Siamo a un millimetro dall'apertura a tempo di record del nuovo reparto di Terapia Intensiva al @SanRaffaeleMI le donazioni le avete fatte, ora serve che restiate a casa per darci il tempo per curare tutti i pazienti. pic.twitter.com/IgooqSS0Mi
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 20, 2020
BERTOLASO TRA 10 GIORNI APRE L’OSPEDALE
Mario Ajello per “il Messaggero”
CORONAVIRUS PADIGLIONE SAN RAFFAELE BY FEDEZ FERRAGNI BURIONI
«Bisogna collaborare a prescindere dal colore politico di ognuno? Ma certo. Con me su questo si sfonda una porta aperta». Lo ripete ai suoi collaboratori Guido Bertolaso, all'opera nel cantiere della fiera di Milano dove entro dieci giorni - assicurano gli ingegneri che lavorano con lui - aprirà l'ospedale anti Coronavirus in tempi più cinesi che italiani. E sarà una medaglia che si appunterà sul petto il centrodestra? Non è assolutamente questo, e il centrodestra lo sa, il mood di Bertolaso che infatti da subito ha detto che non si sarebbe fatto «tirare la giacchetta da nessuno».
L'invito di Mattarella - con cui il queste ore Bertolaso non parlato direttamente - alla necessaria «unità e collaborazione» senza pregiudiziali politiche è insomma nelle corde dell'ex capo della Protezione civile. E guarda caso, la sua collaborazione con il sindaco di Milano, Sala, è scattata immediatamente: «Bertolaso è uno che sa di che cosa parla».
LO SCAMBIO
Ma soprattutto. Il governatore dem dell'Emilia Romagna, Bonaccini, a suo tempo aveva chiesto a Bertolaso se poteva mettergli a disposizione per la gestione del post-sisma in quella regione tre dei suoi migliori collaboratori. Cosa che Bertolaso fece. Ora i tre fanno il percorso inverso - con il placet di Bonaccini: «Bisogna collaborare senza pensare al colore politico» - e tornano a lavorare con Bertolaso per l'ospedale milanese.
Con 500 letti, una missione di servizio che in prospettiva non riguarderà soltanto il Nord e quasi 50 milioni di euro già raccolti. Secondo una procedura che Bertolaso già ha adottato quando ha creato le strutture sanitaria in Sierra Leone - il suo vero grande impegno negli ultimi anni, ovvero la lotta a Ebola - e che funziona così: bonifici con casuale, e i soldi non spesi tornano al mittente.
Intanto Bertolaso sta girando gli ospedali lombardi per rendersi conto direttamente della situazione. «Non credevo fosse così drammatica», dice. Ed è appena stato, per esempio, nel nosocomio di Lodi. Dove lo hanno accolto come una sorta di salvatore. Ma lui: «Non sono superman». E a chi cerca di spingerlo su discorsi politici replica in perfetta linea con il proprio personaggio: «Io sono un uomo del fare e tale resterò sempre. Tutti mi sembra che si stiano comportando con spirito di collaborazione e senza pregiudizi politici e di parte. Ma credo sia normale quando ci sono in ballo le vite degli italiani». Ai giornalisti che lo chiamano al telefono, risponde: «Per favore non intasate la mia linea. Per me questo è il momento di agire e non di parlare». E ancora: «Io sono qui per l'Italia, non per rappresentare questo o quel partito».
L'EFFETTO
Dagli Stati Uniti, tramite Ignazio Marino, l'ex sindaco di Roma che lavora come medico Oltreoceano, sono arrivate a Bertolaso richieste di collaborazione: «Anche qui - gli hanno scritto da Philadelphia - il contagio si fa sempre più minaccioso». E il modello Fiera negli States viene seguito passo passo. Basti pensare che la Jefferson University of Philadelphia da cui si rivolgono all'ex capo della nostra Protezione Civile, è una delle istituzioni mediche più famose del mondo con 32 mila dipendenti e milioni di pazienti. I contatti Milano-America sono cominciati.
Ma qui in fiera - dice Bertolaso ai suoi - «una cosa è fare l'ospedale e entro dieci giorni la struttura fisica sarà pronta. Ma poi per farlo funzionare servono tre cose: i respiratori, i dispositivi di sicurezza come camici moderni e mascherine, e poi medici e infermieri». C'è già quasi tutto. E sarebbero in arrivo finanziamenti aggiuntivi.
guido bertolaso attilio fontana
L'effetto Bertolaso per ora sembra insomma in piena linea con lo spirito mattarelliano. E con quel tentativo, approfittando della gravita della crisi in corso, di far fare un salto di qualità al discorso pubblico, nella direzione di una concordia nazionale possibile oltre che disperatamente necessaria.
Che poi parte del centrodestra provi a fare dell'ex capo della Protezione civile un santino anti-sinistra o un simbolo del pragmatismo nordista contro il lassismo romano (senza considerare che più romano di lui non c'è nessuno) e che la sinistra più ideologica e d'antan voglia mettergli addosso la casacca da nemico, non importa granché: se non come riprova che certa Italia minoritaria è rimasta indietro, a quando il Coronavirus non aveva cambiato l'intero scenario.