Paolo Russo per "la Stampa"
Tra il popolo dei capelli bianchi dai 60 anni in su e i sanitari sono tre milioni i dispersi della campagna vaccinale. Un esercito uscito fuori dai radar sia delle Regioni che del Commissario straordinario e che si dovrà cercare di convincere a immunizzarsi perché è proprio tra chi è più in là con gli anni e tra i professionisti della salute che il Covid fa più danni.
Mentre parte delle Regioni pensano a come fare il richiamo ai vacanzieri e accelerano nelle somministrazioni a under 60, giovani e giovanissimi maturandi, tanti, troppi fragili e sanitari refrattari al vaccino rischiano di non immunizzarsi mai. Vediamo dove e perché partendo dai sessantenni.
Il rifiuto della prenotazione
Nella fascia di età 60-69 all' appuntamento con la prima dose non sono andati in 2 milioni e 683 mila, mentre molte fiale stanno andando ai più giovani. La curva delle somministrazioni giornaliere ai sessantenni scende infatti dalle 161.139 del 17 maggio alle 136.140 di ieri, mentre i cinquantenni da inizio mese sono passati da appena 33.696 somministrazioni a 137.848. E le curve si impennano in salita anche per le altre fasce di età.
Eppure un milione e 400 mila tra i 60 e i 69 anni si è messo in fila prenotandosi, ritrovandosi magari davanti chi ha meno anni. Incongruenze che sono già valse alle Regioni una tirata d' orecchie dal generale, che le ha richiamate a rispettare l' ordine di priorità impartito dal piano nazionale vaccini.
Un secondo problema, meno facile da risolvere, è che circa un milione e 200 mila sessantenni non si è proprio fatto avanti per avere il vaccino, nonostante le prenotazioni in tutte le regioni siano oramai aperte da molto tempo per questa fascia di età. Uno zoccolo duro che non si tratterà tanto di stanare ma di convincere a vaccinarsi, spiegando che alla loro età il virus è ancora altamente pericoloso.
Compito che nel piano di Figliuolo spetterebbe tanto ai medici di famiglia, che continuano a reclamare più dosi in studio, che ai farmacisti, che stanno proprio in questi giorni iniziando le somministrazioni in diverse regioni. Perché dal dottore e in farmacia ci si va anche per altro e a quel punto il rapporto di fiducia tra assistito e professionista potrebbe fare la differenza.
Uno su cinque fuori dai radar Tra i settantenni chi si deve prenotare oramai lo ha fatto, eppure un milione e 256 mila non ha ancora ricevuto nemmeno la prima dose, il 20% circa del totale dei poco più di sei milioni di persone in questa fascia di età. E la percentuale è scesa di poco rispetto a una settimana fa, quando fuori dai radar era il 25%. Come dire che un margine di miglioramento c' è, ma comunque ridotto.
A meno che anche per questi anziani si inizi a cambiare strategia, senza più aspettare che siano loro ad andare verso il vaccino, ma portando il vaccino a portata di braccio. Sempre con il supporto dei farmacisti, ma in questo caso soprattutto dei medici di famiglia e degli infermieri, che spesso hanno in carico chi a quest' età deve fare i conti spesso con malattie croniche anche invalidanti.
In campo anche l' esercito È la fascia d' età più a rischio, non solo di ricovero ma anche di morte. Per loro le prenotazioni sono aperte da gennaio eppure quasi mezzo milione, 470 mila grandi anziani per l' esattezza, del vaccino non ha fatto nemmeno la prima dose.
Recuperare questi desaparecidos della campagna vaccinale sarà l' impresa più ardua, perché tra loro ci sono i diffidenti ma anche tanti «irraggiungibili», o perché non digitalizzati, o perché vivono in località difficili appunto da raggiungere. A questi ultimi le fiale le porteranno le unità mobili di esercito e aeronautica che Figliuolo ha già mobilitato. Per tutti gli altri, sarà compito dei medici di famiglia.
I ribelli dell' obbligo Sono stati i primi a immunizzarsi, eppure 70.640 di loro il vaccino non lo ha fatto. E probabilmente i ribelli dell' obbligo vaccinale introdotto dal decreto del 2 aprile sono anche di più. Perché 11 regioni, tra le quali le popolose Lazio e Lombardia, alla casella «in attesa della prima dose» scrivono il numero prefetto, ossia zero.
Che anche in questo caso è una chimera, perché una piccola quota di non vaccinabili affetta da allergie gravi o guarita da troppo poco tempo dal Covid statisticamente c' è sempre e comunque. Il fenomeno si concentra comunque soprattutto in Emilia Romagna (21 mila senza immunizzazione di sorta), Puglia (11.878) e Liguria, che con i suoi 8.078 non vaccinati, il 12,4% della popolazione sanitaria regionale, è seconda solo al Friuli Venezia Giulia, che ne ha il 14,5%. E le sospensioni dal lavoro previste dal decreto?
Non se ne ha notizia in nessun angolo dello Stivale.