Giancarlo Dotto per Dagospia
L’evidenza sfugge solo agli ottusi cronici e paraocchiati dello specialismo e ai malauguranti uccelli spacciati per anime belle. L’angoscia rischia di fare più vittime del Coronavirus. È il momento di cambiare strategia. Il bunker ci preserva ma, alla lunga, ci annienta. Infetta la psiche e indebolisce il sistema immunitario. Bisogna inventarsi razionalmente il modo per tornare alla vita, nel modo più protetto possibile, ma che sia vita. Restituire alla gente l’idea che sia stato riacceso il motore della Grande Rappresentazione.
Lo schermo deve tornare a sparare, una dopo l’altra, le sue illusioni. Sono fatte di niente? Chi se ne frega. Di quello ci si nutre. Che un pallone torni a rotolare o una pallina a volare e una bicicletta a pedalare, che un prete (magari meno dimesso) torni a benedire o un attore a scimmiottare o un cuoco a spadellare e un barista a smanettare. Se questo che stiamo vivendo è il tango di Satana, inventiamoci Carlos Gavito e Marcela Duran. Se è una partita a scacchi, inventiamoci Bobby Fischer, prima d’essere ingoiati dall’ombra, mai così cinese.
“Serve la Mossa del Cavallo”, dice Francesco Le Foche, immunologo e infettivologo del Policlinico Umberto I di Roma, il primo a raccontare Atalanta-Valencia come la bomba biologica che ha scatenato l’anomalia Bergamo, protagonista di questi tempi di una comunicazione scientifica votata all’ottimismo della ragione. Reazione, analisi e proposizione.
Cos’è la Mossa del Cavallo?
“Nel momento in cui il virus rischia di vincere, dobbiamo sparigliare tutto con una mossa decisiva a livello planetario, che può essere l’antefatto dello scacco matto al nemico invisibile. Questo virus è la conseguenza diabolica della globalizzazione. A oggi è stata una battaglia persa, adesso si cambia strategia”.
Entrando nei dettagli?
“Andiamo a fare il check di chi è stato già contagiato. Liberiamo gradualmente chi ha la protezione degli anticorpi, arrivando a una immunità condivisa, una forma di afflato collettivo in cui sono i più forti a trainare i più deboli”.
Si tratta di test attendibili?
test polpastrello per coronavirus
“Hanno un altissimo tasso di attendibilità. È un prelievo di sangue dal polpastrello, ma si può fare anche dal braccio. Si chiama “Test Immunocromatografico”, ma si può fare anche con altre metodiche, e va a rilevare le igM e le igG (anticorpi e anticoronavirus)”.
In questo caso la buona notizia è il risultare “positivi”?
“Proprio così. Se rileviamo che il sessanta, settanta per cento della popolazione ha sviluppato gli anticorpi possiamo cominciare a riaprire”.
Sviluppo degli anticorpi che non significa certezza dell’immunità?
“Non abbiamo la certezza, il virus potrebbe tornare ma in una forma molto più blanda che non mette a rischio la vita. Aggiungo: sembrerebbe, in base all’esperienza cinese, che quanto più la malattia è stata importante, tanto più è foriera d’immunità permanente”.
test immunocromatografico anche per coronavirus
In attesa del vaccino, sono gli anticorpi dunque i nostri Nocs?
“Quelli che in Cina hanno sviluppato in misura ridotta, a causa della loro chiusura militarizzata. Loro devono necessariamente aspettare il vaccino per sentirsi protetti. Noi anche aspettiamo il vaccino, ma non come unica chance d’immunità”.
Trattare i contagiati con sintomi lievi a casa nella prima settimana è l’altro fondamentale cambio di rotta?
“Lo confermano tra l’altro la Germania e il Canada che hanno pochissimi casi di contagio, probabilmente perché hanno scelto dall’inizio l’intervento domiciliare. Mi rassicura vedere che anche l’Italia si sta poco a poco uniformando”.
Contestualmente, si tratta di registrare chi ha sviluppato gli anticorpi, avendo superato il contagio senza che sia stato diagnosticato.
test immunocromatografico anche per coronavirus
“Abbiamo giustamente messo in sicurezza la collettività con drastici provvedimenti quando il danno era già attivo. Ora deve cominciare il secondo tempo della partita. Per uscire dalla crisi e riavviare il volano economico, le fabbriche, le industrie, inclusa quella dello svago sociale. Liberando anche la gente dal disagio psichico, troppo sottovalutato. Dobbiamo diffondere nel mondo, con autorevolezza scientifica, il messaggio che l’Italia è il Paese di cui fidarsi e non contagia più nessuno per due motivi: perché opera in sicurezza e perché ha creato una popolazione con forti difese immunitarie”.
Tra i forti che dovrebbero trainare i deboli in questa replica della festa di liberazione, ci dovrebbero essere le donne, come ha proposto la virologa Ilaria Capua, a partire dall’evidenza dei numeri.
“Condivido al cento per cento. Aggiungerei alle donne i giovani. Non sappiamo ancora con certezza, ma credo sia l’ennesima conferma della forza biologica del genere femminile. Si potrebbe ipotizzare che in loro, e nei bambini, sono inferiori i recettori del polmone profondo dove il virus si lega per attaccare l’organismo”.
test polpastrello per coronavirus
Prima le donne e i bambini dunque, come nei naufragi da manuale, accompagnati dalle squadre degli “anticorpi speciali”. In questo caso la missione sarebbe salvare l’umanità intera.
“Le donne come emblema della rinascita. Non sarebbe la prima volta. Protagoniste in questo caso di un gigantesco e liberatorio parto collettivo che equivarrebbe al ritorno alla vita”.