Estratto dell’articolo di Michele Bocci per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI - ORAZIO SCHILLACI
Diecimila infermieri dall’India per rinforzare gli ospedali, l’impegno per indirizzare i giovani verso le specialità mediche in crisi.
Per il ministro della Salute Orazio Schillaci la sanità italiana investirà sui professionisti dal 2025, ma intanto bisogna lavorare sulla prevenzione e contro le liste di attesa.
Le Regioni, dice, devono ancora usare 200 milioni stanziati negli anni scorsi per abbattere i tempi di visite ed esami.
Ministro, giorni fa ha parlato di un incremento del fondo sanitario di 4 miliardi. Alla fine sono solo 2,4, non è deluso dalla manovra?
«Bisogna fare i conti con quello che c’è, seriamente. Per il 2026 avremo maggiori stanziamenti, cioè 5,1 miliardi in più».
Rispetto al 2025 in realtà saranno circa 3,5 in più.
«No, saranno 5 miliardi e comunque spero si possano aggiungere fondi, come avvenuto quest’anno. L’obiettivo è portare a casa qualcosa di buono per il personale».
Prima della manovra ha annunciato un piano assunzioni per il 2025.
«Avevo parlato di piano pluriennale. Del resto, le Regioni ci devono ancora mandare il loro di piano triennale di assunzioni previsto dal decreto sulle liste di attesa. Ci devono ancora dire di quante risorse hanno bisogno».
il ministro della salute orazio schillaci foto di bacco
La manovra pensata per i professionisti evidentemente non è stata efficace, visto che medici e infermieri scioperano. Come mai?
«Quest’anno c’è stato un grande impegno del governo sul cuneo fiscale, che si prende 17,3 miliardi. Come ha detto il ministro Giorgetti, il resto è stato dato alla sanità.
Dobbiamo prendere nuovi medici e infermieri e anche pagare meglio. Lo faremo in un piano pluriennale. Comunque, alcune novità ci sono già. Gli infermieri avranno una nuova indennità di specificità».
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La crisi degli organici riguarda anche gli infermieri. Vanno avanti i progetti per reperirli all’estero?
«Al recente G7 della Salute ho parlato con la viceministra indiana. Nel suo Paese ci sono ben 3,3 milioni di infermieri, tantissimi. Vogliamo portarne qua, intanto, circa 10 mila.
L’idea è di farli reclutare direttamente dalle Regioni e qualcuno si sta già muovendo per metterli in corsia, ad esempio la Campania. Noi facciamo da un tramite, magari per verificare con le autorità consolari l’effettiva conoscenza della nostra lingua di chi vuole lavorare in Italia. Sulla formazione professionale non ci sono problemi, in India è buona. Da noi mancano 30 mila infermieri e siamo tra gli Stati che li pagano peggio.
Vanno rivalutati gli stipendi e date nuove mansioni».
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Anche le Regioni si lamentano per la manovra e chiedono soldi per le liste di attesa. Avete fatto un decreto praticamente senza risorse.
«La Regioni non hanno ancora esaurito il miliardo stanziato negli anni scorsi per abbattere i tempi di attesa. Ci sono 200 milioni non utilizzati. Siamo disposti a dare nuove risorse, ma intanto usino quelle. E comunque, abbiamo previsto premi per chi raggiunge buoni risultati. Nel recente report di Cittadinanzattiva si vede che il mancato accesso alle cure è legato alle liste di attesa lunghe non al fatto che gli italiani sono più poveri. Si va nel privato perché le liste pubbliche sono lunghe o chiuse. […]».
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