatrice per “Libero quotidiano”
l'origine du monde gustave courbet 2
Di neopuritanesimo, così come di cancel culture, se ne è parlato fin troppo e non ci sono all'orizzonte mutamenti o cambi di rotta. Abbiamo capito che la nostra epoca è invischiata in un moralismo insopportabile, finché siamo sulla cronaca passi ma applicare lo stesso criterio alla storia dell'arte, equiparabile alla finzione narrativa o cinematografica, va ben oltre l'assurdo.
Ritenendo implicito che dietro l'algoritmo dei social ci sia comunque una "mente" umana, la funzione della macchina impone di bloccare qualsiasi immagini di nudo per evitare la diffusione e la condivisione di contenuti pornografici.
LE DIFFERENZE
A Instagram e Facebook, ai cui vertici evidentemente non ci sono storici dell'arte, confondono un'opera di valore artistico con un'immagine oscena, tra L'origine du monde di Gustave Courbet e uno scatto amatoriale casalingo non vedono alcuna differenza.
Capezzoli femminili, organi genitali, glutei troppo scoperti fanno scattare la censura e nel mucchio, in passato, sono finite le statue di Canova e i dipinti di Natalia Goncharova, Ema (Nudo in una scala) di Gerhard Richter, un quadro scambiato per una riproduzione a causa del bianco e nero sfocato, e le foto di Araki, maestro dell'erotismo giapponese che in carriera avrà immortalato migliaia di ragazze. Sui social i suoi scatti sono stati bloccali, probabilmente equiparato al porno Asian in testa alle categorie più visualizzate.
Stavolta però da Vienna è partita una reazione clamorosa all'ennesimo episodio di censura. I direttori dei musei hanno deciso di mostrare liberamente corpi giudicati dal web sessualmente espliciti; lasciano dunque le piattaforme gratuite e vanno su OnlyFans, dove l'accesso è gratuito ma la visione di contenuti particolari a pagamento. Bastano tre euro al mese (ma attenzione, una cosa tira l'altra e si rischia di trovare un conto spropositato come nelle vecchie hotline) per entrare sulla pagina Vienna' s 18+content e godere dei capolavori incensurati.
Superfluo e bacchettone il distinguo tra erotismo (tollerato con limiti) e pornografia (vietata): l'arte in quanto visiva è piacere per lo sguardo, dunque voyeurismo, senso del proibito, eccitazione. In tal senso le opere del Ludwig, dell'Albertina e di tanti altri musei del mondo potrebbero essere ordinate in un catalogo assimilabile alle categorie di YouPorn o Pornhub. E quindi tutte da bocciare.
A cominciare dalla misteriosa statuetta della Venere di Willendorf, risalente al paleolitico, alta appena 11 centimetri, che presenta giganteschi seni sproporzionati e la vulva rigonfia. Simbolo ancestrale di fertilità, se giudicata con i parametri del porno figurerebbe tra le BBW, sigla che nell'hardcore sta per Big Beautiful Woman.
Non fosse stato censurato, mai ci saremmo accorti che in un antico amuleto egizio un uomo è dotato di ben 6 centimetri di fallo eretto, a debita proporzione un progenitore di John Holmes e Rocco Siffredi. I tempi saranno cambiati ma l'erezione resta un tabù, sinonimo di oscenità, non le viene riconosciuto lo stesso valore culturale dei corpi femminili, nonostante nell'arte classica greca e romana venissero rappresentati più uomini che donne. L'amuleto funziona comunque per gli amanti dei Big Cocks in chiave etero o gay.
Dietro quadri stupefacenti accadono cose strane e la storia dell'arte è piena di trappole. Vi siete mai chiesti cosa accade nella Danae di Gustav Klimt, ingravidata da Zeus, secondo il mito, in forma di pioggia dorata? Nel porno classico l'atto di penetrazione si conclude con l'eiaculazione sul corpo della o del partner, ma per pioggia dorata si intende la pratica del pissing e siamo già nel sadomaso o nell'extreme. Insomma, il principale pittore della Secessione Viennese tra ori e bizantinismi era proprio un pervertito.
LA MAGREZZA E IL SESSO
Censura anche per le procaci Tre Grazie di Rubens che proprio giovani non sembrano, rivelano anzi tutta la bellezza della carne floscia che piaceva nel '600. Nel porno di oggi starebbero tra le Mature e le Milf, peraltro gettonatissime, perché nel sesso la magrezza esagerata non costituisce mai un valore aggiunto mentre bacini ampi, cosce generose e smagliature esaltano la perfezione dell'imperfetto.
E che dire di atti di masturbazione (come la Venere di Urbino dipinta da Tiziano e conservata agli Uffizi, con la manina mollemente appoggiata sul pube e le dita pronte al titillamento), scambi sessuali con animali (Leda e il cigno di François Boucher, qui siamo sui bordi del sesso estremo con il becco del pennuto a far da vibratore), voyeurismo (Venere allo specchio di Diego Velázquez, dove l'osservatore della scena è un puttino, estremi di reato insomma).
l'origine du monde gustave courbet
L'arte, insomma, è proprio un bordello, ovviamente dal punto di vista maschile, teatro di esibizionismi e materiali per guardoni camuffati da belle pennellate e virtuosismi che però non riescono a nascondere quella legge del desiderio che governa il mondo: far sesso, immaginarlo, dipingerlo.
Con il Novecento la questione si complica anche per colpa della psicanalisi e del progresso. I segreti nella stanza da letto si ammantano di cupezza, nessuna gioia ma sofferenza e dramma negli amplessi di Egon Schiele, bersaglio preferito dalla censura social che non gli perdona l'eccesso di realismo a cominciare dall'abbondanza di materiale pilifero nelle zone erogene (categoria porno hairy), a dispetto della moda della shaved pussy, scatena strane fantasie dal gusto vintage anni '70 quando spopolavano ascelle e pube peloso.
In Schiele, peraltro, è implicita la bisessualità e l'omosessualità, deviazioni dalla "normalità" nell'epoca moderna. Il Seminudo femminile di Amedeo Modigliani del 1918 ha invece la colpa di un seno troppo strizzato, assimilabile alle categorie Big Tits o Pregnant (per chi si eccita con le donne gravide). Bocciato anche lui, nonostante lo stesso dipinto sia stato utilizzato per la nobile causa di una campagna di prevenzione del cancro
ema di gerhard richter venere di willendorf