Valeria Pacelli per il “Fatto quotidiano”
In questi giorni si parla molto del vaccino contro il Covid-19 che sta mettendo a punto una partnership tra l' azienda italiana Advent e lo Jenner Institute della Oxford University. Già da fine aprile in Inghilterra partiranno i test sull' uomo su 550 volontari sani. La premessa è dunque d' obbligo: la priorità è trovare un vaccino efficace e in tempi brevi, ma si spera garantendo sicurezza alle persone sane. L' italiana Advent, coinvolta nel progetto, è una società fondata nel 2010 e controllata al cento per cento dalla Irbm Spa, azienda di Pomezia che si occupa di ricerca per nuovi farmaci e di cui è presidente del Cda Piero di Lorenzo, imprenditore con un passato da produttore televisivo.
Del vaccino, una voce autorevole come Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell' Istituto superiore di sanità (Iss), rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa della Protezione Civile del 13 aprile, ha detto: è un "candidato promettente". Per Rezza la Irbm però non è un nome nuovo. Il 30 marzo scorso è stato nominato vice presidente del Consiglio di amministrazione del Cnccs, Collezione nazionale di composti chimici. Si tratta di un consorzio pubblico-privato costituito nel 2010 dal Cnr, Consiglio Nazionale delle Ricerche (che detiene il 20 per cento delle quote), dall' Iss (10 per cento), mentre il restante 70 per cento è della Irbm.
La Advent, società di proprietà della Irbm
"Non ho alcun conflitto di interessi - spiega Rezza al Fatto -. Il Cnccs non è il consorzio che produce il vettore del vaccino, ma è Advent che è una società credo legata a Irbm ma che non fa parte del consorzio". Quella di marzo scorso non è la prima carica di Rezza nel Cnccs. Era già successo nel 2010 quando fu nominato presidente del consiglio di amministrazione, carica cessata due anni dopo. E nel consorzio, in passato, nel 2016 (carica cessata nel 2019), è stato nominato vicepresidente del Cda anche un altro nome importante dell' Iss, ossia Walter Gualtiero Ricciardi, oggi consulente scientifico del ministro della Salute per Covid e dal 2014 al 2018 presidente dell' Iss.
Ma torniamo a Rezza. Per l' epidemiologo, insomma, il punto è che del consorzio Cnccs non ha fa parte la Advent ma la Irbm, che come detto è proprietaria della prima. "Ma anche se fosse - aggiunge Rezza al Fatto -, come dire, io sarei contento di far parte della cordata che fa il vaccino, ma non lo è. () Advent produce il vettore, come l' ha prodotto per Oxford per quanto riguarda Ebola. Però lo spike, la proteina di superfice, l' ha ideata Oxford. Non conosco i dettagli, ma credo che sia l' università di Oxford a produrre il vaccino".
La proprietà del vaccino resta a Londra Come ribadito sul sito della Oxford University, infatti, Irbm non ha "elaborato" alcun vaccino, ma opera in conto terzi per Oxford, vero detentore del brevetto che include sia il vaccino che la tecnologia per trasportarlo nel dna delle cellule umane, cioè il vettore virale.
Irbm è una delle tre aziende che ha un contratto per produrre una certa quantità del vettore sviluppato da Oxford, un virus di scimmia inattivato che verrà usato per veicolare all' interno dell' organismo un gene in grado di innescare, si spera, il processo di immunizzazione contro Sars-CoV-2. Contattati dal Fatto, dall' ufficio stampa di Oxford Vaccine Group spiegano che "l' adenovirus in questione, denonimato ChAdOx1, è stato sviluppato dall' Oxford' s Jenner Institute," non da Irbm, che produrrà, per ora, adenovirus solo per la fase di trial clinico. Oxford specifica che "i test sull' uomo verranno condotti da Jenner Institute e dall' Oxofrd Vaccine Group".
L' incognita delle risposte immunitarie
Sul vaccino è cauto anche lo stesso Rezza. "Io penso che sia un candidato promettente - spiega - perché è una piattaforma già utilizzata, ossia per ebola. Dopodiché ho anche detto però che ci sono altri cinque candidati vaccini in sperimentazione umana che usano diverse piattaforme". Il punto interrogativo sono le risposte immunitarie al virus. "Speriamo che ci siano vaccini efficaci. Per ora si sa poco sulle risposte immunitarie al virus - continua Rezza -. Compaiono gli anticorpi e abbiamo ancora delle recidive. Allora il dubbio maggiore che viene agli esperti è: gli anticorpi proteggono? Sono sufficienti? C' è l' immunità cellulare che può aiutare?".
Prima di chiudere la telefonata però l' epidemiologo ribadisce: "Non ne ho di particolari conflitti di interessi. L' unico interesse degli italiani, qualora si mettesse a punto un vaccino efficace, è quello di non essere gli ultimi ad averne dosi. Bisogna vedere se i vaccini saranno efficaci e tra quanto tempo saranno disponibili".
beppe grillo con piero di lorenzo