Egle Santolini per “la Stampa”
Dal 20 maggio al 20 novembre 2022.
Le date della ventitreesima Triennale ci proiettano in un domani incoraggiante proprio perché sufficientemente lontano. A quel punto la nebbia forse si sarà diradata: ma, ora più che mai, è necessario riflettere su quel che va fatto per affrontare i disastri del possibile. La ricerca di prospettive preveggenti è del resto il senso, da sempre, dell' istituzione milanese oggi presieduta da Stefano Boeri.
Che si affida per la prima volta a una scienziata, l' astrofisica Ersilia Vaudo: in collaborazione con l' architetto Francis Kéré, e con un vasto comitato di esperti, declinerà il tema «Unknown Unkowns - An Introduction to Mysteries».
Vaudo, laureata alla Sapienza di Roma, all' Agenzia Spaziale Europea dal 1991 e oggi a Parigi come Diversity Officer dell' Agenzia, è impegnatissima sul tema della disparità di genere in ambito scientifico. E la sua prima battuta è in tema: «Ragazze, non mollate, studiate le materie scientifiche. E forse, domani, vi capiterà di guidare un' esposizione internazionale».
Ersilia Vaudo, come sarà la sua Triennale?
L' accento è su «quello che non sappiamo di non sapere», e il trauma della crisi sanitaria ce lo ha messo fin troppo violentemente sotto gli occhi. Ma poi, nel titolo, c' è quel riferimento al mistero, un tema che potrebbe perfino sembrare antiscientifico.
Ci spiega?
«Siamo partiti dal significato etimologico della parola, che fa riferimento all' idea di stare chiusi, e che in questo senso ci racconta proprio quello che stiamo vivendo. La sfida sta, allora, proprio nell' uscire dalla propria zona di conforto, aprendosi all' imprevisto. La nostra sarà una mostra interdisciplinare, che intreccia diversi saperi. Non somiglierà a un museo della scienza, non sarà didascalica, non spiegherà pedissequamente, non affronterà dei punti interrogativi per risolverli. Ma stimolerà la curiosità, che è un elemento di stupore e di crescita».
Com' è nata l' idea?
«Da un simposio tenuto alla Triennale nel marzo scorso, nei giorni più bui della prima ondata: una grande soddisfazione per un' esploratrice di altri mondi come me, perché ho potuto ascoltare esperti in materie molto diverse dalla mia, trovandomi anche a pensare che, nella prossima vita, mi sarebbe piaciuto occuparmi di formiche o di oceani. Da ogni intervento traspariva una tensione a misurarsi con la vastità di quello che non si conosce».
Che cosa «non» sappiamo?
«Dell' Universo conosciamo appena il 5%. Non abbiamo idea del perché acceleri, non sappiamo che cosa lo spinga. E ancora: come mai la gravità è così piccola rispetto alle altre forze? Forse ci sono altre dimensioni nel nostro Universo? Però ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo.
Da non molto abbiamo capito come si formano i metalli pesanti: due stelle di neutroni vanno a finire l' una dentro l' altra e nascono cento terre d' oro. Mi interessano le cose a cui si pensa poco, ma che si dimostrano meravigliose. Questo per quanto riguarda la mia sfera d' interesse. Ma è così per tutte le discipline, e quello sarà il nostro punto di vista».
Pare che lei abbia una passione per il lato oscuro della Luna.
«Già, a proposito di misteri. Quello l' hanno svelato i cinesi l' anno scorso con la missione "Coniglio di giada". E mi sono sentita un po' defraudata: prima di farlo, ho detto a mio marito, dovevano avvertirci. Era un elemento del nostro immaginario».
In che misura vi rivolgerete alle giovani generazioni? E in particolare alle ragazze?
«Ci saranno percorsi e occasioni dedicati a loro. Quanto alla disparità di genere applicata allo studio delle materie scientifiche, è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Da un rapporto dell' Ocse l' Italia risulta in fondo alla classifica quanto a gap fra ragazze e ragazzi di competenze in matematica: solo Colombia e Costarica fanno peggio di noi.
La divaricazione comincia subito, alle elementari: le bambine sono scoraggiate, la mamma magari dice loro "in queste cose fatti aiutare da papà", cominciano ad avere l' ansia della matematica e si convincono di "non essere portate". E così perdono le migliori occasioni di incidere sul futuro, che si acquistano con la competenza nelle materie cosiddette Stem. Bambine, resistete: siete portate, eccome. È un tema che affrontiamo nella task force promossa dalla ministra alle Pari Opportunità Bonetti, di cui faccio parte con Fabiola Gianotti. L' anno prossimo partirà una grande campagna nazionale».
Come esce, dalla pandemia, la percezione comune della scienza?
«Siamo stati più esposti al linguaggio scientifico, abbiamo tutti acquistato familiarità con termini come percentuale, fattore R, crescita esponenziale. Questo periodo ha messo le competenze al centro dell' attenzione e, per forza, limitato il negazionismo.
Ci siamo avvicinati a una scienza scomposta in tre livelli: quella pratica della mascherina e dell' amuchina, quella che deve anticipare e trovare un vaccino e quella che non ha risposte immediate: un metodo fatto di dubbi, esitazioni, confronto con gli altri. È importante capitalizzare su questi risultati».