Riceviamo e pubblichiamo:
Mio padre [nome censurato] non vuole morire.
Mi chiede aiuto dall’ “Osservazione breve e intensiva” dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.
Veniva condotto lì, con ambulanza 118, la sera del 02/11/2020, in quanto affetto dal Coronavirus, con difficoltà respiratorie e saturazione al di sotto della norma.
paziente morto in bagno all ospedale cardarelli di napoli 3
Da tale data, non abbiamo più notizie di nostro padre: non ci hanno fornito un numero di telefono al quale chiedere informazioni sul suo stato di salute.
Ha riferito all’entrata di avere patologie concomitanti, di aver subito un intervento per la riduzione del pancreas nel 2015, di essere attualmente affetto da mieloma multiplo in trattamento chemioterapico e di essere in cura presso il Cardarelli dal 2015.
Non risulta che i sanitari, peraltro, tra di loro, quelli dell’Obi del Cardarelli e gli ematologi della stessa struttura, abbiano concordato per lui un piano terapeutico, pur essendo a conoscenza delle sue condizioni precarie e di costringerlo in un luogo in cui circolano ammalati privi di dispositivi di protezione.
In quanto immunodepresso, può aggravarsi da un momento all’altro.
Sappiamo che indossa casco dalle sporadiche e laconiche comunicazioni whatsapp con lui.
Non può parlare, apre la comunicazione per farci sentire il rumore dell’ossigeno, per dirci che è ancora vivo.
E scrive qualcosa: “non mi hanno trasferito in un reparto per affetti da Coronavirus, non mangio dalla sera del ricovero, non dormo, non mi fanno terapie…non mi hanno fatto Tac ai polmoni… due persone che sono arrivate dopo di me nell’ Obi sono già state trasferite in reparti specifici, questo è un lazzaretto, vogliono eliminare i più deboli…”.
Riferisce che nella giornata di ieri, è riuscito a farsi fare l’eparina insistendo molto fino alle 12.07 della sera, dopo sollecito telefonico di un medico conoscente di famiglia che è riuscito a mettersi in contatto, quando invece, in cartella clinica, questa terapia è predisposta per le ore 9.00.
Se ci sono falsità nelle cartelle cliniche, andremo a fondo, così come per tutte le inadempienze e i danni fisici e morali cui sta andando incontro.
A tutt’oggi indossa ancora le scarpe che aveva dal momento del ricovero, non ha terapia antivirale, né nutrimento, né ancora, a tutt’oggi, risulta essere stato trasportato in alcun reparto specifico per la cura del Coronavirus da cui è affetto.
La cosa più grave è che questa è una malattia subdola, che non mostra i suoi effetti se non quando è troppo tardi per intervenire, pertanto, da studi effettuati sui pazienti fino a questo momento, è importante effettuare la TAC e l’Emogas per una corretta valutazione di malattia e conseguente terapia. I pazienti affetti da COVID sopportano molto bene l’ipossia, per cui non è possibile rendersi conto delle reali condizioni del paziente solo dalla vista o dalle parole del paziente.
La stessa sorte era toccata a mia madre […], insegnante in pensione, fratturata ad un braccio ed affetta da Coronavirus con polmonite interstiziale, la prima ad essere portata al Cardarelli la sera del 28/10/2020.
Anche lei digiuna e priva di assistenza, immobile e senza terapia impostata, veniva trasportata in reparto soltanto dopo giorni di privazioni. Nel suo caso, durante la notte, un uomo nudo girava nel OBi del Cardarelli e le si avvicinava, è stata lasciata per molte ore nei suoi escrementi, perché come si sa, questa malattia porta anche dei forti attacchi di diarrea.
Ho chiesto, a mezzo di posta elettronica certificata, indirizzata alla direzione sanitaria, nonché alla Regione e Tribunale dei diritti del Malato, l’immediata valutazione delle condizioni psicofisiche di papà da parte dei sanitari del Azienda Ospedaliera e con lo spostamento urgente in un reparto attrezzato per soggetti immunodepressi. Ho chiesto per entrambi i miei genitori la somministrazione di Remdesivir per la cura del Coronavirus che utilizzano in tutti gli ospedali italiani, ma sembra che tutto sia addormentato, mentre la polmonite avanza.
I miei genitori vogliono vivere.
Napoli, 04/11/2020