Maria Sorbi per “il Giornale”
Da un mese a questa parte, la lotta al virus si declina in singole battaglie contro «mancanze». Prima mancano i posti letto, poi mancano le mascherine, poi l' ossigeno per rifornire le bombole. Poi ancora il personale sanitario. Ora cominciano a mancare anche i farmaci. Quelli dai nomi impronunciabili che però ci sono diventati familiari, a cominciare dall' antivirale Remdesivir e dall' immunosoppressore Tocilizumab. Farmaci nati per altro - per l' artrite reumatoide, la malaria, l' Ebola, l' Hiv - ma utili a tamponare il progredire della malattia che assale i polmoni.
Tuttavia le scorte nelle farmacie degli ospedali scarseggiano e a farne le spese non sono solo i malati Covid ma anche i pazienti degli altri reparti in cui questi medicinali vengono utilizzati abitualmente. A lanciare l' allarme scorte è la Sifo, società italiana di farmacia ospedaliera, che ha aperto una pagina web per condividere le segnalazioni da parte dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici territoriali di tutta Italia, che quotidianamente sono chiamati a rispondere alle richieste dei pazienti, delle aziende sanitarie e delle cabine di regia regionali e che quindi hanno il polso della situazione.
«I primi dati raccolti, esprimono carenze che permettono di intuire la difficoltà con cui oggi ci troviamo a gestire sia i pazienti Covid-19 sia i pazienti con altre patologie che in questo momento subiscono, loro malgrado, una contrazione di disponibilità di farmaci - spiega Simona Serao Creazzola, presidente Sifo -. L' emergenza si sta abbattendo dal sistema di approvvigionamento di farmaci al letto del paziente».
«Il problema - spiegano i farmacisti ospedalieri - è che i farmaci sono gli stessi in ogni zona d' Italia, ma le realtà epidemiologiche, così come quelle logistiche dell' assistenza sanitaria, sono diverse». Di fatto le regioni più colpite sottraggono le disponibilità di farmaci alle regioni dove al momento l' emergenza è meno grave.
GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Per cercare di tamponare l' sos medicinali e non lasciare a secco i magazzini, l' Aifa (agenzia del farmaco) ha autorizzato le aziende produttrici all' importazione dall' estero della quasi totalità dei farmaci carenti. Sono diverse le aziende che si stanno organizzando, consapevoli del fatto che tutto il mondo ormai richieda gli stessi prodotti per superare l' empasse creato dall' epidemia. Ma il rischio è che la coperta sia troppo corta per coprire le richieste a valanga di ogni Paese.
Oltre agli antivirali, le carenze più gravi si registrano per farmaci che non servono solo contro il Covid. Tra questi i miorilassanti muscolari (Cisatracurio, Rocuronio, Atracurio), gli anestetici (Propofol, Remifentanil), gli antibiotici (Piperacillina/Tazobactam; Azitromicina), gli antibatterici (Claritromicina), gli antitrombotici (Eparina Sodica), gli antimalarici, gli antiemorragici (Acido Tranexamico) e l' immunodepressore Tocilizumab, al centro di vari studi come strumento tampona-virus in attesa di un vaccino.
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Il monitoraggio avviato dalla società Sifo ha anche messo in evidenza altre carenze che riguardano materiale medico e dispositivi ospedalieri necessari all' assistenza dei malati.
Oltre ai dispositivi di protezione individuale, sulle cui forniture sono in corso polemiche (e inchieste), i reparti segnalano la mancanza di caschi per la ventilazione non invasiva, tanto che in alcuni ospedali è stato autorizzato l' utilizzo della maschere da snorkeling della Decathlon, riadattate con i tubi per l' ossigenazione. Mancano i tamponi faringei necessari alle diagnosi (al momento l' unico strumento ufficiale per determinare la presenza del virus), mancano le apparecchiature per alti flussi. E ancora, mancano i materiali per la ventilazione meccanica a pressione positiva continua (i caschetti CPAP): tubi, maschera, fasce elastiche.
E l' elenco della «spesa farmacologica» si chiude con i disinfettanti, introvabili non solo nelle comuni farmacie ma vitali all' interno di un ospedale. Tanto che le farmacie ospedaliere stanno provvedendo in proprio con la produzione continua in loco, nonostante la difficoltà di reperimento di alcool.
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