Valeria Arnaldi per ''Il Messaggero''
L' ANNIVERSARIO
Gioia, fratellanza, maternità, ma anche ascesi, tentazioni, peccato. E, nel cuore dell' opera, il richiamo al luogo, la croce pisana. È una sorta di danza rituale, alimentata da istinto e sentimento, quella che Keith Haring ha rappresentato a Pisa nel murale Tuttomondo, circa 180 mq sulla parete del Convento di Sant' Antonio.
«Sto in albergo direttamente di fronte al muro, così lo vedo prima di addormentarmi e quando mi sveglio. C' è sempre qualcuno che lo guarda (l' altra notte anche alle 4 del mattino)», scrive l' artista il 19 giugno 1989. È entusiasta della città, della gente, dell' Italia. E proprio nel nostro Paese, tra Pisa, Roma, Amalfi e Napoli, trascorrerà la sua ultima estate. Haring si è spento trent' anni fa, il 16 febbraio 1990, a 31 anni, a New York per complicanze legate all' Aids. Tuttomondo è la sua ultima opera pubblica. «Mi rendo conto ora che si tratta di uno dei progetti più importanti che io abbia mai fatto», annota.
TRACCE CANCELLATE
E sì che è nato tutto per caso. O meglio per la domanda di uno studente italiano in vacanza a New York: perché non ha mai fatto un murale in Italia? In realtà, in Italia l' artista ha già lasciato il suo segno. Nel 1983 viene chiamato da Fiorucci a Milano a personalizzare lo store del brand: impiega 13 ore e l' esecuzione si fa presto performance.
murale di keith haring a siena
L' anno dopo porta il suo universo di forme e simboli a Roma sulle gradinate di Palazzo delle Esposizioni. Esegue un lavoro pure sulle vetrate del Ponte nel tratto Flaminio-Lepanto della metropolitana.
Delle sue opere, nell' Urbe non rimane traccia. Nel 1992 quelle a Palazzo delle Esposizioni sono state cancellate per la visita del presidente Urss Mikhail Gorbaciov. E nel 2000 è stato ripulito il Ponte.
i murali persi di keith haring a roma
La sua visione però, negli anni, è rimasta internazionalmente viva, influenzando l' arte, ma anche design, grafica, moda. È la consacrazione della sua filosofia dell'«arte per tutti». Lui stesso ha firmato copertine di dischi, come Without you di David Bowie, ha dipinto sulla pelle di Grace Jones, modella per Robert Mapplethorpe, ha disegnato abiti, indossati pure da Madonna, e molto altro. Nel 1986 - anno in cui ha dipinto sul muro di Berlino - ha aperto un negozio a Soho per vendere prodotti con immagini delle sue opere. «Il suo segno è così forte per la sua universalità - dice l' artista Ozmo tra i massimi esponenti della street art in Italia - ha creato un alfabeto immaginifico molto riconoscibile, il suo stile riesce a parlare a tutti.
i murali persi di keith haring a roma
Ero poco più che adolescente, a fine anni Novanta, quando ho visto una grande mostra su Haring a Pisa, a Palazzo Lanfranchi. Mi ha ispirato molto».
GLI SPAZI
Il segno di Haring è pop. E fa business. Si diffonde nello spazio e resiste nel tempo. L' artista stesso diventa star, poi icona, dopo ancora simbolo, fin quasi, per paradosso, a perdersi. La nascita del mito Haring ha fatto dimenticare spesso i suoi messaggi, diffondendo le forme al di là del concetto. Haring ormai è i suoi omini.
«Keith Haring - commenta l' artista romano Omino71 - è stato capace di inventare un linguaggio universale che trascende i mezzi espressivi tradizionali, multidisciplinare, versatile, in grado di sfruttare qualsiasi mezzo per perseguire quell' idea di arte per tutti dentro e fuori gli spazi tradizionalmente preposti alla fruizione dell' arte visiva. In tal senso, incarna l' idea di artista come forse cominciamo a intenderla oggi».
i murali persi di keith haring a roma
IL RICORDO
Ora, il mondo ricorda l' artista. A Bruxelles, al Bozar, fino al 19 aprile, si può ammirare l' esposizione Keith Haring, che dal 29 maggio sarà in Germania, a Essen. Lavori dell' artista sono anche nel nostro Paese. A Reggio Emilia, fino all' 8 marzo, a Palazzo Magnani e Chiostri di San Pietro, nella collettiva What a Wonderful World. La lunga storia dell' Ornamento tra arte e natura.
A Firenze, è nell' allestimento Dagli anni '60 agli inizi del XXI secolo della collezione Casamonti, a Palazzo Bartolini Salimbeni. A Roma, la Galleria Afnakafna fino al 14 marzo ospita 30Keith, a cura di Antonella Caraceni e Omino71, con lavori di 30 artisti, da Lidia Bachis a Stefano Bolcato, da David Diavù Vecchiato a Easypop e Max Ferrigno. «Io non sono un inizio - diceva Haring - non sono una fine, sono un anello di una catena».
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