Gianluigi Nuzzi per "la Stampa"
L'Italia perde la sua ultima colonia, conquistata a fatica alla fine dello scorso millennio quando gli hippy tedeschi ammainarono il loro vessillo sulle grotte di Cap de Barbaria e sui chiringuito della playa de Mijorn, mandando in demolizione le vecchie jeep militari. Su Formentera si era innalzato sovrano il nostro tricolore, dalla piada senza strutto del «Lucky» alla discoteca «Tipic» di quel Daniele Leali ora appena uscito senza graffi dallo scandalo di «Terrazza Sentimento» del suo amico Alberto Genovese.
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Formentera, icona mistica delle Baleari, incrocio tra movida, neonichilismo e naturismo, torna sotto il potere temporale del re di Spagna. La balcanizzazione della variante Delta e il marketing della paura hanno fatto da volano ai flussi turistici di spagnoli, portoghesi, francesi e tedeschi, facendo precipitare la presenza degli italiani. Certo, i nostri connazionali rimangono ma niente a che vedere rispetto agli anni d'oro quando gli spagnoli evitavano casa loro, questa perla del Mediterraneo perché «ormai lì si parla solo italiano».
Oggi gli spagnoli sono tornati a essere maggioranza con un rumoroso effetto del contrappasso sull'economia del divertimento che vuole gran parte dei locali in mano a imprenditori italiani (dai chioschi sulla spiaggia a gelaterie, ristoranti, discoteche), pionieri nostalgici del colonialismo del tempo che fu. Sia chiaro, sull'isola a contare i soldi veri e le proprietà di finche e appartamenti da affittare sono sempre stati gli spagnoli.
bobo vieri a formentera con bellezze al bagno
Da chi possiede un parco a due ruote che conta ormai 15mila motorini e li noleggia tra Ibiza e Formentera a 30 euro al giorno con incassi da favola a chi conta cespiti anche da 200 appartamenti che affitta nell'estate dilatata da maggio a ottobre. E come a casa nostra c'è chi ostenta la ricchezza, sfrecciando in Lamborghini da faro della Mola al porto per mostrare a tutti che il denaro nemmeno si conta più ma si pesa, e chi invece ancora si presenta al caffè centrale di San Francisco, sempre con sandali impolverati e jeans strappati, quando si è forse il possidente numero uno di Formentera.
federica pellegrini a formentera 2
Per Mario Losio, proprietario dell'omonimo locale a San Francisco «il crollo del turismo italiano ha fatto sparire romani, milanesi e napoletani che un tempo costituivano la maggioranza, lasciando spazio a veneti e piemontesi... e poi il nostro turista spende mentre quello spagnolo controlla tre volte il conto e quello tedesco manco lo vedi perché va in spiaggia con l'ombrellone proprio e i panini fatti a casa». «Degli italiani sono spariti i gruppi chiassosi - aggiunge Andrea, socio del Lucky, chiosco a Mjgiorn - rimangono famiglie che spendono senza problemi».
E se si chiede la causa di tutto ciò, del tradimento degli italiani, pochi indicano il Covid in sé. I commercianti ritengono che in Italia si sia fatta molto terrore, tratteggiando una Spagna zona rosso scuro con cluster in tutte le Baleari e così convincendo i più a dirottare su mete italiche. È prevalsa Puglia, Sardegna, ancora Liguria, Calabria e Romagna. In effetti, a Formentera regole e controlli vengono adottati cercando di non turbare i turisti.
Nei ristoranti si cena distanziati, mascherina da indossare nei locali al chiuso, discoteche rimaste ferme. Sui giornali locali on line i titoli sulla pandemia non sono (quasi) mai d'apertura. Eppure l'incidenza della positività ormai qui è al 18% e se dall'amministrazione affermano che il picco di quest' ultima ondata alle Baleari è stato raggiunto la settimana scorsa, in molti preferiscono una vacanza strutturata con vita di spiaggia, cene a casa, insomma il contrario della movida che fu.
Difficile giudicare la propria paura e cautela, figurarsi quella degli altri ma camminare la sera per San Fernand, San Francisco ed Es Pujols fa impressione. I capannelli, lo struscio, quel ciondolare lento del dopo spiaggia sono ricordi. Alle 23 le strade si svuotano, la gente rincasa, la guardia civil verifica se nei locali al chiuso i clienti indossano la mascherina.
E così, quasi per paradosso, l'isola ritrova anche la sua dimensione più profonda del secolo scorso, la sua anima naturalista, i nudisti riconquistano metri di spiagge, lo sguardo sul tramonto mozzafiato da Cap de Barbaria, la macchia mediterranea assordata dalle cicale, l'istmo delle passeggiate prima di immergersi nell'acqua che esprime un arcobaleno di colori. Però anche qui è rigorosamente vietato soffermarsi: entrare sognare uscire prego.
In tasca, anche quelli che si portavano della marijuana per fumarsela e viaggiare a modo loro ora tengono una mascherina pronta all'uso. E i piedi tornano per terra.