Sara Bettoni per https://milano.corriere.it/
L’influenza riempie i pronto soccorso pediatrici di Milano e non solo. «La situazione è critica, viviamo in grave sovraffollamento da tre settimane — dice Giuseppe Bertolozzi, responsabile del reparto d’urgenza della De Marchi (Policlinico) —. Viaggiamo su una media di 90 accessi quotidiani». A seconda delle giornate, i bambini con sintomi simil-influenzali passano dai 30 ai 60. «Hanno febbre, tosse secca anche violenta. I piccoli da due mesi fino a un anno a volte soffrono di bronchioliti e hanno bisogno di ossigeno. Nei casi più gravi li ricoveriamo».
I posti letto del pronto soccorso però sono solo otto ed è difficile far fronte alle necessità, anche perché all’epidemia di stagione, in anticipo rispetto agli anni pre Covid, si sommano altri virus. «Due medici coprono i turni sia nei giorni feriali sia nei festivi, ma il lavoro è tanto. Di conseguenza abbiamo persone in corridoio, cittadini in sala d’attesa che si lamentano». Si può aspettare anche 4 ore per una visita.
Non va meglio al Buzzi. Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della Pediatria e del pronto soccorso pediatrico, parla di 144 richieste d’aiuto nelle ultime 24 ore, 46 delle quali in codice giallo, quindi mediamente gravi. «Siamo presi d’assalto da un po’ di tempo — spiega —, in queste condizioni abbiamo rallentamenti per le situazioni meno urgenti», ovvero i codici verdi e bianchi. «Le attese sono lunghe, si creano disagi. Tutto ciò non aiuta a lavorare con serenità e concentrazione».
Anche al Buzzi gli spazi rischiano di essere insufficienti, tanto che in alcuni momenti della giornata l’atrio si trasforma in una terza sala d’accoglienza. «Ci stiamo confrontando con il primo anno di vero ritorno alla normalità, dopo la pandemia di Covid — aggiunge Zuccotti —. Il sistema immunitario dei bambini è disabituato a combattere i virus. Ma paghiamo anche le carenze dell’assistenza territoriale, che a sua volta ha criticità».
Per correre ai ripari, il primario sta cercando di organizzare i turni di guardia con un medico aggiuntivo, oltre ai due già presenti. «Ma non possiamo sostituirci completamente ai pediatri di libera scelta». Anche gli ambulatori vivono momenti di difficoltà e alzano bandiera bianca. «Stiamo avvertendo molto il peso dell’influenza e le famiglie se ne accorgono» ammette Roberto Marinello dal suo studio nel quartiere Chiesa Rossa.
Secondo la rete di sorveglianza Influnet, infatti, il virus colpisce soprattutto i piccoli da 0 a 4 anni. L’incidenza è considerata in generale «molto alta» e in questa fascia d’età tocca i 48,3 casi ogni mille assistiti. «E in mezzo agli influenzati c’è chi ha problemi particolari e richiede maggiore attenzione». Ma gli specialisti a disposizione sono pochi: 340 in tutta l’Ats di Milano (compresa la provincia di Lodi), più 24 con incarichi temporanei. In città se ne contano circa 120, molti dei quali hanno già raggiunto il tetto di pazienti. In particolare, il Municipio 1 vive momenti di difficoltà.
«In Lombardia il massimale è di 1.400 bambini per pediatra, anche se la convenzione nazionale sarebbe di 880» dice Marinello, ricordando l’annoso problema del calcolo delle necessità del territorio. Il conteggio viene fatto in base al numero di bimbi fino ai 6 anni d’età. Molte famiglie tuttavia ritardano il passaggio al medico di famiglia fino ai 14 anni. E così i pediatri non bastano.
«Colpa di un’errata programmazione in passato — per Marinello —. Oggi all’incirca c’è un nuovo inserimento ogni tre pensionamenti. Dovremmo essere più capillari sul territorio». Unica consolazione, la buona risposta all’ultimo bando lanciato dall’Ats per reclutare pediatri nei quartieri sguarniti. Tutti i posti sono stati assegnati. Ma servirà qualche settimana perché gli incaricati prendano servizio.
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