Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
La frenata del garante della privacy, i dubbi sui costi che potrebbero rallentare il turismo, le incertezze sull' applicazione concreta, le critiche sul tampone come lasciapassare e la difficile convergenza con gli altri Paesi europei.
Il certificato verde italiano (o pass vaccinale) è appena nato, ma già si pensa a come modificarlo, visto che i dubbi sono molti e anche all' interno del governo c' è chi si chiede se non ci si è infilati in un cul de sac iperburocratico che rischia di rallentare, invece di facilitare, secondo quello che era il suo scopo, il turismo interno e internazionale nella stagione estiva.
Il certificato italiano è già in vigore in Italia da lunedì 26 aprile e a giugno dovrebbe arrivare anche il Digital green certificate, il pass europeo, che consentirà di viaggiare liberamente tra i diversi Paesi.
Attualmente il certificato italiano non esiste fisicamente, ma solo virtualmente: consiste in uno dei tre documenti che integrano i requisiti necessari. Che sono l'essere stati vaccinati (con seconda dose) entro i sei mesi precedenti; essere guariti dal Covid nello stesso periodo; avere fatto un tampone molecolare o test rapido negativo non più di 48 ore prima.
Per ora, serve a poco. Sostanzialmente solo ad entrare nelle regioni arancioni o rosse (ma a giugno, presumibilmente, non ce ne saranno).
La critica più pesante è quella del garante della privacy Pasquale Stanzione. In audizione nelle Commissioni riunite Affari costituzionali, Giustizia e Affari sociali, ha spiegato che bisogna escludere esplicitamente usi diversi da quelli previsti dal decreto e individuare il titolare del trattamento dei dati.
Non solo: «È superflua l' indicazione del numero di dosi di vaccino o del tipo di vaccino, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate».
Palazzo Chigi, con il sottosegretario Roberto Garofoli, sta lavorando per adeguare le norme. La critica scientifica più pesante era arrivata da un tweet del virologo Roberto Burioni, secondo il quale il tampone recente per avere il pass è «un pericolosissimo controsenso». Ma anche il viceministro della Salute Piergiorgio Sileri è critico. Ieri ha incontrato il portavoce del Cts e presidente dell' Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro per esporgli le sue idee.
Vorrebbe estendere a un anno il tempo dalla vaccinazione; includere anche chi non sa quando è guarito ma risulta avere gli anticorpi alti da un test quantitativo; usare il pass come condizione per entrare nelle Rsa, per accedere a treni e aerei Covid free e per eventi sportivi con pubblico limitato.
Il governo sta valutando e si sta lavorando anche in sede europea per trovare regole comuni, in presenza di prassi, al momento, molto diverse. Il pass attuale andrà in parallelo con quello europeo, che diventerà digitale. Dopo la cabina di regia della prossima settimana, il Consiglio dei ministri varerà qualche modifica, allargando il campo d' azione e precisando alcuni elementi.
Anche per disinnescare il consueto controcanto di Matteo Salvini, che già avverte: «Il Covid Pass europeo ha senso per far ripartire il turismo e consentire agli stranieri di venire in Italia, ma non deve diventare uno strumento per complicare ulteriormente la vita agli italiani».
Qualche confusione c' è a livello regionale. La Liguria ha approvato un' ordinanza che recepisce le faq del ministero, anche se non pareva necessario. A Bolzano, zona rossa, il locale «corona pass» è condizione per accedere ai cinema.
La Campania ha abilitato il pass regionale per «facilitazioni all' accesso dei servizi e/o deroghe alle misure di sicurezza più restrittive». Ma il vero punto di svolta sarà il pass europeo, che potrebbe consentire di ridurre il buco di 53 miliardi di euro causato al turismo dal Covid.