Alessandra Mammì per “http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it”
Sostiene Luca Beatrice che i curatori italiani in carriera all’estero e in casa sono poco patriottici. Poiché (ci spiega in un articolo su "Il Giornale" ) mentre i curatori ricevono incarichi e direzioni museali, i coetanei e connazionali artisti restano al palo.
Nessuno di loro, sostiene Beatrice, si svena per segnalare difendere e imporre sul mercato un emergente o un talento da incoraggiare. Presi da personale vanità dimenticano di fare cordate in nome di creativi “Fratelli d’Italia”.
E già che ci siamo va giù duro con nomi, cognomi e frecciatine. Di Carolyn Christov ci dice «che dopo Documenta e Biennale di Istanbul ha deciso di tornare in Italia prendendosi Gam e Rivoli” (in realtà c’è stato un pubblico concorso dove anche Beatrice ha partecipato se ben ricordo o comunque avrebbe potuto partecipare).Carolyn-Christov-Bakargiev
Di Francesco Bonami invece si ricorda che dalla Biennale è passato a occuparsi di mercato (per la cronaca ha curato un’asta da Philllips tutta di arte italiana ma questo non è specificato dal Nostro).
Mario Codognato viene definito “ figlio di un ricco collezionista”, ma si tace sulla sua lunga direzione che ha permesso al Madre di Napoli di diventare un museo internazionale (con molti artisti italiani peraltro).
E poi giù bordate su Andrea Bellini che “dopo l’incerta co-direzione di Rivoli è assoldato dal Cac di Ginevra” (che conduce egregiamente, ma Beatrice c’è mai stato?) infine l’ottima Cecilia Alemanni più che per il dirigere l'High Line Art è New York è qui definita “compagna di Massimiliano Gioni (del resto è donna...).
E allora, appurata la scarsa simpatia che nutre per i curatori, viene spontanea la domanda: ma che mestiere fa Luca Beatrice?
Secondo Wikipedia Luca Beatrice (Torino, 1961) è critico d'arte e curatore italiano. Non è andato all’estero,come altri suoi colleghi, ma avuto un’occasione ben più importante di una curatela in un museo Nord europeo per mettere in luce gli artisti italiani su un palcoscenico internazionale: La Biennale di Venezia.
Purtroppo il padiglione nazionale che insieme a Beatrice Buscaroli curò nel 2009 grazie alla nomina dell’allora ministro Sandro Bondi, non fece un buon servizio né alla nazione né agli artisti. I quali non solo erano troppi e mal assortiti, ma sacrificati in un allestimento privo di progetto curatoriale e di scrittura visiva.
Affollato confuso, dedicato a Marinetti, titolato “ Collaudi” e animato da un irragionevole astio verso49429un’immaginaria cupola dell’International Style, il padiglione dei Beatrice (ribattezzati B&B) come poi quello di Sgarbi che ne seguì le orme ( peggiorando se possibile l’affastellamento e la confusione teorico-pratica), fecero incalcolabili danni all’immagine dell’arte italiana.
Scrisse Exibart: “Il tono generale è da collettiva natalizia, preannunciato da un abete decorato a festa di Bertozzi & Casoni e suggellato dallo scintillio policromo di Marco Lodola. Deludono finanche le prove di Elisa Sighicelli e Daniele Galliano, certo non al massimo della forma; per non dire di uno stanco Sandro Chia e dell’ingiustificabile Davide Nido. Si salva in parte la prova - va da sé, patinata - dei Masbedo, mentre la tiritera di Paolo Conte per Valerio Berruti fa rimpiangere Un gelato al limon. Con questo caldo...” e non fu neanche una delle più feroci stroncature.
Ma quel che è peggio che passò inosservato da una stampa internazionale che non ne parlò quasi. E del resto - come si deduce da questo articolo- anche l’autore preferisce dimenticare e tacere. E questa è l’unica cosa di lui che possiamo condividere.
Luca Beatrice francesco bonami e francesco vezzoli BEATRICE 9