Manila Alfano per “il Giornale”
Gli scienziati l'hanno definita «una svolta epocale», una cura per l'Alzheimer, la più comune forma di demenza che, secondo i dati Oms, colpisce 55 milioni di persone nel mondo. Un farmaco sembra offrire un nuovo strumento di lotta contro gli effetti degenerativi della malattia che cancella la memoria di chi ne è colpito.
I primi risultati dei test clinici hanno mostrato una riduzione dei segni clinici della malattia allo stadio precoce. I dati dello studio condotto sul lecanemab, anticorpo monoclonale, sviluppato dalla società giapponese Eisai insieme alla partner statunitense Biogen, pubblicati sul «New England Journal of Medicine», hanno confermato che il farmaco, somministrato per via endovenosa ogni due settimane, ha rallentato il declino della memoria del 27 per cento in 18 mesi. I ricercatori sono «cautamente ottimisti» sul fatto che i risultati saranno confermati nei futuri studi clinici.
La ricerca è stata condotta su 1.795 pazienti di età compresa tra 50 e 90 anni a cui era stata diagnosticata un Alzheimer precoce. Alla metà è stato somministrato il lecanemab e all'altra metà un placebo.
La gravità della loro demenza è stata valutata utilizzando una scala clinica che ha tenuto conto di sintomi tra cui dimenticanza, difficoltà relazionali, capacità di risoluzione dei problemi e di vivere in modo indipendente. La malattia è progredita in entrambi i gruppi durante il periodo di studio di 18 mesi, ma è peggiorata molto meno rapidamente in quelli che assumevano il lecanemab.
Una svolta che lascerebbe intravedere una speranza. Lo studio peer-reviewed è stato condotto dal professor Christopher van Dyck, direttore dell'Unità di ricerca sul morbo di Alzheimer dell'Università di Yale, negli Stati Uniti. Tuttavia lo studio ha scoperto anche che il lecanemab è associato a diversi effetti collaterali tra cui mal di testa e microsanguinamenti nel cervello.
Una strada ancora lunga e complicata. Eppure sembra un risultato confortante, che arriva dopo decenni di fallimenti e che incoraggia la ricerca a spingersi sempre più avanti nell'obiettivo di arrivare quanto prima ad una cura contro l'Alzheimer, al di là delle controindicazioni riscontrate.